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Avere una parola definitiva del governo sulla sicurezza della rete 5G, che ancora non c’è stata. E stilare una tabella di marcia serrata per proteggere concretamente la banda ultralarga. Questo l’obiettivo di una nuova, possibile audizione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica). Ad annunciarla il presidente del comitato di controllo bipartisan, il deputato leghista Raffaele Volpi. “Valutiamo la possibilità di risentire il presidente del Consiglio Conte perché sulla questione c’è ancora un po’ di indeterminatezza”, ha detto questo martedì l’ex sottosegretario alla Difesa del governo Conte I.

Lo scorso dicembre l’organo di raccordo fra Parlamento, governo e Servizi ha pubblicato un rapporto a conclusione di un’indagine di un anno sulla sicurezza dell’infrastruttura 5G in Italia in cui ha invitato il governo a “considerare molto seriamente” l’esclusione dalla rete delle aziende cinesi accusate dall’intelligence e dal governo americano di spionaggio e di dipendenza dal Partito comunista cinese (Pcc), come Huawei e Zte.

Il rapporto è diventato un vero e proprio “caso” nella politica italiana e non solo. Dal governo sono arrivate reazioni non sempre omogenee. Da una parte una generale prudenza manifestata dal premier Conte e dal ministro dello Sviluppo Economico in quota M5S Stefano Patuanelli, secondo cui l’aggiornamento della normativa italiana con il decreto cyber approvato questo autunno, che ha esteso il raggio di azione del “golden power” anche alla rete 5G, sarebbe sufficiente a intervenire caso per caso qualora l’equipaggiamento di un’azienda straniera presenti un pericolo per la sicurezza nazionale. Dall’altra una posizione più assertiva, è il caso, fra gli altri, del ministro degli Affari Europei Vincenzo Amendola e del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che da ex presidente del Copasir ha avviato l’anno scorso l’indagine sul 5G, per cui l’allarme del Copasir meriterebbe di avere seguito, anche con ulteriori iniziative.

Quale che sia l’inclinazione, resta Palazzo Chigi il principale responsabile del dossier. È infatti al presidente del Consiglio che il decreto cyber ha conferito nuovi e incisivi poteri speciali di intervento nella rete 5G nel caso in cui si verifichi un’emergenza per la sicurezza. È questo il caso per il Copasir, secondo cui, ha spiegato in una recente intervista a Formiche.net il deputato del Pd Enrico Borghi, dalla sicurezza del 5G dipende “la sovranità nazionale”.

“Siamo certi che tutto vada ricondotto alle scelte del decisore politico – ha ribadito Volpi, che ha anche ricordato una fondamentale, imminente tappa nel cammino verso la costruzione del 5G in Italia. “Il governo sta facendo le gare per l’assegnazione e le scelte – ha confidato il leghista – non sono tecniche ma hanno a che fare con le scelte di politica internazionali. Ci sono dati che evidenziano una certa pericolosità e dunque bisogna agire di conseguenza”. L’assegnazione dell’infrastruttura alle aziende che dovranno gestirla e implementarla è la linea del Rubicone per il governo, ha fatto capire Volpi: “Altri Paesi hanno difficoltà a cambiare le scelte, perché hanno già concesso le infrastrutture, noi non lo abbiamo ancora fatto e dunque siamo ancora in tempo. E questo vale anche per le torri di trasmissione, l’interesse nazionale deve essere preservato”.

Né vale, ha rincarato Volpi, sostenere che il Copasir non abbia fornito prove, perché molte delle informazioni raccolte nella lunga indagine, che ha coinvolto, oltre a tutti i principali operatori del settore, anche i vertici delle agenzie di intelligence, sono sensibili e non possono essere rese pubbliche: “È chiaro che il Copasir ha un rapporto fiduciario con il Parlamento e nella relazione non possiamo mettere le evidenze, ma se unitariamente si è espresso sul 5G vuol dire che ci sono delle evidenze che ci hanno messo in condizione di fare quella relazione”.

Huawei e Zte, le due aziende cinesi al centro del ciclone, hanno chiesto di essere ascoltate di nuovo dal Copasir, ha detto Volpi, ma hanno ricevuto risposta negativa: Anche perché ora il comitato ha avviato un nuovo ciclo di audizioni per valutare l’esposizione del sistema Paese, a partire dal settore bancario e assicurativo. Dopo l’audizione di Consob, la prossima settimana sarà il turno di Banca d’Italia (rimane in attesa di conferma l’audizione di Ivass).

La richiesta di Volpi di una nuova audizione di Conte arriva all’indomani della presentazione della “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza”, il documento dell’intelligence presentato a Palazzo Chigi da Conte e dal direttore del Dis Gennaro Vecchione, alla presenza, fra gli altri, dei direttori di Aise e Aisi Luciano Carta e Mario Parente e di alcuni componenti del Copasir.

Nella relazione si legge che “l’intelligence ha cominciato ad operare a valle dell’assegnazione delle frequenze agli operatori di telecomunicazione”, ma viene anche sottolineato l’approccio “basato su parametri oggettivi” adottato dal governo con il decreto cyber (qui un bilancio di Vecchione in un’intervista a Formiche.net).

Dal Copasir ora si chiede un passo in più. Ambienti vicini al comitato fanno notare che, se è vero che gli strumenti ci sono, non è ancora chiaro con certezza quando e in che casi saranno utilizzati. È questo il caso del golden power, che permette al governo di escludere dalle gare un’azienda in caso di emergenza, ma, così come è concepito oggi, lascia ampi spazi di discrezionalità all’esecutivo in carica e necessiterebbe invece un nuovo intervento del legislatore per rendere il meccanismo più automatico.

Huawei e 5G, ecco come (e perché) Volpi richiama Conte in Copasir

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