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Dopo Mike Pence arriva a palazzo Chigi il presidente dell’Iraq Barham Salih, fresco di colloquio a Davos con Donald Trump per cercare un’intesa sulla presenza delle truppe nel Paese. Oggi l’incontro con il presidente Sergio Mattarella e con il premier Giuseppe Conte, a pochi giorni dalla visita nel Paese del ministro Lorenzo Guerini. L’intenzione italiana è chiara: preservare i risultati raggiunti nella lotta all’Isis, contribuire alla stabilità dell’area (con la sponda degli Stati Uniti) e tutelare i rapporti con Baghdad, importante partner energetico. Ne consegue l’intenzione di mantenere la presenza militare, attualmente di circa 900 unità, forte dell’apprezzamento espresso dalle autorità locali, tra cui lo stesso Salih.

LA SITUAZIONE IN IRAQ

Martedì scorso, Guerini a Baghdad ha incontrato il premier Adel Abdul Mahdi, e il ministro dell’Interno Yasser Al Yasri, membri di un esecutivo dimessosi alla fine di novembre in seguito alle pressanti proteste che da diversi mesi si susseguono in Iraq e che, secondo Amnesty International, hanno fatto registrare ormai 600 vittime. All’instabile situazione politica si è aggiunta la crisi tra Iran e Stati Uniti, con epicentro proprio nella capitale irachena. A dover gestire il cambio di governo è il presidente Salih, chiamato a individuare il nuovo capo dell’esecutivo. Questa mattina il leader sciita Moqtada Sadr ha lanciato una nuova protesta anti-Usa, poi sospesa dopo alcune ore. La situazione resta comunque convulsa.

LA MISSIONE ITALIANA…

Sul tavolo resta poi la risoluzione votata dal Parlamento iracheno lo scorso 5 gennaio, a due giorni dall’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani e del capo delle brigate filo-iraniane Abu Mahdi al Muhandis. La Camera (con un voto non privo di polemiche) ha chiesto al governo di procedere per il ritiro delle truppe straniere. Il tema interessa chiaramente anche l’Italia. La scorsa settimana, in audizione alle commissioni Difesa di Senato e Camera, alla luce dei contatti avuti con i rappresentanti del governo iracheno, il ministro Guerini spiegava che la risoluzione “non riguarda il personale italiano”.

…E LE PRIORITÀ

Da parte sua, l’Italia ha l’apprezzamento locale per l’impegno svolto dai militari dell’operazione Prima Parthica, per lo più rivolto ad addestramento, supporto e consulenza nell’ambito della Coalizione internazionale anti-Isis. Attività sospese dopo il rischio escalation che è seguito alla morte di Soleimani. Eppure, l’obiettivo è riattivarsi quanto prima. “Per l’Italia – spiegava Guerini dall’Iraq – la lotta al terrorismo rimane una priorità così come lo è l’ormai pluriennale attività di supporto alle forze di sicurezza locali, a favore delle quali mi auguro che sia possibile riprendere al più presto l’attività addestrativa attualmente sospesa”.

LE PAROLE DI CONTE

Un concetto ribadito oggi dal premier Conte intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico della Scuola ufficiali dei Carabinieri: “Il governo locale ha più volte sottolineato come l’impegno dell’Arma in seno alla Coalizione globale anti-Daesh, teso alla formazione della Polizia, debba rimanere una priorità strategica per realizzare una pacificazione”. Rivolgendosi proprio ai Carabinieri, il premier ha aggiunto: “Il vostro impegno teso alla formazione della polizia rimane una priorità”.

LA SPONDA USA

Tali intenzioni si inseriscono nel quadro delle alleanze tradizionali, a partire dal rapporto con gli Stati Uniti. D’altra parte, i contingenti all’estero rappresentano la carta più importante (e forse l’ultima) che l’Italia può giocarsi sui dossier internazionali. Il capo del Pentagono Mark Esper ha apprezzato da subito la chiarezza italiana (espressa nel colloquio telefonico con Guerini) nel mantenere gli impegni in Iraq. A Baghdad, martedì scorso, il ministro italiano ha incontrato anche l’ambasciatore Usa nel Paese Matthew Tueller. Oggi, prima del vertice con Salih (che domani vedrà Papa Francesco), Palazzo Chigi ha ospitato un faccia a faccia fra il premier e il vice presidente degli Stati Uniti Mike Pence che ha avuto al centro delle conversazioni gli impegni all’estero. L’amministrazione Trump non ha mai nascosto l’intenzione di ridurre la presenza americana, chiedendo per questo supporto ad alleati e partner.

GLI INTERESSI ITALIANI

Tra l’altro, poter disporre di rapporti stabili con l’Iraq pare rispondere agli interessi nazionali della Penisola. Secondo l’Ice, tra gennaio e settembre dello scorso anno, l’Italia ha importato dall’Iraq petrolio per 3,8 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 2,6 dello stesso periodo del 2018. Per l’Unione petrolifera, nel 2019 è arrivato dall’Iraq il 20% dell’import nazionale di greggio. Significa che il Paese è il primo fornitore dell’Italia di petrolio, davanti a Russia e Libia, anche a fronte del brusco calo delle forniture iraniane.

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