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Il suo nome in codice, per i servizi segreti della Casa Bianca, è “Mechanic”. È nato 39 anni fa a Livingston, in New Jersey, in una famiglia di fede ebraica e origini polacche sfuggita all’Olocausto. Il cognome del nonno era Berkowitz, ma arrivato negli Stati Uniti dall’Unione sovietica ha deciso di cambiarlo: Kushner.

Jared Kushner, genero del presidente degli Stati Uniti Donald Trump e suo consigliere “senior”, è l’uomo a cui il capo della Casa Bianca affida le relazioni con i Paesi più “delicati”. Come ha raccontato il New Yorker in un recente ritratto, da ex democratico pentito è stato uno dei personaggi più tirati in ballo dal dossier Mueller nel Russiagate. Sempre il New Yorker due anni fa lo definiva la “carta di Trump per la Cina”, tanto che a Washington circolava il soprannome “Mister China”. Ed è anche la figura dell’amministrazione statunitense che sembra vantare i migliori rapporti con i principi ereditari Mohammad Bin Salman dell’Arabia Saudita e Mohammed Bin Zayed degli Emirati Arabi Uniti. 

Per i suoi detrattori è solo un rampollo poco esperto, diplomaticamente sgrammaticato ma molto viziato (anche dal presidente Trump), per i suoi sostenitori è un innovatore, come ha raccontato Radio24 in una recente puntata di “Nessun luogo è lontano”. La sua ipertrofia diplomatica l’ha portato ad avere ottimi rapporti con la Russia di Vladimir Putin e il governo israeliano di Benjamin Netanyahu. Rapporti che però, va sottolineato, nascono da ben prima del suo ingresso in politica. Il premier israeliano Netanyahu ha raccontato di conoscerlo da quand’era bambino e tra lui e il principe saudita Bin Salman c’è un fitto, quasi quotidiano, scambio di messaggi su WhatsApp. 

Non è un diplomatico di carriera, nonostante la laurea in scienze politiche ad Harvard, ma è diventato – assieme all’amico Avi Berkowitz, anch’egli consigliere di Trump, all’ambasciatore statunitense in Israele, David Friedman, e all’ex inviato Usa per il Medio Oriente, Jason Greenblatt – l’artefice del piano di pace presentato questa settimana dal presidente Trump per il Medio Oriente. Ed è lui che ha organizzato il tutto coinvolgendo anche Benny Gantz, lo sfidante di Netanyahu alle prossime elezioni israeliane, per garantire il sì di Gerusalemme al piano nonostante il rischio di cambi al vertice.

In un incontro con Kushner, il Time alcuni mesi fa raccontava il suo ufficio alla Casa Bianca, situato vicino alla sala da pranzo privata dal presidente, uno dei luoghi preferiti da Trump per prendere le sue decisioni. “Una delle cose che bisogna ricordare quando si lavora per il presidente Trump è che non sei tu a fare le onde. È lui che le fa. A te non resta che surfare”. È la dimostrazione di quanto sia pronto ad adattarsi ma anche di quanto sia vicino al presidente.

“Mechanic” vedrà oggi Lorenzo Guerini, ministro della Difesa italiano, a Washington. Nell’agenda del titolare di Palazzo Baracchini anche un incontro con l’omologo Mark Esper dopo quelli di ieri con due membri della Camera dei rappresentanti, il democratico di Washington Adam Smith e il repubblicano del Texas Mac Thornberry, rispettivamente presidente e ranking member (cioè numero uno dell’opposizione) della commissione Armed services, quella con competenza sul dipartimento della Difesa e le sue diramazioni. Al fianco del ministro Guerini, come raccontato da Formiche.net, l’ambasciatore italiano a Washington, Armando Varricchio.

Nato, rapporti bilaterali Italia-Usa, responsabilità comuni, cooperazione industriale ma anche telecomunicazioni sono stati i temi al centro degli incontri del ministro con i deputati statunitensi. A dimostrazione del fatto che, come ha spiegato a Formiche.net il professor Carlo Pelanda dell’Università Guglielmo Marconi, la sponda statunitense fondamentale per dare all’Italia una propria proiezione internazionale passa dalla Difesa.

Al centro dell’incontro politico di oggi tra Guerini e Kushner, invece, il Medio Oriente con attenzione ai temi cari all’Italia come la Libia e l’Iraq. Ma soprattutto si parlerà del piano di pace proposto dal presidente Trump per la questione israelo-palestinese. A tal proposito è necessario prendere nota di quanto dichiarato da Marina Sereni, esponente Pd come Guerini e viceministro degli Esteri: “Il piano di Trump deve essere valutato con attenzione. È necessario favorire la ripresa del processo politico e del negoziato tra palestinesi e israeliani sulla base del principio ‘due stati per due popoli’ e con Gerusalemme capitale condivisa”.

Chi è Jared Kushner, il genero di Trump che oggi vede Guerini

Il suo nome in codice, per i servizi segreti della Casa Bianca, è “Mechanic”. È nato 39 anni fa a Livingston, in New Jersey, in una famiglia di fede ebraica e origini polacche sfuggita all’Olocausto. Il cognome del nonno era Berkowitz, ma arrivato negli Stati Uniti dall’Unione sovietica ha deciso di cambiarlo: Kushner. Jared Kushner, genero del presidente degli Stati…

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