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Vedremo nei prossimi mesi la “navigazione” del governo giallorosso e vedremo se sarà capace di riportare il sistema politico italiano ad un sano bipolarismo (dipenderà essenzialmente dalla capacità del Pd di assorbire il movimento grillino: inteso come elettori e, in qualche caso, come elementi del gruppo dirigente).

Allo Stato però la crisi di governo più pazza del mondo ha già avuto un effetto politico di primaria grandezza, che si è verificato dall’altra parte dello schieramento, cioè a destra.

Si tratta di una sorta di “lepenizzazione” della Lega, che per ragioni sia interne che (soprattutto) internazionali è oggi un movimento dai forti consensi tra gli elettori ma fuori dall’area di governo, fuori dalla stanza dei bottoni in Europa e (si veda il tweet di Donald Trump) assai poco in sintonia anche con lo storico e principale alleato/protettore della nazione.

Salvini dovrà riflettere con grande attenzione su quanto accaduto in questo mese di agosto, sulle sue mosse e sul futuro dell’avventura politica della Lega.
L’istanza “sovranista” infatti non può essere interpretata ignorando sistematicamente gli altri, chiunque essi siano.

Mi spiego meglio: un leader non può pretendere di dettare il 100% dell’agenda politica nazionale disponendo del 18 % dei seggi in Parlamento. Lo stesso vale in Europa, dove Salvini e Le Pen si possono scordare di toccare palla avendo una forza nell’assemblea di circa il 10% degli eletti e nemmeno un loro rappresentante nel consesso dei primi ministri (memo per i distratti: i polacchi del Pis al governo a Varsavia hanno votato per Ursula von der Leyen il 16 luglio a Strasburgo).

Ancora di più ciò è vero su scala globale, perché giocando su tre tavoli (Cina, Russia e Usa) si finisce per non essere amici di nessuno. E se poi si rende palese una preferenza per Mosca bisogna essere pronti a sopportarne le conseguenze.

Insomma il punto centrale della questione è che Salvini ha saputo con grande energia ed abilità portare la Lega ad una forza elettorale imponente, ma nel frattempo l’ha anche resa decisamente isolata a livello internazionale e, in qualche modo, anche dentro casa, tanto è vero che il M5S preferisce un nuovo governo con il Pd (operazione spericolata e discutibile sotto molti punti di vista) anziché continuare a governare con lui.

Però la Lega non è affatto l’omologo italiano del partito della Le Pen, che è all’opposizione un po’ a tutti i livelli. La Lega esprime i governatori di Lombardia, Veneto, Friuli e Trentino, cioè buona parte dell’Italia che funziona e produce. È cioè un movimento politico con vocazione di governo, soprattutto nel nord.

Quindi la conclusione della crisi di governo imporrà a Salvini (e all’intero gruppo dirigente leghista) una riflessione profonda ed una robusta correzione di rotta.
Non basta il Papeete per contare in Europa e nel mondo.

Attento Salvini: la “lepenizzazione” della Lega non è cosa buona (per te)

Vedremo nei prossimi mesi la “navigazione” del governo giallorosso e vedremo se sarà capace di riportare il sistema politico italiano ad un sano bipolarismo (dipenderà essenzialmente dalla capacità del Pd di assorbire il movimento grillino: inteso come elettori e, in qualche caso, come elementi del gruppo dirigente). Allo Stato però la crisi di governo più pazza del mondo ha già…

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