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È vero, gli Stati Uniti sono in contatto con un ampio numero di esponenti del chavismo, e sarebbero disposti ad accettare che alcuni di loro accompagnino il presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó, in un eventuale governo di transizione in Venezuela. Non sarebbero però ammessi i nomi forti del regime di Nicolás Maduro: Tareck el Aissami e Diosdado Cabello.

Parole dell’inviato speciale degli Stati Uniti per il Venezuela, Elliott Abrams. Secondo l’agenzia Ap, nei negoziati con Washington ci sarebbe Cabello, ma la notizia è stata smentita dal diretto interessato.

I LIMITI DEI NEGOZIATI

In un’intervista concessa al quotidiano El Nuevo Herald di Miami Abrams ha spiegato che il governo degli Stati Uniti rispetterebbe un eventuale decisione di Guaidó per formare un governo di unità nazionale insieme a dirigenti del Partito Socialista Unito del Venezuela di Maduro. Tuttavia, resta la condizione che non siano coinvolti in indagini per narcotraffico o ricercati dalla giustizia americana. “Certamente potremmo stabilire un limite per escludere chi è coinvolto in narcotraffico – ha spiegato l’inviato dell’amministrazione Trump – e ci sono altri esempi nel mondo, dove persone di questo tipo sono state legate al governo e noi abbiamo detto che non siamo disposti a trattare con loro”.

Cabello e El Aissami sono stati sanzionati dal Dipartimento del Tesoro americano perché sospetti di fare parte del Cartel de los Soles: “Tareck el Aissami ha accuse negli Stati Uniti. Noi non lavoreremo con una persona così. Ed è difficile vedere un governo di transizione, di unità nazionale, con gente di questo tipo”.

Per Abrams un eventuale governo di transizione americano escluderebbe anche Maduro, che deve prima lasciare il potere per avviare nuove elezioni libere e trasparenti in Venezuela. “Abbiamo incontrati molti esponenti del chavismo che accusano Maduro di distruggere il loro progetto politico”, ha aggiunto.

In un programma trasmesso dall’emittente di Florida EVTV, il giornalista Antonio María Delgado ha detto che Abrams è convinto che la fine della crisi del Venezuela avverrà quest’anno. Secondo Delgado, l’alto funzionario americano ha verificato profonde fratture all’interno del regime di Maduro. Ma colpire definitivamente figure così al crimine organizzato non sarà facile.

UNA CRISI CON RADICI ANTICHE

Ed è che la crisi venezuelana non nasce da poco. Daniel P. Erikson, membro del Centro Biden dell’Università di Pennsylvania, e già consigliere dell’ex presidente americano Joe Biden, ha spiegato in un’intervista al sito Infobae, che la situazione che patiscono i venezuelani è iniziata anni fa: “La crisi del Venezuela non è cominciata il 23 gennaio del 2019 o a maggio del 2018, ma probabilmente più di 20 anni fa. Perché questo Paese ha vissuto più di 20 anni di chavismo […] Gli effetti politici ed economici sono molto profondi e non si possono cambiare da un giorno l’altro”.

Erikson, che fa parte del team del pre-candidato elettorale del Partito Democratico Biden in vista delle elezioni presidenziali americane del 2020 ed è direttore dell’agenzia di consulenza Blue Star Strategies, guarda scettico la battaglia di Guaidó, nonostante il sostegno internazionale: “Maduro si è mantenuto al potere, anche se molti lo considerano illegittimo. Lui resta al palazzo di governo perché ha il controllo delle Forze Armate, del petrolio, anche se produce molto meno, ma durerà ancora per molto […] La pressione economica è molto importante, ma non basterà per provocare un cambio in Venezuela”.

L’ex consigliere della Casa Bianca non vede come un’alternativa reale l’intervento militare americano in Venezuela: “Il Partito Democratico è completamente in disaccordo. E il Partito Repubblicano anche […] Non ci sono molti benefici […] (In Venezuela) ci sono forze domestiche e altri Paesi come Russia e Cina giocano ruoli molto importanti”.

UN PONTE TRA CARACAS E PYONGYANG

Ma non solo… Mentre continua la pressione internazionale contro il regime, Nicolás Maduro stringe rapporti con nuovi alleati, tra cui la Corea del Nord. In una cerimonia ampiamente raccontata sui social della delegazione diplomatica russa a Pyongyang, il leader socialista del Venezuela inauguro una nuova ambasciata nordcoreana a Caracas. Il viceministro di Rapporti esteri del governo di Maduro per l’Asia, Medio Oriente e Oceania, Rubén Darío Molina, festeggiò la visita del viceministro di Rapporti esteri della Corea del Nord, Pak Myong Guk. Da quanto è stato riferito dall’agenzia nordcoreana NK News, l’apertura di questa sede diplomatica servirà per fortificare l’alleanza contro “attacchi e minacce dell’imperialismo americano […] Cercano di inginocchiarci per la nostra ferrea ideologia e il desiderio di raggiungere progresso economico e sociale […] Ma non potranno contro di noi”.

Pak ha riferito l’intenzione del governo di Pyongyang di aumentare e sviluppare i rapporti amicizia e cooperazione con il Venezuela: “Quest’alleanza si fortifica con la fiamma di una comune anti-imperialista, a favore dell’indipendenza e del socialismo”. L’inaugurazione avviene pochi giorni dal viaggio in Corea del Nord del figlio di Maduro, Nicolás Maduro Guerra.

Dopo la Russia, la Corea del Nord. Maduro è con l’acqua alla gola. Ecco perché

È vero, gli Stati Uniti sono in contatto con un ampio numero di esponenti del chavismo, e sarebbero disposti ad accettare che alcuni di loro accompagnino il presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó, in un eventuale governo di transizione in Venezuela. Non sarebbero però ammessi i nomi forti del regime di Nicolás Maduro: Tareck el Aissami e Diosdado Cabello.…

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