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Due modi opposti di pensare la gestione finanziaria (e quindi anche politica) dell’Unione europea stanno nuovamente incrociando le lame in queste settimane caratterizzate dall’emergenza coronavirus. La prima è quella nata per volontà dell’ex numero uno della Bce Mario Draghi e cristallizzata nell’espressione whatever it takes.

La seconda è quella specificatamente legata a doppia mandata ad una stategia pro-troika, che ha visto negli ultimi anni il massimo ispiratore nell’ex ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, con Berlino contraria all’Unione fiscale. Ecco come, dopo la gaffes non gaffes di Christine Lagarde, torna in auge lo storico scontro tutto interno all’Ue.

CORONABOND

La sostenibilità dei debiti (contingenza che si cuce alla perfezione al caso italiano) è un tema che l’Ue non ha mai davvero affrontato a dovere. Il Mes non è la risposta specifica, mentre l’emissione di Eurobond legati alle spese straordinarie connesse all’epidemia potrebbe essere una strada, anche perché lo scudo annunciato timidamente dal vertice della Bce, che ha causato non poco subbuglio a causa della netta discontinuità rispetto alla gestione Draghi, da solo non sarà sufficiente a difendere le economie degli Stati membri dalle macerie post Covid.

In attesa di una “grande stagione economica” successiva al virus, così come l’ha ribattezzata sul Foglio l’ex Presidente della Commissione Ue Romano Prodi, si sta oggettivizzando una differente sensibilità sull’argomento tutta interna all’Ue.

QUI BCE

La scelta di Francoforte contro il coronavirus di promuovere acquisti di titoli pubblici e privati per 750 miliardi di euro ha registrato i dubbi sollevati da parte del Ppe tedesco (“Non per sempre”).

Invece secondo Volker Wieland, professore di economia monetaria all’Università Goethe di Francoforte e dal 2004 organizzatore dell’annuale meeting sulla Bce, le misure della Bce avranno l’effetto desiderato, anche se in passato lo stesso accademico in occasione della crisi dell’euro, si era espresso a favore delle riforme e dei tagli alla spesa anziché degli aumenti delle tasse, criticando inoltre il Qe e contrastando l’istituzione di una vigilanza bancaria europea presso la Bce.

Dunque è perimetrata nelle scelte di natura finanziaria, in sostanza, la nuova frontiera di crisi, oltre ovviamente nel comparto sanitario che sta affrontando in prima battuta l’emergenza.

CHANGE?

Secondo quando detto da Christine Lagarde, numero uno della Bce nel primo anno dell’era post Draghi a Francoforte, oltre alle misure di politica sanitaria e finanziaria, anche la politica monetaria svolgerà un ruolo centrale, dal momento che deve fornire liquidità al settore finanziario e quindi garantire condizioni di finanziamento favorevoli per l’economia. Ma si è trattato di una correzione di rotta rispetto alle prime dichiarazioni ufficiali, che avevano provocato anche una serie di smottamenti nelle borse.

Per cui l’ipotesi di Eurobond (probabilmente chiamati Coronabond) è uno scenario legato a doppia mandata a quell’Unione fiscale da sempre osteggiata da Paesi con forti finanze pubbliche e con debito basso, come la Germania. Mentre da Parigi il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, ha avvertito che se l’Unione europea abbandona l’Italia, l’Ue “non si riprenderà più”. Se invece, è la sua tesi, la logica sarà quella dell’ognun per sé, se si abbandonano alcuni Stati, se ad esempio si dice all’Italia cavatevela da soli, (così come fatto ad esempio con la Grecia) allora l’Europa non si riprenderà.

twitter@FDepalo

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