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La minaccia c’è tutta. O si fa quello che dice l’Europa o ci sarà la rappresaglia, alias procedura di infrazione. Al commissario (uscente) europeo al Bilancio Gunther Oettinger non deve essere andato proprio giù l’ottimismo del premier Giuseppe Conte e del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che reduci dal G20 di Osaka (questa sera alle 18 è in programma il Cdm sull’assestamento di bilancio) si sono detti più che fiduciosi sulle possibilità di evitare la procedura (qui l’intervista di ieri al vicepresidente di Cassa Depositi e Prestiti, Luigi Paganetto). Minacce che per il momento non sembrano spaventare più di tanto i mercati, che poi sono i giudici supremi del nostro debito sovrano dal momento che ci prestano 400 miliardi all’anno in cambio dei nostri titoli. Oettinger ha certamente fama di falco e le sue parole non possono stupire granché: però a questo punto delle due l’una. O ha ragione l’Europa rigorista o questa volta potrebbe essere l’Italia a spuntarla. E i mercati ci credono.

ATTACCO TEDESCO

Il politico di Stoccarda è andato giù pesante. “Se il governo italiano non attuerà significative misure di austerità, la Commissione europea potrebbe avviare la procedura di infrazione in questa settimana” ha tuonato Oettinger in una intervista al Rhenische Post. “Bisogna vedere se, in questi giorni, gli italiani soddisferanno le richieste della Commissione per quanto riguarda sia le entrate sia le uscite del progetto di bilancio per il 2020. Se non lo faranno, non avremo margini di manovra per evitare la procedura di infrazione”, sostiene Oettinger. Il quale poi rincara la dose, lanciando una specie di anatema: “Il governo di Roma deve pensarci tre volte prima di deludere le aspettative dell’Ue” perché “un conflitto crescente con Bruxelles potrebbe scuotere la fiducia degli investitori a lungo termine”. Messaggio chiaro, lo spread vi farà pentire di aver sfidato l’Europa.

IL SILENZIO DEI MERCATI

Oggi è prematuro per capire se ci sarà o meno una vendetta dei mercati. Agli atti c’è però il fatto che il contatore dello spread Btp/Bund non ha subito il minimo impatto dalle parole di Oettinger. Il differenziale infatti è rimasto inchiodato sui 234 punti base, ai minimi da cinque mesi, segno che i mercati prima di aprire il fuoco aspettano di capire qualcosa in più: magari se la possibilità di portare il deficit al 2,1% è sostenuta da adeguate coperture finanziarie, cosa che al momento sembra. Sta di fatto che l’ennesima minaccia tedesca almeno per il momento non ha suggestionato gli investitori esteri che prestano denaro all’Italia.

IL FATTORE LAVORO

C’è da dire che le fiondate di Oettinger arrivano in un giorno in cui l’Italia e il suo governo possono senza dubbio sorridere se l’argomento di discussione è il lavoro. Questa mattina l’Istat ha reso noto come il tasso di disoccupazione a maggio è calato, attestandosi al 9,9%. In discesa di 0,2 punti percentuali rispetto ad aprile. Si tratta del valore più basso dal febbraio del 2012. Per la prima volta dunque da oltre sette anni a questa parte il tasso di disoccupazione perde così la doppia cifra. In valore assoluto il numero dei disoccupati in Italia è sceso dunque a 2 milioni 580 mila, sotto di 51 mila unità rispetto al mese precedente. E notevole per l’istituto di statistica risulta la performance su base annua, pari a -192 mila.

SALVINI&DI MAIO GONGOLANO

Naturalmente i due azionisti di governo, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, non possono che gioire dinnanzi ai numeri Istat. Soprattutto Di Maio, che del lavoro è anche responsabile in veste di ministro. “Disoccupazione sotto il 10% per la prima volta dopo anni, lavoratori italiani in crescita e ai massimi storici dal 1977. Avanti così, tagliare le tasse a imprenditori, lavoratori e famiglie è un dovere morale”, ha twittato Salvini. E Di Maio: “Le notizie che leggiamo questa mattina ci dicono che quella di oggi è davvero una bella giornata. Dopo esser stato attaccato per mesi dai partiti d’opposizione (e dai loro media di riferimento) che me ne hanno dette di tutti i colori, ridicolizzando il decreto Dignità (dicevano che non sarebbe servito a nulla!), ancora una volta sono felice di smentire questi chiacchieroni con i fatti”. Attenzione però, Confindustria la pensa diversamente: “L’economia italiana non decolla. Le sue condizioni sono rimaste deboli nel secondo trimestre e si profila un andamento negativo per la produzione industriale, attesa in calo di 0,7%, nonostante un modesto recupero in maggio-giugno”, hanno avvertito dal Centro Studi di Confindustria.

L'Europa ci minaccia sulla procedura ma lo spread non si scalda

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