Skip to main content

Non ha riservato molte sorprese la prima uscita di Christine Lagarde nel ruolo che fu di Mario Draghi alla Bce. Lagarde ha ripetuto che non vuole essere né falco né colomba, ma un saggio gufo, capace di trovare la sintesi fra posizioni diverse. E questa saggezza si manifesta innanzitutto conservando quanto fatto in precedenza. A cominciare dalle misure di politica monetaria, che rimangono immutate, sia per il livello dei tassi che per quello degli acquisti di asset. Ormai è chiaro che la politica monetaria dell’eurozona rimarrà accomodante abbastanza a lungo da far maturare molte cedole. D’altronde l’inflazione è ancora sotto gli obiettivi.

Lagarde ha pure ribadito quello che ormai è un mantra: “I governi che hanno spazio di bilancio dovrebbero essere pronti ad agire in maniera efficace e tempestiva”, al contrario di quelli che non ce l’hanno che dovrebbero usare la prudenza. E questo lascia intendere che la politica monetaria abbia dato praticamente tutto quello che poteva al ciclo economico. Se l’economia langue, e con essa l’inflazione, dipende da ragioni che nessuna manovra monetaria da sola può risolvere perché sono politiche – ad esempio la guerra commerciale fra Usa e Cina o le elezioni britanniche che decideranno il futuro della Brexit – o strutturali.

Senonché, aspettando il Godot della politica fiscale, insieme a quell’altro delle “riforme strutturali”, qualcosa bisogna pur farla. E Lagarde ce lo ricorda quando dice, ad esempio, che “l’accomodamento monetario è ancora necessario”. Ancora un mantra. Per capire se arriveranno novità, bisognerà aspettare la strategic review – quella della Bce non è cambiata dal 2003 – che Lagarde ha intenzione di cominciare a gennaio e concludere nel corso del 2020.

Nel frattempo bisognerà gestire i “side effect”, ossia gli effetti inaspettati (e indesiderati) di queste politiche monetarie, sui quali Lagarde assicura che l’attenzione rimane alta. I banchieri sono consapevoli che il prezzo che l’economia paga all’accomodamento monetario è alto, ma rimangono convinti che i risultati paghino e che non esistano rischi di “giapponesizzazione” dell’eurozona, che comunque rallenta.

Ma il problema dei “side effect” e della difficoltà a normalizzare la politica monetaria non è solo dell’eurozona. La Fed è stata costretta nuovamente a tagliare i tassi negli ultimi mesi, malgrado avesse avviato il ciclo del rialzo, e ben presto potrebbe essere costretta a rivedere anche la decisione di interrompere il quantitative easing (QE), come ipotizza Zoltan Pozsar, in un’analisi scritta per il Credit Suisse. Ciò per una serie di ragioni tecniche, legate alle scadenze di fine anno, che potrebbero costringere la Fed a intervenire sulla scia di quanto deciso nell’ottobre scorso, quando fu lanciato un piano mensile di acquisti da 60 miliardi di titoli del Tesoro, durata almeno fino ai primi mesi del 2020, che non è un QE perché questi acquisti sono concentrati sui repo overnight. Ossia il settore dove si era verificato, nella seconda metà di settembre, un picco di tassi che aveva fatto temere gli operatori circa la capacità della Fed di tenere stabile il mercato monetario.

Una serie di fattori hanno concorso a quest’esito. La circostanza, innanzitutto, che la Fed abbia dimagrito il suo bilancio, a causa della fine del QE, per centinaia di miliardi, riducendo di conseguenza le riserve in eccesso che le grandi banche utilizzano per i prestiti repo. Poi il fatto che il Tesoro sia tornato a chieder fondi alle stesse banche che alimentano i repo. Conseguenza: la liquidità è diventata scarsa e i tassi overnight sono andati alle stelle, costringendo la banca centrale a metterci una toppa. Si è ripetuto, insomma, il copione che vediamo all’opera da anni: i mercati chiamano, le banche centrali rispondono. Il problema non si risolve, ma viene “annacquato”, letteralmente.

Il punto è che il QE ormai è endemico nel new normal della politica monetaria, proprio come i tassi rasoterra. Forse dovremmo chiamarlo QI. Dove I non sta per intelligente. Sta per infinito.

