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Il presidente russo Vladimir Putin ospita per tre giorni di visita di Stato l’omologo cinese Xi Jinping per un incontro che ha un’immensa profondità strategica e che rappresenta il nodo geopolitico globale del presente e del futuro. “Negli ultimi sei anni ci siamo incontrati quasi trenta volte – ha detto Xi nella prima conferenza stampa appena arrivato a Mosca – la Russia è il Paese che ho visitato più volte e il presidente Putin è il mio migliore amico e collega”.

INTERESSI OLTRE L’EMPATIA

Dove porta questa che Politico ha definito la “panda diplomacy” (dato che Xi ha regalato una coppia di panda a Putin per lo zoo di Mosca)? In che cosa consiste questa amicizia, questo allineamento tra potenze che via via negli ultimi anni è diventato sempre più palpabile? “I concetti di amicizia ed inimicizia personale hanno una rilevanza molto limitata nella politica internazionale” risponde a Formiche.net Germano Dottori, docente di Studi Strategici alla Luiss Guido Carli e Consigliere scientifico di Limes. “Anche se la chimica tra gli individui può agevolare lo sviluppo di una relazione di più alto profilo tra gli Stati coinvolti – continua Dottori – la politica internazionale segue la legge degli interessi. In questo momento le difficoltà esistenti con gli Stati Uniti e con l’Europa stanno evidentemente costringendo la Russia a guardare ad Est. Sono persuaso che si tratti di una dinamica dannosa, tanto per noi quanto per loro”.

GLI AMBITI DI CONTATTO

Su quali macro-ambiti? “In prospettiva, il successo della Belt and Road Initiative cinese (il piano geopolitico-infrastrutturale con cui Xi intende unire Pechino all’Europa e integrare l’Eurasia in un blocco, ndr) implica per Mosca il rischio di un accerchiamento terrestre completo e un drastico ridimensionamento dell’influenza esercitata sull’Asia Centrale. Se scelgono questa strada, è perché li stiamo mettendo con le spalle al muro”. Secondo il docente italiano “le aperture fatte ai cinesi nel campo del 5G fanno riflettere, anche se non ne conosciamo l’ampiezza reale. Dovremmo chiederci se e quanto ci convenga continuare su questa traiettoria. Per Washington, invece, il pericolo è quello di essere progressivamente tagliata fuori dall’intera Eurasia. La penetrazione cinese sembra inarrestabile e procede con modalità opache ed innovative, rispetto alle quali sembriamo incapaci di difenderci”.

CAPIRE TRUMP

La dimensione di questi rapporti tra Cina e Russia non può prescindere da un ragionamento sugli Stati Uniti: qual è il ruolo di Donald Trump in queste dinamiche? “A mio avviso, Trump ha compreso da tempo che la Russia non costituisce una vera minaccia alla supremazia planetaria degli Stati Uniti”, premette Dottori. In questi giorni è uscito il suo “La visione di Trump. Obiettivi e strategie della Nuova America“, un testo edito da Salerno Editrice, fondamentale per capire come la presidenza Trump non sia una deviazione da un percorso, un incidente della storia, ma il risultato di un processo iniziato dopo la caduta del Muro di Berlino che proseguirà anche post-Trump. “Da uomo d’affari quale è – continua Dottori sul presidente americano – apprezza istintivamente i limiti della sfida portata da una potenza il cui Pil è paragonabile a quello del nostro Paese (la Russia, ndr) e la considera un potenziale fattore d’ordine in regioni caotiche del mondo in cui gli americani non vogliono più vedere i loro soldati. Di contro, Trump è preoccupato dallo sviluppo impetuoso delle capacità cinesi”.

LA CINA AL CENTRO DELLO SVILUPPO STRATEGICO AMERICANO

“Pechino sta sfidando l’America sul terreno delle tecnologie emergenti e nella corsa allo spazio, che è tornata ad avere implicazioni strategiche di grande rilevanza. I cinesi hanno inviato una sonda sulla faccia nascosta della Luna e ormai presidiano anche un’orbita cruciale ai fini del controllo delle rotte tra la Terra e il suo satellite naturale”. Per Dottori è “inimmaginabile che l’America resti passiva rispetto ad una dinamica del genere, che mette in gioco la sua posizione nel mondo e il suo stesso tenore di vita. Il destino storico della presidenza Trump si misurerà soprattutto sull’esito del tentativo di riorientare la postura globale degli Stati Uniti, ponendo al suo centro il contenimento dell’espansione cinese”. Che ruolo ha la Russia in questo piano? “L’idea di una grande riconciliazione con la Russia s’inserisce precisamente in questa cornice. La suggerisce la logica del realismo politico, cui Trump è sensibile. Ma incontra ancora ostacoli importanti negli Stati Uniti, non solo perché pesa l’eredità culturale della Guerra Fredda, ma anche perché sull’integrazione economica sino-americana hanno scommesso importanti stakeholders statunitensi”.

 

 

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