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Juan Guaidó si è insediato come nuovo presidente ad interim del Venezuela. Alla fine di una manifestazione (pacifica) dell’opposizione a Caracas, il presidente dell’Assemblea Nazionale si è valso degli articoli presenti nella Costituzione per bloccare l’usurpazione del potere da parte di Nicolás Maduro.

Nonostante la mossa politica e giuridica, la situazione nel Paese è ancora a rischio. In diverse zone di Caracas si sono registrati scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Quella di ieri è la terza giornata di proteste notturne nella capitale venezuelana. Il governo ha aumentato considerevolmente la presenza di forze di sicurezza.

I quartieri colpiti dalle proteste sono stati Carapita, La Vega, Petare, Las Adjuntas, El Cementerio, San Martín, Catia e El Valle, gran parte al sud della capitale. A La Vega una manifestazione è finita nel saccheggio dei locali del Centro Commerciale Colonial.

In zone come San Martín, Coche e El Cementerio, i manifestanti sono riusciti a respingere gli agenti di sicurezza.

Tuttavia, questi episodi non sono solo limitati a Caracas. L’Osservatorio venezuelano di conflitti sociali ha registrato tra la sera del 21 gennaio al 22 gennaio 14 morti per armi da fuoco durante le proteste: 3 nel Distrito Capital (cioè, Caracas), 3 nello stato Barinas, 2 nello stato Amazonas, 2 nello stato Bolivar, 2 nello stato Tachira e 1 nello stato Portuguesa.

E la crisi politica rischia solo di esacerbare il clima di tensione.

Oltre al rischio (latente) del degenerare dell’ordine pubblico, c’è l’ipotesi che Maduro – messo alle strette – possa arrestare Guaidó come è accaduto la scorsa settimana quando funzionari della polizia Sebin l’hanno privato della libertà nella via verso La Guaira. Poche ore dopo è stato liberato. O com’è accaduto con il leader dell’opposizione, Leopoldo Lopez, in carcere per anni con l’accusa di tradimento alla Patria.

La situazione di rischio che si vive in Venezuela non è così estranea all’Italia. In Venezuela risiedono più di 140mila italiani. Questa comunità ha chiesto più volte l’attenzione delle autorità per affrontare i disagi che li affliggono.

In un articolo pubblicato su “Italia chiama Italia”, intitolato “L’Italia non abbandoni i 140mila italiani residenti in Venezuela”, firmato da Comunità Italo-Venezuelana ed Amici del Venezuela, si denuncia il mancato compimento dell’Accordo Italia-Venezuela per le pensioni siglato nel 2014, con terribili conseguenze: “L’economia è a pezzi, vicinissima allo stallo generale, i servizi inesistenti: gli italiani muoiono di fame e di malattie anche comuni e semplici”.

LO SPECIALE DI FORMICHE.NET

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L’Italia rompa il silenzio sul Venezuela e la carta Guaidó. In nome dei diritti umani

Che cosa sta succedendo a Caracas e perché interessa anche all'Italia

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