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Chi la fa l’aspetti. Il governo francese ha richiamato a Parigi l’ambasciatore in Italia Christian Masset. Una notizia grave, ma non inattesa da chi è addetto ai lavori. Chiunque conosca da vicino il mondo diplomatico sapeva che il crescendo di provocazioni del governo gialloverde nei confronti dell’Eliseo non sarebbe rimasto senza conseguenze. Dalla polemica (dal giorno alla notte) sul franco cfa e sul colonialismo ai continui segnali d’amore, peraltro non sempre contraccambiati, del Movimento Cinque Stelle verso i jilet jaunes, senza contare il botta e risposta a suon di tweet sulla gestione dell’immigrazione fra Matteo Salvini ed Emmanuel Macron, l’impressione degli ultimi mesi è che si cerchi lo scontro frontale. Non a caso, tuona un comunicato del Quai d’Orsay, mentre si avvicinano le elezioni europee.

“Il gesto francese è clamoroso, ma non sorprendente” spiega ai microfoni di Formiche.net Ferdinando Nelli Feroci, presidente dello Iai, già rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue e commissario europeo per l’industria. È il risultato, aggiunge, di una strategia “del tutto strumentale” perseguita platealmente dai Cinque Stelle che da una parte battono il ferro della polemica sul franco africano e dall’altra strizzano l’occhio a un movimento che, almeno nelle sue componenti più facinorose, ha messo a ferro e fuoco Parigi. “Uno strappo del genere fra due Paesi amici e alleati è davvero estremo, e testimonia una crescente preoccupazione di Parigi per le tensioni con il governo italiano e soprattutto verso certe iniziative di alcuni esponenti politici”. Sono Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i due vicepremier e cocchieri della coalizione di governo, a contendersi da qualche mese il primato dell’ “anti-Macron”.

Il ministro dell’Interno, di fronte allo strappo di Parigi, ha fatto parzialmente marcia indietro. Almeno sulla carta. Perché se il comunicato del Viminale apre al dialogo e invita tutti i contendenti, Macron incluso, a sedersi a un tavolo, al tempo stesso si ricorda di elencare tutti i cahiers de doléances con i colleghi francesi: i respingimenti alla frontiera, le spallucce sull’accoglienza dei migranti, i controlli alla dogana. Insomma più che gettare acqua sul fuoco, sembra voler attizzare i carboni. Giusto, ricorda Nelli Feroci, manifestare il dissenso con i cugini francesi: “Alcune dichiarazioni di Macron su Libia e migranti rimangono inaccettabili”. Questo però non giustifica uno scontro frontale che, oltre che pretestuoso, rischia di ferire entrambi i contendenti. “È davvero inusuale che fra due Paesi appartenenti alla Nato e legati da amicizia e collaborazione fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale si arrivi a un gesto così estremo. Mi auguro si possa arrivare a un chiarimento il prima possibile”.

Adesso la palla passa a Giuseppe Conte, dice l’ambasciatore. Quando la gestione della politica estera è contesa da due, tre, quattro ministeri contemporaneamente, è il capo del governo che deve farsene carico e ricondurre le divisioni ad unità. “Spero che Palazzo Chigi si faccia sentire rapidamente, c’è bisogno di una presa di posizione pubblica da parte della massima autorità di governo che riporti le relazioni fra Francia e Italia sui giusti binari”, dice l’ex commissario europeo. La creazione di un nemico esterno è da sempre tentazione irresistibile di chi vuole gettarsi in campagna elettorale, e forse anche una tattica efficace, nel breve periodo. A lungo andare, però, può causare danni irreversibili. “Spero che si possa mettere da parte questa campagna elettorale permanente e che per una volta oltre all’interesse del partito si guardi all’interesse del Paese”.

Conte, se ci sei batti un colpo. Parla Nelli Feroci

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