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Un governo Pd-Cinque Stelle è quello che ci vuole. E non solo per il fascino di un esperimento politico mai provato prima. Ci sono delle ragioni di fondo che potrebbero giustificare un no alle urne a ottobre e un sì a una maggioranza giallorossa. Il governo legastellato è ormai negli annali della Repubblica italiana, adesso bisogna guardare al dopo. E il dopo, dice Leonardo Becchetti, economista e teorico dell’Industria 4.0, può avere il corpo e la forma di un esecutivo demo-grillino.

Becchetti, Pd e Cinque Stelle al governo se si troverà una sintesi. Che effetto le fa?

Direi che è la soluzione migliore al momento per il nostro Paese. Che ha bisogno di cambiare pagina e dimenticare una stagione contrassegnata dalla cultura dell’avvelenare i pozzi della convivenza civile, trasformando le persone in forme di odio.

A naso parla di Salvini…

Parlo del populismo. In questi mesi abbiamo imparato a convivere con l’odio verso i migranti e verso l’Europa. Ora dobbiamo dimenticare tutto questo e dare definitivamente l’addio, come ha fatto notare pochi giorni fa Tito Boeri (ex presidente Inps, ndr), alla tassa sul populismo.

Che significa?

Molto semplicemente, l’elemento populista che fino a ieri ha contraddistinto il passato governo e rappresentato dalla Lega ha gonfiato la spesa in interessi sul nostro debito sovrano, facendo pagare agli italiani il prezzo dello scontro costante con l’Europa. Parlo dei costi legati alle emissioni dei titoli, che oggi sono quattro volte maggiori rispetto a Spagna e Portogallo.

A proposito di mercati, ieri lo spread è sceso dopo che Conte ha annunciato le dimissioni. Gli investitori scommettono su un governo Pd-Cinque Stelle, come abbiamo raccontato su Formiche.net?

Assolutamente sì e questo dà una ulteriore spinta in questa direzione. Non mi interessano i sondaggi, oggi abbiamo bisogno di un patto di legislatura che ponga le basi per un governo che duri quattro anni. E credo che queste basi ci siano…

Me ne dice qualcuna?

I Cinque Stelle sono per esempio molto più vicini al Pd di quanto lo possa essere la Lega sui temi ambientali, della tutela del lavoro e della giustizia digitale. Credo che questi tre temi siano da mettere al centro per fungere da punto di partenza. Qualche dubbio semmai lo ho sugli investimenti e sulla loro sostenibilità, temi su cui Pd e Cinque Stelle hanno delle divergenze.

Che ne pensa del discorso di Conte ieri?

Diviso in due parti, una di accuse a Salvini, la seconda più programmatica. Anzi, sembrava di sentire il programma del nuovo governo…

L’avvocato del diavolo: Conte ancora premier con Pd e Cinque Stelle…?

Non lo so. Questo lo lascio decidere ai nuovi partiti. Ho una buona opinione di Conte e certamente i temi toccati vanno nella direzione del M5S…e del Pd.

Becchetti senza la Lega al governo sarà più facile trattare con l’Europa? Ci sarebbe una manovra da scrivere…

Certo che sì. I mercati tifano Pd-Cinque Stelle ma anche con l’Europa le cose cambieranno. Questo governo, se davvero vedrà la luce punterà su un nuovo rapporto con Bruxelles soprattutto in questo momento di bonaccia finanziaria che però rappresenta un buon momento per investire. E ci sarà della flessibilità aggiuntiva sul nostro deficit, anche se dipenderà dalla capacità di negoziare di chi andrà a parlamentare a Bruxelles. Ma credo proprio che senza l’elemento Salvini ci sarà un atteggiamento più benevolo verso i nostri confronti e quindi più flessibilità.

Un’ultima domanda. Salvini ha staccato la spina al governo e ora rischia di ritrovarsi il nemico Pd a Palazzo Chigi. 

Diciamo che lui non ha alternative ora, ha fatto di certo errore politico. Non aveva previsto i cambi di posizione di Renzi e Grillo, propensi a un governo senza urne.

 

 

 

 

Perché dimenticare Salvini e dare un verso (giusto) alla legislatura. Parla Becchetti

Un governo Pd-Cinque Stelle è quello che ci vuole. E non solo per il fascino di un esperimento politico mai provato prima. Ci sono delle ragioni di fondo che potrebbero giustificare un no alle urne a ottobre e un sì a una maggioranza giallorossa. Il governo legastellato è ormai negli annali della Repubblica italiana, adesso bisogna guardare al dopo. E…

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