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Gestione inadeguata e paura delle riforme: così il Covid-19 fa precipitare nel caos anche le carceri italiane. Lo dice a Formiche.net l’ex sottosegretario alla giustizia Gennaro Migliore (Italia Viva) che punta il dito contro i vertici del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, e ricorda la sua proposta (avanzata quando era al governo) di colloqui su Skype per i detenuti ordinari e non sottoposti a misure restrittive, che però gli valse pesanti attacchi.

Per il coronavirus vietate le visite dei parenti. Proteste nelle carceri di Salerno, Napoli, Frosinone, Vercelli, Alessandria, Bari e Foggia. Come affrontare l’emergenza?

Partirei dal fallimento totale dei vertici del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che si sono rivelati inadeguati. Prima sono rimasti in silenzio rispetto alla vicenda di Salerno e poi hanno lasciato che il giorno dopo scoppiassero decine di rivolte che hanno portato a minacce concrete alla sicurezza dei lavoratori, alcuni dei quali sono stati persino temporaneamente sequestrati, oltre ai tragici eventi che hanno portato alla morte di tre detenuti a Modena. Al primo posto quindi l’irresponsabilità di aver fatto una comunicazione senza nessun tipo di mediazione e di spiegazione, in una realtà come quella del carcere che è delicatissima.

E oltre?

È del tutto evidente che il combinato disposto tra una inibizione che andava oltre quanto previsto dal decreto del presidente del Consiglio, chiusura totale dei colloqui con avvocati e familiari, e l’impossibilità di avere notizie e tamponi per la possibile propagazione del virus in ambienti difficilmente controllabili come le celle, abbia rappresentato una responsabilità gravissima. Le reazioni che ha portato agli incidenti di ieri non si vedevano dagli anni ’70. Siamo ad una svolta, relativamente anche alla totale insipienza dei vertici politici, nell’aver abbandonato qualsiasi progetto di riforma carceraria. Non dimentico che l’attuale Guardasigilli come primo atto nel suo insediamento ha cancellato il lavoro fatto dai governi Renzi e Gentiloni.

Per quale motivo?

Ideologicamente si è lavorato sull’idea secondo la quale bisognava “buttare la chiave”, con un’azione che peraltro ha portato ad un drammatico sovraffollamento. In meno di due anni la popolazione carceraria è lievitata oltre le 60mila unità, di cui quasi 10mila hanno pene residue da scontare inferiori ad un anno. Riscontro anche una totale incapacità di gestione del fenomeno. Credo occorra una informativa urgente da parte del ministro della Giustizia, perché le notizie sono state finanche nascoste durante questa crisi, ma le abbiamo apprese solo dagli operatori della polizia penitenziaria o dai cittadini.

Secondo il Sap, il sindacato della polizia penitenziaria, i carcerati “chiedono provvedimenti contro il rischio dei contagi”. In che modo vista la grandezza delle celle?

Nel 2016 da sottosegretario alla giustizia con delega al comparto carcerario, proposi di prevedere colloqui via Skype per i detenuti ordinari e non sottoposti a misure restrittive. Per questo fui pesantemente attaccato da certa stampa giustizialista. Ma se avessimo applicato ieri quello strumento, forse oggi non avremmo questo livello di difficoltà. Il sistema carcerario è particolarmente delicato ed è il cuore della democrazia, perché presiede alla sicurezza e alla garanzia dei diritti costituzionalmente garantiti. Ricordo le parole sagge del garante dei detenuti, Mauro Palma, secondo cui oggi oltre 8000 detenuti potrebbero scontare in maniera alternativa il residuo di fine pena, magari facendolo valere per coloro che non hanno partecipato alle rivolte così da trovare differenziazioni all’interno del carcere. Ciò libererebbe dei posti per consentire di allestire aree da adibire a luogo di intervento terapeutico per coloro che dovessero essere positivi.

“L’emergenza Coronavirus non dev’essere la scusa per spalancare le porte delle case circondariali”, ha detto il leader della Lega Matteo Salvini. Che ne pensa?

C’è chi fa propaganda su temi drammatici. Si può fare un contenimento dei numeri anche grazie ad una differenziazione dell’esecuzione penale, come un maggiore utilizzo delle detenzioni domiciliari o delle pene alternative. Vorrei, senza polemiche, sottolineare che mentre l’indice di criminalità è diminuito la presenza nelle carceri è aumentata. Significa che si sta facendo una cattiva politica carceraria.

twitter@FDepalo

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