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“Questo è un buon esempio di come un’operazione moderna di successo richieda misure di sicurezza operativa e di inganno estreme”. Così Pasi Paroinen, analista dell’organizzazione finlandese Black Bird Group che analizza i filmati dei campi di battaglia, commenta il lavoro di preparazione per l’offensiva ucraina in territorio russo, notando anche che se gli analisti (occidentali) non sono riusciti a individuare la preparazione di quest’offensiva, è probabile che neanche i russi siano stati in grado di farlo.

L’operazione è iniziata più di una settimana fa, e ancora non sembra destinata ad esaurirsi. In un briefing tenutosi il 13 agosto e dedicato agli sviluppi delle attività delle forze armate ucraine nell’oblast di Kursk, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che i soldati di Kyiv “controllano 74 diverse località nell’Oblast di Kursk”, all’interno di una fascia di territorio ampia fino a mille chilometri quadrati (anche se altre fonti parlano di un’estensione di “soli” ottocento chilometri quadrati). E anche se l’apparato comunicativo istituzionale del Cremlino garantisce che la spinta offensiva nemica sia stata fermata, i blogger militari russi affermano che la situazione sia completamente diversa, e che le truppe ucraine continuino a registrare progressi. Fino ad ora, secondo quanto riporta l’Institute for the Study of War, le unità di rinforzo inviate dai vertici militari russi per difendere l’oblast di Kursk sono composte principalmente da coscritti e da unità irregolari, che in combattimento sono senz’altro meno efficaci di professionisti addestrati all’arte della guerra, in questo momento sono merce preziosa. Non che coscritti e irregolari non lo siano: dirottando unità dislocate nelle retrovie del fronte orientale ucraino, Mosca ha rinunciato a una quota di “fiato” nella sua azione offensiva. E le rinunce fatte fino ad ora non sembrano sufficienti a fermare i soldati di Kyiv. Che, continuando ad avanzare, accrescono il “fondo di scambio” dell’Ucraina, come ha detto lo stesso presidente Zelensky (forse riferendosi a possibili negoziati da intavolare con il Cremlino).

Complice del buon andamento dell’operazione è, senza dubbio, la sua pressoché totale sorpresa. Durante le fasi di preparazione i vertici militari sono riusciti ad evitare che trapelassero informazioni di sorta, tenendo all’oscuro persino i partner americani. Nelle scorse settimane l’Ucraina ha spostato in modo graduale diverse unità dalla linea del fronte alla regione di Sumy, adducendo motivazioni di addestramento e di ri-equipaggiamento. E le voci sul rischio (concreto) di una possibile offensiva russa nell’area hanno reso ancora meno sospetto lo spostamento di truppe nell’area.

Qualcuno però si era accorto che qualcosa non andava. Circa un mese prima dell’attacco era stato presentato ai vertici militari russi un rapporto in cui si affermava che “le forze erano state individuate e che l’intelligence indicava i preparativi per un attacco”, ha dichiarato Andrei Gurulyov, membro di spicco del Parlamento russo ed ex ufficiale di alto rango dell’esercito, dopo l’incursione. “Ma dall’alto è arrivato l’ordine di non farsi prendere dal panico, e che chi sta in alto lo sa bene”.

Il successo nell’operazione di “mascheramento” (o di maskirovka, per usare ironicamente un termine russo) ha portato con sé anche un successo sul piano operativo. Difficile però fare previsioni sulle future evoluzioni dello slancio offensivo. Andriy Zagorodnyuk, ex ministro della Difesa e presidente del think thank Center for Defense Strategies, ha affermato che l’Ucraina dovrebbe “o spingere ulteriormente o tenere le posizioni a seconda di una valutazione costante dei rischi. Sospetto che procederanno ancora un po’ da qualche parte mentre i russi stanno ancora muovendo le loro truppe. Ma la fase successiva sarà posizionale”.

Come gli ucraini hanno preparato l’operazione di Kursk (e come potrebbe andare avanti)

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