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Mancanza di senso di responsabilità. È questa la lettura che Bruno Tabacci, presidente di Centro Democratico e deputato per sei legislature, nonché ex presidente della Regione Lombardia, dà dello scontro politico di questi giorni, che mette a rischio la tenuta del governo Conte II, arrivato al giro di boa della manovra economica che domani arriverà in Parlamento per la discussione generale e l’approvazione.

E sono di questi giorni gli attacchi all’esecutivo arrivati da più parti, non solo dalle opposizioni, ma anche da chi per primo ha sostenuto la nascita del Conte II, come Matteo Renzi, ma non solo. Anche da parte del Movimento 5 Stelle le stilettate contro Conte non sono mancate.

Bruno Tabacci, questa legislatura va avanti anche senza Conte, a suo giudizio?

Sono passate poche settimane dalla crisi di agosto e dalla nascita del governo. La maggioranza era nata sul presupposto che le elezioni sarebbero state un elemento negativo, che la sfida di Salvini alle istituzioni era sbagliata e che la preoccupazione del Presidente della Repubblica era quella di dare una soluzione trasparente alla crisi di governo. Che cosa è venuto meno, ora? Sembra che i responsabili della coalizione abbiano perso il senso della misura.

In che senso?

Oggi si parla di manovra economica, ma i distinguo c’erano stati già nei giorni scorsi. La manovra economica è una manovra di 30 miliardi che per oltre il 60% è dedicata ad evitare l’aumento dell’Iva, stiamo parlando di quisquiglie, no? E si sta qui ad accapigliarsi per cose minimali facendo prevalere i giochi di parte che non hanno un grande significato.

Come interpreta l’attacco di Renzi al premier e al governo che lui stesso ha fatto nascere?

Bisognerebbe chiederlo a lui. È tutto un gioco per cui si attacca e poi si spiega che il problema riguarderebbe la tassa sugli imballaggi, ma sono tutte cose assolutamente strumentali. Che la manovra potesse essere fatta meglio non c’è dubbio, però stiamo parlando di cose che non toccano la dimensione dei saldi. Ho visto l’intervista del ministro dell’economia che diceva: abbiamo abbassato lo spread di 100 punti, abbiamo avuto con l’Europa un confronto molto costruttivo, ora i saldi non si toccano, dopodiché le compensazioni all’interno della manovra possono essere anche fatte nel passaggio parlamentare, ma senza fare i furbi.

Domani la manovra arriva in Aula e si aprirà il dibattito sulle varie misure. Ci saranno dei cambiamenti?

Di che cambiamenti stiamo parlando? Se c’è il problema di rettificare una tassa basta trovare la copertura corrispondente, ma questa non è una manovra di tasse, i numeri dicono di no. 23 miliardi su 30 li abbiamo spesi per evitare che aumenti l’Iva, va da sé che non si può dire che la manovra è incentrata sull’aumento delle tasse perché se no vuol dire non avere neanche la percezione dei numeri.

Allora a cosa sono dovuti questi attacchi?

Diciamo che c’è sotto una sorta di follia che ha portato i protagonisti, che non sono dei grandi protagonisti, in questa fase a perdere il senso delle proporzioni. E questo non si capisce.

Conte al momento non risponde direttamente agli attacchi. Come pensa si muoverà nelle prossime settimane?

Cosa deve fare Conte? Conte è stata la soluzione di equilibrio a questa crisi di governo, e già il fatto che lui abbia potuto presiedere un governo che ha delle caratteristiche diverse da quello precedente è parso come una mossa complicata. Allora, per rendere il cammino ancora più difficile ci vuole poco, ma sarebbe come fare harakiri, che senso ha? Poi io credo che né Renzi né i 5 Stelle vogliano andare a votare, hanno una paura neppure dichiarabile del passaggio elettorale, allora che senso ha fare tutte queste scene?

Le rigiro la domanda, che senso ha? Strategia?

Ma quale strategia, mi pare una tattica di ultimo livello, neanche commentabile. Strategia è una parola grossa, strategia per cosa? Per fare confusione. Per fare confusione basta continuare a comportarsi come hanno fatto in questi ultimi giorni e aumenterà ancora.

Pensa ci sia bisogno di maggiore senso di responsabilità?

Anche il Capo politico dei 5 Stelle che ogni giorno cambia la linea non mi sembra saggio. Il problema del Movimento è che nasce con un ribellismo nei confronti delle classi dirigenti. È nato nel 2007 sulla spinta del Vaffa Day, è chiaro che trovarsi al governo con formule così diverse, prima spostato sulla destra, ora spostato sulla sinistra e registrare che i miracoli non si riescono a fare, che un conto è stare nel mucchio e un conto è governare è una cosa difficile, ma si doveva sapere. Chi è arrivato in Parlamento sulla scorta del Vaffa Day, messo alla prova non riesce neanche a gestire un condominio, dunque si pone un problema non solo di responsabilità, ma anche di competenza.

Nuove elezioni potrebbero essere la soluzione?

Il clima è molto avvelenato. Se i protagonisti di questa maggioranza la dissolvono, allora andremo a votare, ma ora non si può discutere su qualcosa che non c’è. Certo è che se continueranno a fare confusione si andrà presto a votare. Il problema è in capo a chi in questi giorni si agita. Io guardo con molta afflizione questa situazione.

Sembra scoraggiato dal panorama attuale.

Ma certo. Gli italiani hanno tanti problemi, la politica invece di risolverglieli glieli complica. Ancora considera Salvini che fa le sue comparsate e che adesso scopre che il ministro degli Interni non sa fare il suo mestiere. Come se non l’avessimo provato, Salvini. In 15 mesi ha provato a dimostrare al mondo intero che solo lui aveva la durezza di respingere i migranti in mare e che non aveva nessun tentennamento. Tutti proclami. Evidentemente il nostro Paese deve avere molte colpe se sta pagando un prezzo così elevato. Quello che è vero, però, è che non è questo il Paese che  all’indomani della seconda guerra mondiale è riuscito a risalire un percorso di sviluppo con grande forza, con la forza dei nostri padri e dei nostri nonni.

Non vede la stessa forza di un tempo?

Evidentemente i nostri figli non sono all’altezza. La caduta del senso di responsabilità è totale. Poi ci si nasconde di volta in volta dietro un dito, con la conseguenza pratica che se si mette a confronto qualsiasi uomo politico di questa fase storica con qualcuno della cosiddetta Prima Repubblica c’è da impallidire. Non possiamo fare i confronti tra gli attuali leader e misurarli con Moro, Berlinguer, Almirante, prima ancora De Gasperi. Stiamo parlando di un clima che dovrebbe essere giudicato molto severamente, e a carico dei protagonisti.

Più responsabilità, meno tattiche. Gli scontri nel governo visti da Tabacci

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