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Con il successo delle riforme libertarie di Javier Milei in Argentina e le promesse di radicale deregolamentazione nell’America di Donald Trump, il liberalismo è alla riscossa, al di là di certe facili fascinazioni autoritaristiche.

In Italia su questo spazio ha per ora messo una bandierina il promettente Luigi Marattin (45 anni). A lui, e a chi vorrà seguirlo, offrirei quattro tipi di consigli – estetico, etico, filosofico e di marketing. Quindi un’analisi dello spazio tattico nel Paese oggi.

Estetico – la barba. È una maschera, fa ricco se coltivata, fa bandito se incolta. Entrambi messaggi sono impopolari. Forse Marattin cerca un segno distintivo come i basettoni di Milei o il ciuffone di Trump. Se così deve scegliere qualcosa di più singolare. Ma non è meglio una faccia pulita?

Etico. Trump, propone la deregolamentazione ma con dazi perché c’è una idea più forte di quello che vuole essere l’America. Questo lo snodo principale. Reagan o Thatcher vedevano nelle loro riforme liberali una parte del progetto per vincere contro l’Urss. Oggi per Trump il problema è come battere la Cina. Il progetto di rilancio europeo presentato da Mario Draghi per la il presidente della commissione europea Ursula von der Leyen va nella stessa direzione.

Cosa vuole fare Marattin dell’Italia? Qual è il suo progetto Italia? Il Paese è complicato perché è uno stato con due teste, entrambe a Roma, una al Quirinale, l’altra oltre Tevere. Che fare della o con la Chiesa? Propongo immodestamente il mio Tramonto Italiano per qualche spunto.

Filosofico. Ci vuole una base di pensiero forte, una tensione a prendere l’egemonia culturale, come ha detto Milei proponendo centri culturali liberali in tutto il mondo. In Italia, i comunisti usarono il pensiero di Gramsci che in effetti riuscì a conquistare il dibattito. Oggi, per i liberali propongo la lettura dei lavori di Lorenzo Infantino.

L’Italia è uno Stato ancora feudale nello spirito. Il problema è come portarlo alla vera modernità. La DC fece un lavoro straordinario e per quasi 40 anni il Paese è vissuto di rendita. Oggi però le cose sono molto più delicate e difficili. Allora, dopo la Seconda guerra mondiale, l’Italia era terra di confine con l’impero sovietico, e centro di attenzione dell’America, che valeva oltre il 50% del Pil mondiale.

Ora l’America vale il 26% del Pil globale e l’Italia è fuori da ogni mappa d’attenzione a Washington. In Usa tre problemi sono cruciali: Cina, Cina e Cina. Poi vengono, a pari merito, Russia e Medio Oriente; quindi, ammucchiato, tutto il resto – Uganda, Cile, Portogallo o Italia. Allora Marattin che vuole fare e come vuole farlo?

Marketing – il problema vero è come raggiungere il 60% di non votanti. Lì si è trasformata l’Italia e qui si può cambiarla in positivo. La questione è come convincerli a tornare a votare, e votare liberale in questo caso.

Per lo spazio dei votanti che vanno alle urne invece Marattin non è solo. Forza Italia (FI) è al centro. Su Rai e Ius scholae ha diversità con il resto della coalizione di governo e cerca spazi.

La Lega di Matteo Salvini si è rinchiusa a destra e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni corre al centro. Il Pd di Elly Schlein a sinistra fa una corsa convergente al centro perché il M5S si è affogato in una sinistra velleitaria. In questo panorama se FI non matura una posizione vera e compiuta liberale rischia di rimanere marginale. FI per sopravvivere deve distinguersi anche a rischio di far saltare il governo.

Questa geografia crea opportunità e rischi per Marattin. O trova presto uno spazio politico vero, o rischia di essere una delle tante meteore del confuso panorama nazionale.

4 consigli per Marattin e i rischi per il governo della corsa al centro di FI

In Italia sullo spazio del liberalismo ha per ora messo una bandierina il promettente Luigi Marattin. A lui, e a chi vorrà seguirlo, Francesco Sisci offre quattro tipi di consigli – estetico, etico, filosofico e di marketing – e un’analisi dello spazio tattico nel Paese oggi

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