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Gli Stati Uniti potrebbero bloccare i voli dall’Italia, ma solo “al momento giusto”, mentre Israele ha vietato l’ingresso a diverse persone provenienti dalla penisola proprio a causa dei timori di contagio da coronvirus. Non tutti i Paesi però chiudono le porte agli italiani e ai voli provenienti dall’Italia, essendo in parte già interessati dal contagio o scegliendo misure di sicurezza al momento meno stringenti.

Lo scrive Paolo Magri nell’ultimo speciale a cura dell’Ispi proprio sulla crisi del coronavirus. Secondo l’aggiornamento dell’Istituto per gli studi di politica internazionale i numeri del contagio, secondo i dati del 27 febbraio, ore 16:00, vedono 82.549 casi di contagio,  2.810 decessi e 33.252 guariti. Per far fronte al contagio, le misure attuate fuori dall’Italia sono di diverso tipo e non tutte contemplano la chiusura dei voli provenienti dalla penisola.

GLI STATI UNITI

Il presidente americano Donad Trump ha nominato Mike Pence, il vicepresidente Usa, “a capo del coordinamento della risposta governativa al coronavirus. L’annuncio arriva dopo il primo caso di contagio in assenza di fattori di rischio, avvenuto in California”. Inoltre Trump ha detto che accetterà da Partito Democratico americano qualsiasi tipo di finanziamento per far fronte all’epidemia. “Con riferimento all’Italia e alla Corea del Sud, due dei principali focolai dell’epidemia fuori dalla Cina, Trump ha affermato che sarebbe ancora prematuro bloccare i voli da e verso questi paesi, ma che ‘al momento giusto potremmo farlo, vedremo cosa succede. Intanto monitoriamo gli arrivi dalle aree infette'”.

IL FOCOLAIO IN COREA DEL SUD

Mentre il focolaio in Cina inizia a calare di livello, in Corea del Sud si registrano numeri più alti di quelli cinesi. “Seoul ha infatti registrato 505 nuovi casi in un solo giorno, mentre la Cina si è fermata a 433”, si legge nel report, che prosegue sottolineando che “le autorità sanitarie cinesi hanno commentato che l’aggravarsi della situazione in Corea del Sud è stata determinata dalla mancanza di prontezza delle autorità sudcoreane nell’implementare misure preventive”. Secondo l’Ispi, inoltre, nel Paese sta montando la discriminazione contro i membri della Chiesa di Gesù Shincheonji, identificati come “epicentro”.

I NUMERI CINESI

Dopo l’incontro del “Comitato Permanente del Politburo” sulla prevenzione e il controllo dell’epidemia di coronavirus indetto ieri da Xi Jinping, i membri del Comitato Permanente hanno fatto donazioni private a supporto della lotta all’epidemia. “Xi ha invitato a concentrare mezzi e risorse su Wuhan e la provincia dello Hubei, gli epicentri dell’epidemia in cui le conseguenze della crisi sono più marcate che nel resto della Cina, dove si cominciano a registrare alcuni segnali di ripresa”.

ARABIA SAUDITA, IRAN, ISRAELE

Diverse le misure prese in Arabia Saudita, che ha “temporaneamente vietato l’accesso ai luoghi sacri di Mecca e Medina ai pellegrini musulmani stranieri, nel tentativo di impedire la diffusione dell’epidemia”, diversamente da quanto deciso invece dall’Iran, che ha scelto invece di tenere “aperti ai pellegrini i suoi luoghi sacri e non imporre misure di quarantena: la rapida espansione del coronavirus nel paese e nella regione – i casi registrati in molti paesi del Golfo sono collegati al focolaio iraniano – sembrerebbe in qualche misura legata ai flussi di pellegrini giunti nella città sacra di Qom”. Israele, invece, avrebbe “vietato l’ingresso a diverse decine di persone atterrate in Israele con voli provenienti dall’Italia”.

GIAPPONE, CHIUSE LE SCUOLE

A partire dal 2 marzo, il Giappone chiuderà tutte le scuole del Paese. La misura “coinvolgerà tutti i gradi di istruzione a partire dal 2 marzo. Sebbene il governo lasci la decisione ultima alle scuole stesse, la misura sarà prevedibilmente adottata dalla maggioranza degli istituti”.

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