Twitter: @maitre_a_panZer

La metamorfosi del QE in QI

Non ha riservato molte sorprese la prima uscita di Christine Lagarde nel ruolo che fu di Mario Draghi alla Bce. Lagarde ha ripetuto che non vuole essere né falco né colomba, ma un saggio gufo, capace di trovare la sintesi fra posizioni diverse. E questa saggezza si manifesta innanzitutto conservando quanto fatto in precedenza. A cominciare dalle misure di politica…

Il trionfo di Bojo aiuta Salvini (ma occhio al curriculum)

Il successo prorompente di Boris Johnson nella notte elettorale inglese ha risvolti italiani che vanno considerati da subito, perché non resteranno privi di effetti. E va detto subito che il beneficiario principale di questi effetti è Matteo Salvini, peraltro un po’ giù di tono nella sua comunicazione politica da qualche settimana a questa parte (anche perché la sua durissima polemica…

Vi svelo i piani della Lega in Italia e Ue. Parla Fontana (Lega)

Sembrava essersi defilato dalla trincea e invece Lorenzo Fontana, deputato della Lega, ministro della Famiglia, poi degli Affari europei del governo Conte 1, protagonista assoluto della stagione gialloverde, è ancora lì, a tessere la rete italiana ma soprattutto europea della Lega di Matteo Salvini che continua a svettare nei sondaggi e fa le prove tecniche di governo. Altro che Ppe,…

Sulle banche Italia e Lagarde parlano due lingue diverse

C’è un passaggio nel primo discorso di Christine Lagarde da presidente della Bce che è passato quasi inosservato, ma che potrebbe avere grande importanza per le banche italiane e quindi per tutto il nostro sistema economico. Incalzata da un giornalista, Lagarde si è detta “molto contenta che l’Italia abbia mostrato un’apertura” a porre dei limiti sull’esposizione del debito sovrano. “È…

Ecco come va il mercato del lavoro in Europa

La Commissione europea ha pubblicato l'edizione 2019 del rapporto Mercato del lavoro e sviluppi salariali in Europa confermando che il mercato del lavoro europeo ha finora dimostrato di essere resistente all'indebolimento dell'economia. Con 241 milioni di persone, il numero di persone occupate nell'Ue è al livello più alto di sempre e il tasso di disoccupazione è al livello più basso mai…

M5S-Pd? Siamo al governo con tre obiettivi. Parla il ministro Boccia

Ci aveva scherzato su pochi giorni fa, a Tagadà su La7, masticando una fetta di panettone in diretta tv. Lo ha rifatto (metaforicamente) all’Aperithink di Formiche alla galleria Colonna (qui le foto) Francesco Boccia, ministro delle Autonomie in quota Pd. Il governo rossogiallo, ha garantito l’amico storico di Michele Emiliano in una conversazione con Andrea Picardi, direttore delle comunicazioni di…

Risiko Mediterraneo. La via stretta dell'Italia fra Russia, Cina e Francia

"Non saremmo qui oggi se non avessimo la ragionevole convinzione che questa iniziativa costituisce uno dei pilastri della sicurezza mediterranea su cui l'Italia, in armonia con altre iniziative in atto, intende concretamente continuare a investire risorse". Il virgolettato è ripreso dalle dichiarazioni con cui il ministro della Difesa italiana, Lorenzo Guerini, ha commentato la ministeriale "5+5" che si è svolta ieri a Roma,…

Se la patente non basta. La campagna #guidaconcoscienza raccontata da Ludovico Fois (ACI)

Secondo l’ultimo rapporto Istat, sono 172.553 gli incidenti stradali registrati nel 2018, con 3.334 vittime e 242.919 feriti. Da sottolineare la causa degli incidenti, sempre più spesso legata ai comportamenti errati dei conducenti, come distrazione alla guida, mancato rispetto della precedenza, velocità troppo elevata, ma anche utilizzo di dispositivi cellulari. Ne abbiamo parlato con Ludovico Fois, responsabile della comunicazione e…

Così Renzi ha congelato (a sorpresa) la riforma elettorale

Fra i regali che il governo rossogiallo si troverà sotto l’albero di Natale non ci sarà, con ogni probabilità, la nuova legge elettorale. Alla vigilia del vertice di maggioranza presieduto dal ministro pentastellato ai Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà al Senato questo giovedì sembrava davvero fatta. E invece una riunione che doveva essere dedicata alla definizione dei dettagli si…

Il piano per l’ex Ilva passa dall’Europa targata Ursula

Bisogna far presto a risollevare le sorti dell’ex Ilva. E bisogna farlo tracciando una linea "verde", tutta dedicata al grande stabilimento siderurgico tarantino, all’interno della nuova proposta europea sullo sviluppo sostenibile targata Ursula von der Leyen. Anche perché tra 24 ore l’altoforno numero due dovrà esser spento (le operazioni di avvio di questa fase avranno da subito un immediato impatto…

×

Iscriviti alla newsletter