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Washington, Bruxelles e Parigi con Nicosia e contro Ankara, Londra fuori dalla posizione atlantica. Si “arricchisce” con i francesi la squadra che si schiera con Cipro dopo le minacce turche di voler procedere alla perforazione illegale a caccia di gas della Zona economica esclusiva dello stato membro Ue.

E mentre Nicosia ha protestato ufficialmente dopo le parole del ministro inglese per l’Ue Alain Duncan, Erdogan risponde con un’imponente esercitazione navale nel Mediterraneo orientale, che inquieta anche Atene. Alcuni media si spingono a parlare di prove generali di invasione.

DIPLOMAZIA ATLANTICA

Il Dipartimento di Stato americano (molto attivo in Grecia e nell’Egeo dopo il progressivo disimpegno Usa dalla base turca di Incirlik) è stato il primo a esprimere preoccupazione per l’azzardo turco, seguito dalla protesta ufficiale di lady Pesc Federica Mogherini. Ora arriva anche il sostegno di Parigi con il ministro della Difesa Florence Parly che condanna le recenti provocazioni turche nella Zona economica esclusiva di Cipro (ZEE) riaffermando il forte sostegno di Parigi a Cipro.

Parly ha ricevuto il suo omologo cipriota Savvas Angelides che l’ha informata sulle recenti azioni turche in merito all’ingresso della nave di perforazione turca “Fatih” nella ZEE per attività illegali di esplorazione di idrocarburi. Durante il loro incontro, Angelides e Parly hanno anche discusso della possibile risposta alle azioni turche nel contesto dell’Unione europea e hanno riaffermato per iscritto l’intenzione dei due paesi di cooperare per il rafforzamento delle capacità navali di Cipro e per un’ampia cooperazione militare tra le forze navali dei due paesi. Parigi potrebbe potenziare la marina cipriota con nuovi mezzi.

Dopo Washington e Bruxelles, dunque, ora anche Parigi si schiera con Nicosia (Roma silente) mentre Londra suona una nota stonata: Cipro ha protestato ufficialmente in Gran Bretagna definendo “inaccettabili” le osservazioni fatte dal ministro inglese per l’Ue Alain Duncan che ha messo in discussione il suo diritto di sfruttare le riserve energetiche offshore mentre l’isola rimane divisa. Se si riverberano le singole reazioni alla nazionalità dei players presenti a Cipro, si nota che lì operano già l’americana Exxon, la francese Total e l’italiana Eni.

QUI ANKARA

Ma la tensione nel Mediterraneo orientale sta salendo ulteriormente anche per l’avvio, proprio in questi giorni di crisi sul versante del gas, di una mega esercitazione militare turca fino al prossimo 25 maggio nell’Egeo e nel Mar Nero: il fatto ha messo in allarme la Marina di Usa e Francia.

Saranno impiegate 131 navi da guerra, 57 aerei, 33 elicotteri e 25.900 militari: le forze navali turche realizzeranno esercizi strategici e operativi con scenari simili a situazioni di tensione di crisi e in tempo di guerra. In Grecia alcuni media parlano di “prove di invasione” con riferimento alle isole contese (quelle del Dodecaneso) che Erdogan rivendica quando attacca la legittimità del trattato di Losanna. Un revisionismo storico che il Presidente turco porta avanti da tre anni, chiedendo 18 atolli greci nell’Egeo, in contrasto il trattato del 1923 (con anche al lavoro l’intelligence di Ankara).

Il ministro della Difesa Hulusi Akar ha insistito affinché la Turchia prendesse tutte le misure necessarie per “proteggere i suoi diritti nel Mediterraneo e nei mari dell’Egeo e a Cipro” ma di fatto violando leggi e trattati internazionali. Una mossa che ha provocato una nuova reazione da parte dell’Ue, con l’Alto commissario per la politica estera, Federica Mogherini, che nuovamente ha invitato Ankara a fare marcia indietro annullando i propri piani di trivellazione offshore: “Chiediamo con urgenza alla Turchia di mostrare moderazione, rispettare i diritti sovrani di Cipro nella sua zona economica esclusiva e astenersi da qualsiasi azione illegale, a cui l’Unione europea risponderà in modo appropriato e in piena solidarietà con Cipro”, ha detto dopo il vertice con i ministri degli esteri dell’UE a Bruxelles.

SCENARI

E’chiaro che non è l’esercitazione in sé a tenere banco, quanto la sua concomitanza con la crisi internazionale che si sta distendendo lungo due quadranti strategici come quello euromediterraneo e quello mediorientale. I turchi testeranno i nuovi sistemi di armi nazionali tra cui spicca il drone made in Turkey e la nuova nave di difesa Albatros.

Esattamente da un anno, la Turchia ha operativi tutti i suoi 35 droni per ricognizione e attacco del tipo Bayraktar Tactical Block con bombe laser, di fabbricazione locale che dalla Siria sono stati “spostati” sull’Egeo, con l’obiettivo di pattugliare il Mediterraneo orientale al posto dei caccia tradizionali. E non senza incidenti diplomatici con la Grecia. Come nell’aprile del 2018 quando un radar di Rodi aveva avvistato un drone della Marina turca sui cieli dell’isola greca in violazione dello spazio aereo, con due Mirage che in seguito lo avevano messo in fuga.

Il mezzo Uav, protagonista assoluto dell’Eurasia Airshow 2018, che si è svolto dal 24 al 29 aprile ad Antalya, sulla costa orientale del Mediterraneo, è nato dallo sforzo di Kale Baykar, joint venture di Baykar Makina e Kale Group. I lavori sono iniziati nel 2007 e il prototipo ha effettuato il suo primo volo nel 2009.

twitter@FDepalo

 

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