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Mentre il Generale Khalifa Haftar è riuscito ormai a cingere d’assedio Tripoli, la Nato chiede la fine delle ostilità attraverso un comunicato di Jens Stoltenberg. Dichiarazioni, impegni generici, ma il segretario generale dell’Alleanza Atlantica ribadisce che non ci sarà un intervento militare in Libia, anzi lo scongiura categoricamente.

La situazione per Fayez al-Serraj è ormai compromessa. Da Tripoli giungono notizie che la città è ormai braccata dall’esercito di Haftar che in un raggio di cento chilometri ha piazzato ormai sette postazioni fisse, con quella centrale di Gharyan dove è stato pure allestito un ospedale di campo. Le milizie di Misurata che sostengono il presidente del Gna stanno provando a rispondere agli attacchi dell’esercito del Feldmaresciallo, ma senza successo. Dalla Libia – viene spiegato – che in realtà le truppe di Haftar avrebbero già la capacità di entrare in armi nella capitale, ma per ora hanno solo deciso di avviare una guerra di posizione e di logorare Serraj accerchiando Tripoli. L’esercito del Feldmaresciallo non ha intenzione di bombardare la capitale e non entra in città per non dover poi fare i conti con le rivolte della popolazione tripolina.

Oggi Stoltenberg ha spiegato che “gli alleati della Nato sono profondamente preoccupati per la situazione in Libia e ribadiscono il loro appoggio al lavoro dell’Onu”. Nulla di più, senza neppure prendere parte con una delle parti in conflitto. “Siamo profondamente preoccupati – ha detto il segretario generale della Nato – per la situazione in Libia. Chiediamo a tutte le parti di porre fine ai combattimenti, come richiesto dalle Nazioni Unite. L’attuale operazione militare e l’avanzata su Tripoli stanno aumentando la sofferenza del popolo libico e mettendo a rischio la vita dei civili”. Ma il passaggio più interessante è sicuramente quando Stoltenberg spiega che “non esiste una soluzione militare alla situazione in Libia. La Nato appoggia pienamente il lavoro delle Nazioni Unite per mediare una tregua e trovare una soluzione politica alla crisi, in particolare gli sforzi del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e dell’inviato speciale Ghassan Salamè”. Non si tratta di un via libera ad Haftar, ma senza un intervento esterno per le milizie che sostengono Serraj sarà difficile resistere ancora a lungo.

 

nato

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