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Presentati con un evento dedicato al Tempio di Adriano lo scorso 15 dicembre, i facilitatori del Team del Futuro del MoVimento 5 Stelle, cominciano oggi stesso a misurarsi con i problemi del presente: calo dei consensi nei sondaggi, ambivalenza della linea politica nazionale con ben delineate linee di frattura interne, problematicità ad ancorarsi nella dimensione regionale e locale, difficoltà nell’attrarre nuovo personale politico sui territori.

Le competenze del gruppo appaiono organizzate su una duplice linea organizzativa. Da un lato tematica, per ambiti di policy omogenee, con Luciano Cadeddu (Agricoltura e pesca), Giampiero Trizzino (Ambiente), Vincenzo Presutto (Economia), Iolanda Di Stasio (Esteri e Ue), Valentina D’Orso (Giustizia e Affari istituzionali), Gennaro Saiello (Imprese), Luca Carabetta (Innovazione), Dino Giarrusso (Istruzione, ricerca e cultura), Maria Pallini (Lavoro e famiglia), Valeria Ciarambino (Sanità), Luca Frusone (Sicurezza e difesa) e Andrea Cioffi (Trasporti e infrastrutture).

Dall’altro lato, Paola Taverna (Attivismo locale), Danilo Toninelli (Campagne elettorali), Emilio Carelli (Comunicazione), Enrica Sabatini (Coordinamento e affari interni), Barbara Floridia (Formazione e personale) e Ignazio Corrao (Supporto enti locali amministrati dal M5S) si qualificano come strutture trasversali per lo sviluppo politico del M5S – tanto nella dimensione nazionale, quanto nell’interazione con regioni e amministrazioni locali –  per l’elaborazione della futura organizzazione politica del MoVimento.

Tutti certificati dal voto elettronico su Rousseau, i componenti del Team del Futuro si apprestano ad assumere la apparentemente umile ma intrinsecamente rilevantissima qualifica di facilitatori, ovvero di vertici strutturati e dotati di abilità avanzate, in grado di sostenere la collaborazione tra diversi attori (sociali, istituzionali, economici, culturali politici) vicini al MoVimento su progetti complessi che richiedono condivisione e messa a punto di competenze integrate. Un team di lavoro che si assume la sfida importantissima di dotare il M5S di organizzazione specializzata per ambiti di politiche settoriali e di garantire risposte unitarie e coerenti di fronte alle esigenze diversificate che giungono dai territori.

Si tratta quindi della trasformazione del MoVimento in un partito, in cui a titolari di linee politiche differenti vengono assegnati incarichi organizzativi interni, in grado di restituire la pluralità delle voci dentro a un’organizzazione complessa, strutturata nelle istituzioni e stabile? È sicuramente la cosa più vicina alla partitizzazione, stanti le premesse politiche del MoVimento 5 Stelle.

Torna oggi alla mente il paragone delle origini, in cui il M5S alla prima legislatura avrebbe dovuto aprire il Parlamento come una scatola di tonno. Non è andata così, e la cultura istituzionale, prima ancora che quella politica, è riuscita a permeare di sé buona parte delle scelte politiche recenti del Movimento, dall’esperienza di governo giallo-verde alla crisi agostana, per giungere alla complessa fase negoziale del governo giallo-rosso.

Per restare nell’ambito delle metafore ittiche, invece, con il Team del Futuro, il MoVimento ha manifestato una maggiore somiglianza con i salmoni che risalgono la corrente all’inverso: sono entrati nelle istituzioni politiche senza una struttura e una organizzazione funzionale per poi giungere a partitizzarsi dopo aver ricoperto incarichi di rappresentanza parlamentare e di governo, solo sulle ali della rete, per le decisioni principali, e del capo politico Di Maio per tutto il resto.

Non resta che attendere le prime dimostrazioni di attività della struttura appena varata: scadenze istituzionali e politiche importanti attendono il Team del Futuro alla prova già nei primi mesi del 2020. E non c’è da escludere che tra queste riserve del M5S si possa già trovare la prossima guida politica, nel caso in cui le scadenze elettorali regionali ed amministrative che si profilano a pochi mesi acuiscano le difficoltà della linea di Di Maio.

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