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Bruxelles si “allinea” ufficialmente a Washington, Nicosia e Atene sulla crisi del gas a Cipro. E prepara sanzioni trumpiane contro la Turchia, rea di aver avallato perforazioni illegali tanto nella Zona economica esclusiva cipriota quanto nelle isole greche del Mediterraneo orientale. Una mossa che, dopo lo stimolo lanciato dall’alto commissario Federica Mogherini, mette un punto fisso e indispensabile nella vicenda che vede Ankara procedere a strattoni, con rivendicazioni (territoriali, marine ed energetiche) che il diritto internazionale non le garantisce.

QUI BRUXELLES

Il Consiglio europeo di ieri ha prodotto la reazione ufficiale dell’Ue contro le policies del governo Erdogan. In primis ha manifestato una serie di preoccupazioni per le attività illegali condotte dalle due navi turche, che hanno un grave impatto non solo nelle relazioni Ue-Turchia, ma evidentemente anche nella geografia degli equiibri in due quadranti strategici come quello euro-mediterraneo e quello mediorientale. In secundis ha deciso per azioni sanzionatorie, per cui l’Ue “si appresta a rispondere in modo adeguato e in piena solidarietà con Cipro”. Ed è questa la fisiologica conseguenza contro una lunga serie di atti provocatori e lontani dalla volontà manifestata a parole di risolvere la controversia a Cipro che la Turchia ha messo in campo, con l’obiettivo di inserirsi nello sfruttamento degli idrocarburi pur non avendo appigli legislativi.

SANZIONI

Nella seduta di ieri il Consiglio europeo ha ripercorso le precedenti conclusioni del 22 marzo 2018, che già condannavano fermamente le attività illegali turche, che non sono state minimamente intaccate dai richiami Ue. Anzi, il presidente turco Erdogan ha sempre replicato che non muterà di un solo centimetro la propria strategia in quei fazzoletti di acque così determinanti per la politiche di alleanze e influenze dei prossimi trent’anni. A questo punto il cronoprogramma europeo prevede che vengano vagliate una serie di opzioni per misure appropriate, ovvero un elenco di azioni che potranno essere intraprese contro persone, aziende e soggetti coinvolti nelle perforazioni illegali. Si tratta nello specifico di un congelamento di fondi, di una possibile black list fino a sanzioni sullo stile di quelle adottate nel caso Russia-Crimea. Le proposte verranno poi votate a maggioranza qualificata prima di renderle operative, per cui occorreranno i tempi tecnici che non sono definiti in giorni ma in settimane. E nel frattempo il rischio più prossimo è che si possa verificare un “incidente” sull’asse Ankara-Nicosia-Atene visto che le due navi turche sono nelle acque in questione e tutte le Marine sono all’erta.

STRATEGIA

I servizi ellenici, secondo alcune fonti diplomatiche, avrebbero innalzato il livello di monitoraggio dopo che esattamente un anno fa Ankara ha iniziato a effettuare gli sconfinamenti aerei sui cieli greci non più solo con i suoi F-16 ma anche con i nuovi droni made in Turkey. Erano i giorni in cui da Incirlik rimbalzava la voce del progressivo disimpegno americano dalla base turca, con un grande Galaxy Usa che aveva provveduto a spostare mezzi e uomini in terra di Grecia. Ad oggi e dopo dodici mesi di alta tensione la Marina e l’Aeronautica ellenica sono in allerta per “possibili sviluppi” che potrebbero portare ad un contatto ravvicinato, così come accaduto lo scorso anno, con un Mirage greco che precipitò in mare con il suo pilota dopo una missione e che fece dire all’allora ministro della difesa Panos Kammenos che si era trattato di un episodio sull’asse della tensione ellino-turca.

SCENARI

A questo punto un ruolo chiave nel cronoprogramma della procedura sanzionatoria lo avrà Ankara: se nel prossimo mese mostrerà di perseguire la sua escalation delle attività illegali nella Zee cipriota, allora non si potrà tornare indietro. Lo ha detto apertamente il presidente cipriota Nikos Anastasiadis alla cancelliera tedesca Angela Merkel a margine dell’incontro dei leader del Partito popolare europeo. Anche Donald Tusk è dello stesso parere, come ha fatto intendere con un tweet ad hoc (si aspetta che il Consiglio europeo confermi la sua piena solidarietà con Cipro, nonché la sua disponibilità a rispondere in modo appropriato). Su Nicosia si sta concentrando una rete di appoggi, con anche l’Irlanda che per bocca di Leo Varantgkar sposa la difesa della sua sovranità nelle acque territoriali contro il governo turco.

Anche perché se le sanzioni del gas dovessero diventare operative, si sommerebbero a quelle americane per il caso dei missili S-400, che la Turchia ha acquistato da Mosca in contrapposizione al suo status di membro Nato, aprendo di fatto un altro fronte in un momento complicatissimo, con la situazione economica che non migliora, con la lira turca nell’occhio del ciclone e con gli equilibri che andranno gioco-forza rivisti dopo i fatti in Iran.

twitter@FDepalo

 

Gas a Cipro, anche il Consiglio europeo contro Ankara: sì a sanzioni

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