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A fine anno si fanno sempre i pronostici. La politica italiana, però, è materia che mal si presta all’arte augurale. Lo sa bene Sofia Ventura, politologa dell’Università di Bologna, che con Formiche.net traccia un bilancio dei primi quattro mesi di governo giallorosso ma preferisce non sbilanciarsi sull’anno che verrà. L’incertezza è, ad oggi, l’unica certezza. Con un grande punto interrogativo che si chiama Emilia-Romagna.

Ventura, iniziamo da un pronostico. Nel 2020 si torna a votare?

Difficile fare scommesse. Ci sono elementi che fanno pensare a una vita breve del governo, altri che indicano la direzione contraria.

Partiamo dai primi.

Il malcontento espresso quotidianamente dal piccolo partito di Matteo Renzi. L’ex premier ha dato vita al governo con il retro-pensiero di attaccarlo il giorno dopo, oggi ha un gruppo parlamentare non indifferente e ha necessità di distinguersi

Davvero Renzi è disposto a uno strappo?

Ne dubito, la sua mi sembra più una strategia comunicativa. Italia Viva non è decollata, ha bisogno di mobilitare il consenso dei suoi seguaci. Soprattutto il nocciolo duro che ancora vede in lui il rottamatore della politica, un combattente.

Altri ostacoli sul percorso?

I dissidi continui fra Movimento Cinque Stelle e Pd, specie sulla prescrizione, dove il Pd ha presentato un suo progetto per limitare questa orribile riforma.

Ora vediamo cosa può far restare in piedi il governo.

La prima ragione è semplice: la voglia di restare al governo. Per citare un vecchio proverbio, meglio mangiare la minestra che saltare dalla finestra. È particolarmente vero per il Pd, che in questo momento nel governo vede una garanzia di sopravvivenza.

Perché? La virata a sinistra dei Cinque Stelle toglie campo ai dem?

Sinceramente non vedo nessuna virata. I Cinque Stelle sono un movimento populista e illiberale. Tenere in piedi i due decreti sicurezza di Salvini non è esattamente una mossa di sinistra. Anche l’assistenzialismo del reddito di cittadinanza non ha colore politico.

C’è il rischio che i due partiti si contendano gli stessi elettori?

Sembra che maggioranza non giovi sul piano elettorale a nessuno dei due. In questo governo il Pd sta perdendo la sua fisionomia, ammesso che ne abbia una. Anche i Cinque Stelle non ci guadagnano. Certo, riescono a far approvare alcune misure richieste dal loro elettorato storico, o da quel che ne è rimasto. Ma hanno ormai ceduto la loro battaglia anti-sistema alla Lega.

In mezzo c’è Conte, che Zingaretti ha definito “un riferimento” dei progressisti.

Siamo seri. Conte è leader e promotore di se stesso. Si sta inventando un ruolo super partes, quello del capace amministratore del Paese che si trova meglio a sinistra che con la Lega. Ha una grande abilità nel farlo, su questo non c’è dubbio.

E vuole restare in politica, anche dopo questa esperienza di governo. Se lo immagina senza i panni del premier?

Difficile. Conte è molto adatto a questo ruolo e cercherà di mantenerlo vita natural durante. Si è ritagliato un profilo apparentemente serio in questa politica tutto spettacolo, non lo abbandonerà facilmente.

Veniamo al primo banco di prova dell’anno che viene: l’Emilia-Romagna. Se Salvini vince crolla tutto?

Non credo che il governo cada, almeno non subito. Se davvero il centrosinistra dovesse perdere Conte e i suoi colleghi della maggioranza troverebbero mille giustificazioni per rimanere. Nel medio periodo ci possono essere duri contraccolpi, soprattutto all’interno del Pd, ma nell’immediato le ripercussioni possono essere limitate.

Avrà notato che Bonaccini ha cercato di tenere fuori dalla campagna il Pd. Perché?

È la dimostrazione che accanto a una cultura antipolitica in Italia si è sviluppata una cultura antipartitica. Un fenomeno, mutatis mutandis, che esisteva anche in quei Paesi dell’Europa orientale che negli anni ’90 si sono affacciati alla democrazia dopo anni di comunismo.

C’è il timore di nazionalizzare lo scontro?

Direi piuttosto l’intento di mostrare il lato civico della politica per raggiungere un elettorato più ampio della solita cerchia. Bonaccini ci sta riuscendo, anche per merito di Salvini. La migliore carta che può giocare è quella del buon governo emiliano-romagnolo.

E infatti ai militanti Salvini ha dato indicazione di non toccare quel tema…

Chiariamoci, in Emilia-Romagna si possono fare mille critiche a un sistema di potere politico-economico in mano alla stessa forza politica dagli anni ’70. Non si può però negare che i cittadini vivano un’amministrazione migliore di tante altre regioni, i dati parlano chiaro. Probabilmente è merito di una cultura civica prima ancora che politica dell’Emilia-Romagna.

Per la Lega è un problema?

Non è una carta che può spendere facilmente. Sarebbe stato più semplice accendere i riflettori su un sistema di potere consociativo consolidatosi nei decenni, magari legale, ma comunque diffuso e legato inesorabilmente a una parte politica.

La partita resta aperta?

Come evidenziano i sondaggi, il centrodestra è avanti sul Pd ma Bonaccini supera la Borgonzoni per gradimento. In molti si sono chiesti perché Salvini abbia scelto proprio lei per una regione così ostica.

Qual è la sua risposta?

Salvini non vuole che l’Emilia-Romagna cada nelle mani del centrodestra o della Lega, vuole intestarsi personalmente un’eventuale vittoria. Per questo ha scelto un candidato così fedele e ha personalizzato lo scontro. È una scommessa rischiosa, una parte dell’elettorato di centrodestra nelle città potrebbe non seguirlo.

Ecco un altro rischio: le Sardine. Hanno fatto un favore a Bonaccini?

Difficile tracciare un bilancio. Le Sardine hanno sicuramente mobilitato una parte dell’elettorato di centrosinistra che aveva perso entusiasmo. Un’arma che può rivelarsi a doppio taglio, perché la loro discesa in campo ha mobilitato anche nel centrodestra.

Hanno le carte in regola per passare dalle piazze ai palazzi della politica?

Le Sardine sono un prodotto ibrido e, diciamolo, un po’ confuso. Hanno dato vita a un momento di mobilitazione apprezzabile, ma da qui non è emersa alcuna proposta politica. Non credo che oggi ci siano i presupposti per la nascita di un nuovo partito, ma mai dire mai.

Conte, il governo e l'incognita Emilia-Romagna. I pronostici di Sofia Ventura

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