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Nicolás Maduro non si è pronunciato riguardo alle nuove elezioni in Venezuela e l’Unione europea sembra reagire di conseguenza. Dopo il pronunciamento di Regno Unito, Germania, Spagna e Francia, Bruxelles spera che altri Paesi europei seguano la stessa linea, quella di riconoscere Juan Guaidó come presidente ad interim del Venezuela.

Il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha dichiarato che Parigi considera legittimo il ruolo del leader dell’opposizione venezuelana con l’obiettivo di organizzare il voto. In un’intervista a France Inter, Le Drian ha dichiarato che considera che “Juan Guaidó abbia la legittimità per indire delle elezioni presidenziali […] Il popolo è in strada, il popolo vuole il cambiamento”.

Anche Madrid ha riconosciuto “ufficialmente Juan Guaidò come presidente legittimo del Venezuela”. Con una dichiarazione ufficiale dal palazzo della Moncloa, il premier spagnolo Pedro Sánchez ha detto che a breve la Spagna potrebbe presentare le prime proposte per contribuire nel processo di transizione del Paese.

Mantenendo l’appoggio alla ricerca di una soluzione pacifica, anche Stoccolma si è schierata a favore di Guaidó. Il ministro di Affari esteri svedese, Margot Wallström, ha dichiarato alla tv pubblica SVT che “in questa situazione sosteniamo e consideriamo Guaidó come presidente legittimo ad interim”. Ha spiegato che la Svezia non ha mai riconosciuto la legittimità delle elezioni presidenziali del 2018 vinte da Maduro, per cui Guaidó è l’unico rappresentante legittimo del popolo venezuelano. Anche Copenaghen, con un comunicato del ministro degli Esteri danese, Anders Samuelsen, si è allineata con l’opposizione venezuelana.

E infine è arrivata l’approvazione di Londra. Il ministro degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, ha dichiarato che “assieme con i suoi alleati europei riconosce Juan Guaidó come presidente ad interim del Venezuela fino a quando si potranno tenere elezioni credibili […] Nicolas Maduro non ha convocato le elezioni presidenziali entro il limite di otto giorni che avevamo stabilito”. Il governo britannico spera che con questo sostegno si possa avviare una soluzione per la crisi umanitaria del Venezuela.

Nel quadro europeo resta silente l’Italia. Secondo RT News, l’Italia avrebbe imposto un veto nel riconoscere Guaidó come leader provvisorio del Venezuela durante una riunione informale dei ministri degli Esteri europei il 31 gennaio in Romania. La notizia è stata confermata all’emittente da parte di una fonte vicina al Movimento 5 Stelle.

Tutti silenti tranne il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Durante l’intervento alla inaugurazione del centro rifugiati Astalli a Roma, il capo dello Stato ha confermato che la crisi venezuelana è particolarmente rilevante anche per l’Italia, dato il legame stretto tra i due Paesi: “Questa condizione ci richiede senso di responsabilità e chiarezza su una linea condivisa con tutti i nostri partner e alleati dell’Unione europea […] non può esserci né incertezza né esitazione tra volontà popolare e richiesta di autentica democrazia da un lato e dall’altro la violenza della forza e le sofferenze della popolazione civile”.

In questo senso, Guaidó si è rivolto alla coalizione di governo italiano in un’intervista concessa al Corriere della Sera. “L’Italia segua l’Europa: non c’è tempo […] ascoltate la voce degli italiani che vivono in Venezuela […] La via del dialogo è esaurita. Non c’è stallo e non c’è alcuna possibilità che l’attuale situazione in Venezuela si stabilizzi. Da qui possiamo andare soltanto a un cambiamento radicale”.

Il giovane politico ha confessato che “non è facile capire la politica italiana o le difficoltà interne del vostro governo ad assumere certe posizioni. Immagino che anche il resto del mondo non possa capire fino in fondo come funzionano le cose da noi. Ma qui ci sono alcuni fatti evidenti che in Italia si devono conoscere. In Venezuela negli ultimi quindici anni sono morte a causa della violenza 250.000 persone. Nel nostro Paese c’è stato un bagno di sangue a causa dell’esplosione della criminalità, alla quale vanno aggiunte le azioni delle forze di repressione di Maduro che hanno commesso innumerevoli violazioni dei diritti umani comprese vere e proprie esecuzioni. Questa è la triste realtà del nostro Paese, sono fatti”. Secondo Guaidó, se i governi europei vogliono contribuire a risolvere la crisi venezuelana, “devono muoversi in blocco affinché le forze che ancora sostengono Maduro sentano tutto il peso della pressione diplomatica e politica dell’Europa”.

Dalla parte del regime di Maduro ci sono Turchia e Corea del Nord, che hanno riconfermato il loro sostegno. Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, sostiene che i Paesi che riconoscono Guaidó come presidente contribuiscono ad alimentare la crisi e dovrebbero impegnarsi soltanto nella mediazione. In una nota ufficiale ripresa dalla Korea Central News Agency, il regime di Kim Jong-un sostiene che “qualsiasi tentativo da parte di forze esterne per rimuovere un presidente legittimamente eletto, secondo la Costituzione di uno Stato sovrano, è un interferenza non mascherata negli affari interni”.

La prossima data importante sulla vicenda venezuelana è giovedì 7 febbraio. Quel giorno l’Unione europea parteciperà insieme all’Uruguay in una prima riunione del gruppo di contatto internazionale sul Venezuela nella città di Montevideo.

L’Europa si stringe su Guaidó. Dall’Italia solo la voce di Mattarella

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