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Giro completo fino a ritornare dove si era ancora prima di partire? No, con una differenza: Giuseppe Conte. Andiamo per ordine, però, perché dopo una serie interminabile di dichiarazioni, contro dichiarazioni, lettere e post, la proposta di armistizio tra le due forze di governo potrebbe passare per il taglio dei parlamentari, da una parte, e la linea dura sui migranti dall’altra. Per arrivarci, però, c’è di mezzo il voto di fiducia al presidente del Consiglio, che è forse il primo – e unico – obiettivo di Matteo Salvini.

“A differenza del Pd, la Lega ha già votato e voterà ancora per il taglio dei parlamentari – ha detto Matteo Salvini -. Bene il risparmio di mezzo miliardo di euro per gli Italiani. Ancora meglio il risparmio di due miliardi di euro grazie alla politica seria e coraggiosa dei PORTI CHIUSI”, tradotto: si fa passare la riforma costituzionale del taglio dei parlamentari tanto cara ai 5 Stelle, a patto che si lasci a Salvini mano libera sulla gestione dei migranti.

Tutto come prima della mozione di sfiducia, a ben vedere, ma l’obiettivo di Salvini potrebbe essere uno solo: Giuseppe Conte. Il leader della Lega potrebbe volere la testa del premier che con la lettera ha fatto un passo avanti non da poco, passando da imparziale mediatore tra le due forze di governo ad attore protagonista di una crisi di mezzo agosto. Salvini, dopo tutto, pur avendo per molti sbagliato i tempi per aprire la crisi, è riuscito a portare il suo partito dal 3 a oltre il 30% di consensi, e forse quelle che per alcuni sono state mosse sconsiderate, sono una strategia per eliminare politicamente il suo peggior nemico.

Conte, dopo tutto, da presidente del Consiglio ha potuto approfondire e saldare rapporti con leader internazionali, da Trump a Merkel, ma non sol. L’idea che il premier stia conquistando una sua leadership politica con tanto di suo partito personale (come ricostruì in un retroscena Luigi Bisignani su Il Tempo che tanto rumore ha prodotto), non è mai andata giù a Matteo S.

Tra le proposte fatte da Salvini ai suo ex alleati di governo, allora, secondo una ricostruzione di Dagospia, ci sarebbe anche Palazzo Chigi per Luigi Di Maio. Il Movimento 5 Stelle si è affrettato a smentire. “Ci sono voci insistenti che Salvini stia facendo un tentativo di ricucire con il Movimento”, hanno detto fonti parlamentari Pd riportate dall’Ansa, ma secondo Dago ai 5 Stelle non dispiacerebbe: sarebbe, dopo tutto, l’unica possibilità di conservare più ministeri possibile.

Da parte sua, Conte, ha ancora il cerino in mano (così come M5S): il calendario dei lavori parlamentari vede, infatti, Conte riferire al Senato il 20 agosto e il voto sul taglio dei parlamentari alla Camera il 22. E mentre il valzer di metà agosto continua, la lunga partita a poker sta per giungere al termine: Salvini, ma anche Conte, dovranno scoprire le carte e il premier dovrà decidere se fare orecchie da mercante oppure dimostrare una leadership effettiva salendo al Quirinale e aprendo quindi una nuova partita: quella decisiva.

Così la Lega vuole tentare i 5 Stelle (chiedendo la testa di Conte?)

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