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La crisi d’agosto rischia di mettere in secondo piano tanti dossier strategici per il Paese. Tra questi c’è quello aerospaziale, per cui si richiede a chiunque erediterà la responsabilità di governo la capacità di avere, con apposita prontezza, un occhio di riguardo. Per lo Spazio si avvicina infatti un appuntamento decisivo, la riunione ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (Esa), in programma a Siviglia il prossimo novembre. Definirà il futuro del comparto nel Vecchio continente, i programmi, gli investimenti e i ritorni di lavoro. Dal programma scientifico fino ai lanciatori, passando per la governance e le figure di vertice, tante sono le decisioni importanti.

VERSO LA MINISTERIALE ESA

La recente legge di riforma prevede la delega del settore da parte del premier a un sottosegretario, affidata da Giuseppe Conte a Giancarlo Giorgetti, deputato anche a presiedere il Comitato interministeriale (Comint) insediato a palazzo Chigi, vera e grande novità della legge 7 del 2018, che ha già prodotto diversi documenti strategici. Proprio Giorgetti avrebbe dunque partecipato al vertice spagnolo. Ora l’incertezza regna sovrana, tra carte che si rimescolano e poltrone che vengono riassegnate, ma la rilevanza dell’appuntamento invernale impone una parola d’ordine: continuità. A favorirla c’è la Struttura di coordinamento di palazzo Chigi, che supporta il Comint ed è guidata dall’ammiraglio Carlo Massagli, consigliere militare del presidente del Consiglio.

IL PUNTO DEL PROFESSOR GAUDENZI

“In questi anni, il Paese è stato in grado di realizzare una politica di sistema e i governi che si sono succeduti hanno mantenuto una linea di indirizzi generali”, ci ha spiegato il professor Paolo Gaudenzi, direttore del Dipartimento di ingegneria meccanica e aerospaziale della Sapienza di Roma. “Ciò ha favorito molto lo sviluppo del settore, poiché ha dato una visione programmatica pluriennale che resta necessaria in un campo in cui i progetti non si possono improvvisare, sebbene si stia assistendo a una sempre maggiore agilità e ai ritmi incalzanti del mercato dei servizi, quello relativo ad esempio alle telecomunicazione e alla navigazione”. Molto resta tuttavia ancora da fare, a partire “dal reclutamento dei giovani ricercatori universitari, su cui appare fondamentale un piano del governo”. Si tratta di “aprire posizioni di rilievo ai giovani, così da salvaguardare la necessaria crescita di competenze multidisciplinari, che integrino la tradizionale formazione aerospaziale con temi come cyber o Internet dello cose”. Perché? “Per fornire servizi sempre più adeguati e potenziare la ricerca scientifica”.

ASTROLUCA SULLA STAZIONE SPAZIALE

Le potenzialità ci sono, come sta dimostrando in queste settimane il nostro astronauta Luca Parmitano, portabandiera di tante competenze eccellenti. Da oltre un mese è a lavoro a bordo della Stazione spaziale internazionale, di cui sarà comandante dal prossimo ottobre. Nei giorni scorsi è stato tra i protagonisti dell’arrivo a bordo del robot russo Fyorod. Dopo un primo attracco fallito, la navicella Soyuz si è agganciata alla Stazione grazie allo spazio lasciato libero dalla MS-13, quella con cui arrivò AstroLuca, spostata manualmente ad altro “parcheggio”. Insieme all’umanoide, è arrivato tanto carico utile per gli inquilini dell’avamposto spaziale, comprese Mini-Euso, uno dei sei esperimenti italiani per la missione Beyond di Parmitano. Si tratta di un telescopio di nuova generazione per lo studio della Terra in ultravioletto, sviluppato dall’Agenzia spaziale italiana con l’omologa russa Roscomos e la collaborazione di numerosi centri di ricerca della Penisola.

LA NECESSITÀ DI INVESTIRE

Come i tanti altri traguardi spaziali del nostro Paese, si basa sulla capacità di fare investimento, necessità ancora più forte in vista della ministeriale Esa. Francia e Germania hanno infatti già palesato le rispettive ambizioni per guidare lo sviluppo europeo del settore, con livelli di investimento elevati e capacità programmatica di lungo respiro, pure nel campo della Difesa. Da ultimo l’ha dimostrato Emmanuel Macron, che a metà luglio ha annunciato in pompa magna il nuovo comando spaziale francese, parte di un ampio programma sostenuto da abbondanti risorse.

ESIGENZE DI SUPPORTO BIPARTISAN

L’Italia, nonostante gli sforzi dell’industria, della ricerca e delle Forze armate (con l’Aeronautica militare già impegnata tra suborbitale e accesso allo Spazio), rischia pesanti passi indietro se non mette sul piatto risorse rilevanti.. Per la politica, pur in una fase di incertezza, ciò significa assicurare al settore continuità e supporto bipartisan, “o meglio tripartisan, ormai”, ha notato Gaudenzi. “Ci deve essere – ha notato il professore – un’impostazione politica condivisa per spazio e aerospazio, tesa al rafforzamento delle componenti istituzionali e private che in questo settore si trovano a lavorare insieme”. A fine luglio, un segnale era arrivato dalla prima riunione del nuovo Intergruppo parlamentare per l’aerospazio, con l’adesione di circa 80 tra deputati e senatori a meno di un mese dal suo lancio, avvenuto dopo l’esperienza positiva della passata legislatura. Si aggiungeva alla nuova governance, con il prezioso supporto tecnico-scientifico dell’Agenzia spaziale italiana guidata da Giorgio Saccoccia. Tutto questo andrà portato avanti anche dal prossimo governo, qualunque esso sia. La ministeriale Esa si avvicina.

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