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La “Haiyang Dizhi 8”, una nave cinese per la ricerca petrolifera, ha abbandonato ieri la Zona economica esclusiva vietnamita mettendo momentaneamente fine a uno stallo diplomatico durato svariate settimane tra Pechino e Hanoi. Da oltre tre mesi, la Haiyang si trovava lungo le rotte di sovranità vietnamita nel Mar Cinese Meridionale – un tratto di mare su cui entrambi i paesi hanno da tempo avanzato rivendicazioni. Secondo i dati pubblicati da Marine Traffic – un sito specialistico che segue i movimenti delle navi nel mondo, tramite le indicazioni Gps dei transponder – l’uscita da quelle acque delicatissime sarebbe stata scortata da altre due imbarcazioni cinesi.

Il Mar Cinese Meridionale è un bacino ristretto a sud della Cina su cui si affacciano diversi paesi, tutti impegnati nel rivendicare diritti sovrani su fasce tra quelle acque. Il valore delle rotte è legato a due aspetti: la presenza di risorse energetiche, e il peso commerciale di quelle traiettorie marittime su cui ogni anno viaggiano centinaia di miliardi di dollari che tagliano gli oceani.

La Cina da diversi anni sta spingendo la militarizzazione di alcuni isolotti affioranti – come le isole Paracel e Spratly – per creare un sistema di deterrenza a sostegno delle proprie mire geopolitiche egemoniche. La questione è stata spesso affrontata a livello internazionale, con gli Stati Uniti e alcuni Paesi europei che hanno più volte criticato l’atteggiamento aggressivo di Pechino e inviato navi militari a pattugliare quelle acque secondo un sistema di diritti di navigazione (tecnicamente sotto acronimo Fonop).

La Haiyang – di proprietà di una corporation governativa cinese – era arrivata a inizio luglio, inviata da Pechino per effettuare indagini sismiche. Mentre ufficialmente la nave era lì per condurre studi sulla sismicità dell’area, non va dimenticato che la caratterizzazione geofisica è un elemento propedeutico all’individuazione dei reservoir petroliferi e/o gasiferi – che rispondono in modo diverso dal substrato che li contiene alla propagazione delle onde sismiche indotte dai sistemi di ricerca. Il ministero degli Esteri di Hanoi ha ripetutamente accusato la nave e le sue scorte di violare la sovranità vietnamita, e la vicenda è stata anche oggetto di manifestazioni pubbliche davanti all’ambasciata cinese in Vietnam.

Pechino non vuole che operatori stranieri operino nell’area del Mar Cinese Meridionale, mentre vorrebbe creare con i paesi regionali dei legami di carattere tecnico – operare insieme le ricerche e le estrazioni – da cui tirare fuori accordi di valore commerciale sulle materie energetiche da utilizzare poi come arma di pressione geopolitica. Non sembra una coincidenza che la Haiyang abbia lasciato quelle acque in concomitanza dalla chiusura dei lavori nel Blocco 06.1 vietnamita, praticamente nello stesso momento che la piattaforma petrolifera Hakuryu-5 abbandonava un’area poco distante.

L’estrazione in quel quadrante è stata effettuata dalla locale PetroVietnam in cooperazione con la russa Rosneft. Già in estate, navi della Guardia costiera cinese si erano avvicinate alla zona estrattiva,

Sebbene la bromance tra potenze russo-cinese sia un argomento di primo piano nelle evoluzioni della geopolitica internazionale, è stata più volte ripetuto che Pechino e Mosca hanno relazioni delicate. Questioni che vengono a galla sui temi come questo – dove il campo energetico si fonde con quello della sovranità politica che determina la forza di una potenza. La presenza della Haiyang viene dunque considerata anche un messaggio che la Cina ha inviato ad Hanoi per spiegare la propria contrarietà alla collaborazione con la società nazionale russa.

Non sarebbe la prima volta che il Vietnam è costretto a piegarsi a certe pressioni e prove di forza cinese: lo scorso anno Hanoi aveva interrotto le attività avviate in collaborazione con la spagnola Repsol sempre sotto spinte cinesi. A inizio settimana, il ministro della difesa di Pechino, Wei Fenghe, ha dichiarato che il Mar Cinese Meridionale è una parte inalienabile del territorio della Cina: “Non permetteremo che nemmeno un centimetro del territorio che i nostri antenati ci hanno lasciato ci venga portato via”, ha detto Wei.

Non c’è da escludere che adesso, a conclusione delle ricerche, la Cina decida di inviare una nave piattaforma estrattiva, aprendo un altro delicato capitolo delle diatriba con il Vietnam – paese che ultimamente s’è allineato via via di più con gli Stati Uniti per trovare una sponda con cui contenere il Dragone.

(Foto: Twitter, Marine Traffic)

Le pressioni di Pechino sul Mar Cinese, tra petrolio e rotte commerciali

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