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La vera politica francese è stata quella di creare un’Europa autonoma su politica estera e difesa, con meno contatti possibili con Usa e Nato e in cui la Francia avesse una posizione dominante. Così avrebbe potuto mettersi sullo stesso piano di Washington.

Spiega così l’ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo, già segretario generale ad interim della Nato, l’humus che è alla base delle dichiarazioni contro la Nato pronunciate dal Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, alla vigilia del summit di Londra a cui parteciperà anche Donald Trump.

Secondo il Presidente francese la Nato è cerebralmente morta: un’iperbole?

Assolutamente sì. È un’iperbole dovuta ad alcune ragioni. La prima è che vuole attirare l’attenzione: chiaramente la persona sa quello che dice e usa quelle parole perché vuole che abbiano un peso e non siano la solita intervista sul tema.

Perché lo fa?

In realtà non vedo molto di nuovo in questa posizione, nel senso che la Francia è sempre stato un Paese che ha tentato di avere un’egemonia sull’Europa della difesa. Nel 2000 sono stato membro fondatore con Solana del Comitato per la sicurezza dell’Ue: ricordo che nei primi documenti redatti con il mio collega francese la parola Nato veniva sistematicamente eliminata.

Il motivo?

È venuta fuori in questo contesto la vera politica francese, al fine di creare un’Europa autonoma su politica estera e difesa, con meno contatti possibili con Usa e Nato e in cui la Francia avesse una posizione dominante. Così avrebbero potuto giocare un ruolo bilaterale verso Washington mettendosi alla pari: è la vecchia idea gollista che pare stia prendendo piede anche nella mente di Macron.

Parigi prosegue nel disegno di un’Europa slegata dagli Usa, equiparando l’alleato d’oltreoceano a Cina o Russia. Quali le conseguenze di questa scelta?

La politica francese è sottile, mentre noi tendiamo a volte a volgarizzarla. Sparano sulla Nato e al contempo mantengono un forte rapporto con gli Usa. Una delle prime visite di Trump fu proprio a Parigi, accolto con tutti gli onori. I francesi giocano su vari tavoli: dominare in Europa, orientarsi contro la Nato, tenere conto della potenza americana, per cui Parigi punta ad essere interlocutore importante. Tutto contemporaneamente.

Nel frattempo Angela Merkel ha criticato la parole di Macron. C’è una visione strategica differente tra Parigi e Berlino sul tipo di postura verso gli Usa?

È sempre stato così. È una strana coppia questa, che esiste da anni e che non è vero sia stata celebrata con Aquisgrana: il potere reale ed economico è dalla parte tedesca, ma la Francia è più autonoma e sbarazzina dal punto di vista politico. Berlino fino ad un certo punto segue Parigi, ma poi quando i francesi esagerano come in questo caso si fanno sentire. Fin quando è un Paese terzo a dire che la Nato è cerebrolesa siamo in presenza di un’opinione: ma se lo dice un Paese membro allora verrebbe da rispondere loro perché ne fanno ancora parte. Ricordo che la Nato funziona per consenso: se la Francia pensa davvero che sia cerebrolesa allora ne potrebbe bloccare l’attività quando vuole. Non lo fa perché forse non la racconta tutta.

Il dossier Turchia resta però una spina nel fianco: come gestirlo?

In gergo diciamo che è troppo grossa per buttarla in un angolo. È chiaro che non ci piace, per ragioni di democrazia interna e per la sua aggressività, ma al contempo è un Paese con grandi forze armate ed è un partner commerciale molto importante anche per l’Italia. La posizione europea verso Ankara non sarà bellissima ma non credo sia da condannare. Noi abbiamo enormi interessi in Turchia, sperando di giungere ad un compromesso.

Le divergenze tra Francia e Usa potrebbero farsi protofaniche in occasione del summit di Londra a dicembre?

I francesi sono molto sottili: da un lato criticano tutto ma poi invitano a sedersi al tavolo di Parigi e non di Bruxelles. In sostanza vorrebbero far crescere l’Ue sotto l’ombrello francese, pur non avendo la forza militare degli Usa. Ma non sottovalutiamo anche il desiderio di compiacere Trump che contro la Nato si è scagliato più volte. Il gioco di Macron comunque è piuttosto feroce, punta a sopravvalutare il proprio ruolo come potenza militare. La Francia si sente un grande guerriero e gioca le sue carte in modo spregiudicato, mostrando di perseguire un calcolo dietro ogni propria scelta.

twitter@FDepalo

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