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Recenti video circolati sui social media mostrano un oggetto volante sorvolare a bassa quota una raffineria di petrolio nella città di Salavat, nella regione russa del Bashkortostan, Russia. Le clip evidenziano non solo il passaggio ravvicinato dell’aereo, ma anche le batterie antiaeree che aprono il fuoco nel tentativo di abbatterlo. Apparentemente scambiato per un drone ucraino, le caratteristiche dell’aereo e il suono del motore radiale suggeriscono fortemente che si tratti di un Antonov An-2, noto anche con il nome in codice Nato “Colt”.

L’An-2, progettato da Antonov e prodotto a partire dal 1947 nell’allora Ucraina sovietica, è un velivolo che, nonostante l’età, continua a dimostrare la sua utilità in vari contesti. In Russia l’An-2 è infatti ancora utilizzato per scopi commerciali ma anche in alcune operazioni militari: la sua struttura biplana, combinata con la copertura in tessuto delle ali e la capacità di volare a velocità molto basse, lo rende difficile da rilevare da parte dei sistemi radar. Questo lo rende ideale per missioni che richiedono discrezione e capacità di eludere i sistemi di difesa aerea nemici.

L’incidente di Salavat mette in luce la possibilità che l’An-2 sia stato utilizzato in modo innovativo, forse come drone kamikaze o come esca per saturare le difese aeree russe. L’Ucraina ha già dimostrato in passato la capacità di lanciare attacchi a lungo raggio con droni, colpendo obiettivi a centinaia di chilometri di distanza, inclusa la capitale Mosca. La conversione di velivoli pilotati come l’An-2 in droni kamikaze offre vantaggi significativi, grazie allo spazio disponibile per carichi esplosivi e serbatoi di carburante aggiuntivi che ne estendono l’autonomia.

L’idea di riadattare l’An-2 non è nuova. Durante il conflitto del 2020 nel Nagorno-Karabakh, anche l’Azerbaigian ha impiegato An-2 modificati come droni esca semi-autonomi. I piloti azeri portavano l’aereo in quota e impostavano una rotta predefinita prima di lanciarsi con il paracadute. Questi velivoli continuavano a volavare fino a essere abbattuti o fino all’esaurimento del carburante, riducendo l’efficacia complessiva delle difese armene costringendole a rivelare le proprie posizioni e consumare preziose risorse antiaeree.

Anche l’aeronautica della Repubblica Popolare Cinese ha sviluppato una variante dell’An-2, lo Y-5, adattato recentemente per il trasporto di carichi senza pilota, con potenziali applicazioni sia civili che militari. Nonostante i numerosi tentativi di aggiornare e migliorare il design dell’An-2, nessuna versione successiva ha raggiunto lo stesso livello di successo e versatilità.

Anche la Corea del Nord mantiene una flotta di An-2 per infiltrare commando oltre le linee nemiche, sfruttando la capacità dell’aereo di decollare e atterrare su piste molto corte, incluse strade o campi non preparati. Anche la Corea del Sud utilizza An-2 per addestrare le proprie forze a contrastare tali minacce.

L’An-2 continua dunque ad essere estremamente utile in contesti militari moderni, e l’episodio di Salavat ne è solo l’ultima conferma. Che venga impiegato con o senza pilota, questo velivolo anacronistico dimostra che nella guerra di oggi, nonostante l’avanzare delle tecnologie aeronautiche, anche gli apparecchi più datati possono trovare nuove forme di utilità.

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