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Dopo gli allarmi provenienti da oltre Atlantico, cresce anche in Europa l’attenzione sul dossier 5G e sui risvolti di sicurezza collegati allo sviluppo delle reti mobili di quinta generazione made in Cina.

L’ATTENZIONE TEDESCA E IL PRESSING USA

È delle scorse ore la notizia che in Germania, in vista dell’asta in programma nella seconda metà di marzo, si discute dell’introduzione di regole più severe per garantire il Paese da furti e spionaggio di dati nel caso di un ruolo primario del gigante cinese delle telco come Huawei nel mercato tedesco. Una circostanza che fa il paio con il pressing degli Stati Uniti, che – dopo aver preso misure in patria e compattato sul dossier l’alleanza anglofona di intelligence sharing dei Five Eyes – cercano ora di sensibilizzare le istituzioni europee e quelle dei singoli Stati membri sull’importanza di non sottovalutare i rischi di sicurezza connessi a apparecchiature cinesi per le reti 5G (una tecnologia rilevante e sensibile, perché in grado di abilitare una vasta gamma di servizi IoT).

UN FRONTE IN CRESCITA

Un appello, quello di Washington, non rimasto inascoltato. Nel Vecchio continente, dove non c’è ancora una linea precisa sulla questione, sono state infatti espresse – in misure e modi diversi – svariate preoccupazioni sul tema: è il caso di Regno Unito, Francia, Polonia, Norvegia e la già citata Germania.

LA POSIZIONE DELL’ITALIA

In Italia, invece, il governo italiano, in particolare il ministero dello Sviluppo economico, smentisce la presunta messa al bando di Huawei e Zte in vista del 5G riportata da alcuni media, nonché “l’intenzione di adottare qualsiasi iniziativa in tal senso”. La sicurezza nazionale “è una priorità”, ha spiegato il dicastero in una nota, “e nel caso in cui si dovessero riscontrare criticità, al momento non emerse, il Mise valuterà l’opportunità di adottare le iniziative di competenza”.
Si tratta dell’ennesimo dossier sul quale il nostro Paese si distanzia dalle posizioni assunte da alleati e partner europei, come nel caso del Venezuela: mentre Washington e la maggioranza degli Stati dell’Ue hanno riconosciuto ufficialmente Juan Guaidó presidente ad interim, l’Italia, per il momento, non ha preso una posizione ufficiale (segnalando, tra l’altro, una diversità di vedute tra i partiti che compongono la compagine di governo, M5S e Lega).

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