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Dopo le provocazioni turche sul gas a Cipro si potrebbe alzare ulteriormente il livello di tensione in quel fazzoletto di acque del Mediterraneo orientale così decisive per il futuro del dossier energetico. La fregata della Flotta russa del Mar Nero, Ammiraglio Grigorovich, sta arrivando a Cipro, dove domani trascorrerà la Giornata della Vittoria nel porto di Limassol. Lo ha annunciato il portavoce della Flotta del Mar Nero.

Anche se si tratta di una visita programmata, rischia di incrociarsi con altri mezzi che “popolano” in queste settimane il Mediterraneo orientale. Tra cui spicca la gemella della nave turca Fatih che, come annunciato dal ministero degli Esteri di Ankara, raddoppierà presto le perforazioni nella Zee cipriota.

È CRISI

Gli effetti della volontà di Ankara di perforare nella Zona economica esclusiva di Cipro si stanno espandendo in maniera rapida, come ampiamente prevedibile. E i nuovi annunci del governo di Erdogan non contribuiscono a rasserenare gli animi. Da un lato sfida l’Onu, destinataria ieri di una lunga missiva da parte del presidente cipriota Nikos Anastasiades cui chiede proprio in queste ore di pronunciarsi sull’atavica questione della riunificazione di Cipro.

La Turchia punterebbe alla soluzione “due Stati-due popoli” ma senza rinunciare alla presenza militare sull’isola che conta 50mila soldati nella parte settentrionale occupata dal 1974. Obiettivo reale della mossa a tenaglia di Ankara è non perdere la partita per lo sfruttamento del gas, ma intanto come un non-ramoscello di ulivo alla comunità internazionale, ecco l’annuncio dell’esercito: entro due settimane i militari turchi andranno in Russia per essere addestrati all’impiego dei sistemi missilistici S-400. Un acquisto che di fatto è entrato in conflitto con lo status turco di membro Nato e che sta facendo naufragare l’arrivo degli F35 ad Ankara.

QUI ANKARA

Altro sale sulle ferite turco-cipriote lo ha sparso ieri il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, che in occasione di una press conference con l’omologo del Kirghizistan, Chingiz Aintarmeikov, ha deciso di parlare anche di politica estera nel Mediterrneo orientale, definendo un bluff retorico il mandato di cattura internazionale richiesto da Nicosia per la nave Fatih (“non prendiamo sul serio queste minacce”). Rivolgendosi all’Onu ha detto che la Turchia si sta muovendo “in conformità con la legge internazionale e fino ad oggi abbiamo chiesto alle Nazioni Unite e all’Ue di risolvere questo problema”, ovvero la convivenza con Cipro stato membro. Per poi chiarire il punto sovrano dell’intera questione: il predominio sul gas.

Il ministro degli Esteri turco ha detto che “nonostante gli approcci costruttivi, non si vuole condividere le riserve di gas e petrolio nella regione” aggiungendo che il dovere del suo governo è quello di proteggere interessi e diritti. “Questo è il nostro dovere e, senza alcuna esitazione, continueremo a fare ogni passo. E ovunque vorremo fare le indagini antisismiche le faremo. Pertanto continueremo a prendere i provvedimenti necessari”.

VOGLIAMO IL GAS

Passaggio sottolineato anche dal presidente Recep Tayyip Erdogan: ha assicurato che il suo Paese continuerà ad attuare il suo programma nel Mediterraneo orientale e sta cercando, come garante, di salvaguardare i diritti dei turco-ciprioti nel Mediterraneo sud-orientale. “Tutto il popolo di Cipro possiede ciò che emerge da queste acque, quelli nel sud e nel nord sono uguali proprietari”. E ha provocatoriamente commentato l’appello degli Stati Uniti e dell’Ue alla Turchia per porre fine alle sue operazioni nel Mediterraneo orientale, così: “Non commentiamo quali comandi sono stati dati da alcuni, cosa vedono e come lo valutano”.

Francis Fannon, sottosegretario alle risorse energetiche del Dipartimento di Stato, lo aveva detto chiaramente pochi giorni fa che gli Stati Uniti “scoraggiavano fortemente qualsiasi attività che potesse causare l’escalation delle tensioni”. Sugli scudi la consapevolezza che, come emerso in occasione del recente vertice sugli investimenti EastMed-New York promosso dall’Economist, la diplomazia energetica è molto attenta al nuovo panorama geopolitico nel Mediterraneo orientale, che è anticamera della trasformazione della regione in un mega polo energetico.

Fannon ha ribadito, ed è da leggere in questa chiave la risposta di Cavusoglou, la cooperazione degli Stati Uniti con Cipro e con i Paesi del Mediterraneo orientale che ad oggi registra una costante crescita proprio sugli sviluppi di matrice energetica. Lo dimostra ulteriormente il tour di visite in serie che il segretario di Stato Mike Pompeo ha effettuato ad Atene, Nicosia, Gerusalemme e Il Cairo.

La questione sarà affrontata dal Consiglio europeo informale che si terrà domani in Romania, che si occuperà principalmente dell’agenda strategica dell’Ue per il periodo 2019-2024, con il dossier energetico legato ai gasdotti in primo piano.

twitter@FDepalo

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