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Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy ha espresso la speranza che gli Stati Uniti siano “maggiormente coinvolti nel processo negoziale relativo al Donbas”, e ha detto (come già fatto sapere) che l’Ucraina accoglierebbe con favore “l’adesione degli Stati Uniti al Formato Normandia”, secondo una dichiarazione del sito ufficiale della presidenza che virgoletta parole pronunciate da Zelensky durante un faccia a faccia odierno col consigliere per la Sicurezza nazionale americana, il falco John Bolton.

Il consigliere della Casa Bianca è in visita nell’est europeo e, mentre ha reso onore ai caduti di quella che definisce “l’aggressione” russa contro l’Ucraina, ha parlato da Kiev con i media invitando il presidente a “non aver fretta” di compiere scelte avventate per risolvere lo scontro con Mosca – quello che è partito dall’annessione della Crimea del 2014 e ancora continua con la guerra nel Donbas.

Penso che il governo ucraino dovrebbe “esaminare come sviluppare una strategia di gestione dei russi con molta attenzione”, ha dichiarato a RFE/RL in un’intervista ad ampio raggio: “Non credo che ci sia motivo di affrettarsi in un modo di agire o in un altro […] Penso che lavorare per un certo periodo di tempo abbia senso per il nuovo governo in Ucraina”. Sono dichiarazioni che forse possono essere riconducibili alla possibilità di creare i presupposti per portare gli Usa nel Formato.

Non più tardi di due giorni fa, durante la conferenza stampa conclusiva del G7, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato invece che c’è stato consenso sul costruire già a settembre un incontro del Formato Normandia, ossia il sistema diplomatico di contatto tra Russia e Ucraina veicolato da Germania e Francia, messo in piedi per implementare l’accordo di pace chiuso a Minsk (dove Bolton sarà domani, tra l’altro) con l’accordo di pace del febbraio 2015, mai rispettato dalle parti – soprattutto dai ribelli filorussi.

Il passaggio sull’Ucraina, con consenso americano, incontrava sia le richieste di Zelenskiy, che appena insediatosi aveva avanzato l’urgenza di convocare il prima possibile la riunione del formato di pace, sia una spinta che arrivava direttamente da Donald Trump, passando anche da Macron, sulla volontà di sistemare le cose con Mosca per rendere il reinserimento della Russia nelle riunioni del gruppo dei Grandi, ossia tornare al G8 (formato appunto sospeso dopo la presa crimeana e come misura sanzionatoria per la guerra del Donbas).

Bolton ha incontrato anche lo stesso Zelenskiy, e i due hanno discusso le “misure prioritarie” per “rafforzare” il partenariato strategico tra i Paesi, in particolare la preparazione di negoziati bilaterali a livello di capi di Stato – l’ucraino sta cercando un contatto diretto con Trump, Bolton ha il compito di preparare il terreno prima di questo genere di summit, c’è stato un annuncio, ma al momento non c’è niente di calendarizzato (e forse i due leader si vedranno a New York, a latere dell’assemblea generale dell’Onu il mese prossimo, oppure prima durante una visita di Trump in Polonia).

Secondo le informazioni disponibili, i due hanno parlato anche della possibilità di approfondire la cooperazione ucraino-americana nel campo della sicurezza e della difesa e di un piano di riforma delle forze armate ucraine e dell’industria della difesa ucraina.

Bolton ha lasciato a Kiev anche un messaggio riguardante il gioco di influenze con cui Pechino sta allungando i propri interessi sull’Ucraina, in particolare si parla dell’acquisto dell’azienda di produzione di motori Motor Sich. Bolton ha detto ai giornalisti che non voleva discutere di società o transazioni specifiche e che tali accordi erano una questione sovrana per l’Ucraina. Tuttavia ha chiarito che Washington non avrebbe approvato granché: “Abbiamo esposto le nostre preoccupazioni su […] pratiche commerciali cinesi ingiuste, minacce alla sicurezza nazionale che abbiamo già visto negli Stati Uniti”.

Molto importante anche il tema della sicurezza energetica, che non può non guardare al Nord Stream 2, il gasdotto che taglierà la rotta ucraina del gas russo, per sboccare direttamente in Germania. Il tema è molto ampio, alcuni osservatori lo considerano un elemento con cui Mosca vuole indebolire Kiev e la dipendenza infrastrutturale tra i due Paesi (finora il gas russo arriva in Europa passando dall’Ucraina). L’infrastruttura è anche un tema di fondo dietro al rapporto tra Berlino e Washington: c’è la questione strategica, c’è la preoccupazione per l’indebolimento ucraino, c’è anche una volontà del presidente americano di vendere agli europei gas naturale in forma liquefatta estratto negli Stati Uniti e dunque di non permettere il rafforzamento dei rubinetti russi.

(Foto: Twitter, @AmbJohnBolton)

Gli Usa dialogano con la Russia ma la priorità resta l’Ucraina. Parola di Bolton

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