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Una sola domanda viene posta da tutti i soggetti interessati alle vicende politiche italiane, siano essi immersi nella vita d’impresa (nazionale e non) oppure rappresentanti a vario titolo di istituzioni internazionali: durerà il governo Conte bis?

È infatti ormai ben evidente il ruolo di equilibrio che il premier si è saputo ritagliare con navigata abilità, passando senza batter ciglio dall’alleanza con la Lega a quella con il Pd, riuscendo nel contempo anche ad accrescere il suo peso politico all’interno del M5S (con poco celato fastidio del suo ministro Di Maio).

Ma è anche ormai chiaro che la navigazione dell’esecutivo sarà improntata alle regole (non scritte) più classiche della politica italiana, cioè quelle di una coalizione articolata, strutturalmente litigiosa e frequentemente sull’orlo di una crisi di nervi.

Ne danno prova le ultime ore, come ormai spesso accade, contrassegnate dal vigoroso protagonismo di Matteo Renzi.

Al centro di una gustosa intervista Tv con Lucia Annunziata che arriva dopo un’altrettanto saporita conversazione con La Stampa e una lettera aperta pubblicata sul Corriere della Sera, il leader di Italia Viva ha usato questi giorni per chiarire un punto (non che ci fossero molti dubbi in verità): lui non starà zitto, non starà buono, non starà calmo.

Usando quindi Renzi come baricentro del nostro ragionamento possiamo mettere sul piatto tre punti, di cui varrà la pena tenere conto nelle prossime settimane.

Primo: nel Pd questo attivismo di Renzi fa montare una rabbia difficilmente controllabile, tale da indurre anche un solido riflessivo come Andrea Orlando ad estrarre la scimitarra, affermando che gli ultimatum non vanno bene né dal Papeete né dalla Leopolda.

Secondo: il premier è forte ma proprio per questo suscita invidie ormai diffuse, di cui l’antipatica vicenda russo-americana che vede sulla graticola i vertici dell’intelligence è solo la punta dell’iceberg. Non è questa la sede per parlarne diffusamente, però un consiglio al presidente Conte ci permettiamo di avanzarlo: scelga una figura di prestigio e assegni rapidamente la delega ai servizi d’informazione. Conviene a lui e conviene all’Italia.

Terzo: Renzi parla con insistenza di tasse e si sta ritagliando un ruolo di “baluardo” sul tema all’interno della coalizione. È una posizione molto netta e tutta indirizzata a renderlo capace di raccogliere consenso in quello che fu l’elettorato di Forza Italia, privo da troppi anni di una efficace linea politica.

Acquisiti questi tre elementi torniamo alla domanda di fondo, sulla durata del governo.

La statistica dice che le coalizioni in Italia generano motivi sufficienti per una crisi di governo ogni 12-18 mesi, crisi spesso gestibile con un cambio dell’esecutivo all’interno della stessa maggioranza.

Allo stato non vi sono elementi per immaginare orizzonti più lontani. Semmai c’è da vedere come vanno le elezioni regionali, Umbria per prima. Una vittoria di Salvini & Co potrebbe avere effetti devastanti (innanzitutto dentro il M5S).

Ma quanto dura il governo? Il corsivo di Roberto Arditti

Una sola domanda viene posta da tutti i soggetti interessati alle vicende politiche italiane, siano essi immersi nella vita d’impresa (nazionale e non) oppure rappresentanti a vario titolo di istituzioni internazionali: durerà il governo Conte bis? È infatti ormai ben evidente il ruolo di equilibrio che il premier si è saputo ritagliare con navigata abilità, passando senza batter ciglio dall’alleanza…

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