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“Nancy ha detto di no, e io ho detto ciao-ciao”: è la sintesi immediata, eccezionale (in grado di arrivare a chiunque in modo iper-diretto, via Twitter ovviamente), che Donald Trump ha fatto dell’ultimo incontro alla Casa Bianca con i due leader politici del Partito Democratico, Nancy (Pelosi) speaker della Camera, e Chuck Schumer capogruppo al Senato. Il faccia a faccia aveva lo scopo di trovare una via di sblocco per lo shutdown, la chiusura paralizzante di molti degli uffici pubblici federali americani, che il sistema amministrativo statunitense impone se non viene votata la legge di bilancio annuale.

Il punto è sempre quello, il Muro. Trump vuole più di 5 miliardi di dollari per costruire l’infrastruttura al confine tra Stati Uniti e Messico. Il presidente la considera una struttura difensiva fondamentale, e lo ha spiegato due giorni fa con un insolito discorso alla nazione – dove normalmente non vengono affrontate questioni politiche – tenuto dallo Studio Ovale. Per Trump, costruire il muro serve a protezione da immigrati, terroristi e trafficanti di droga. Batte su questo anche per creare un clima di paura nel Paese e rendere l’opera sbandierata in campagna elettorale qualcosa da percepire come necessario tra i cittadini – anche se le stesse agenzie del governo americano hanno ridimensionato ognuno dei tre punti (i migranti sono qualche centinaia e non migliaia come dice Trump, e soprattutto non è detto che non entrino lo stesso; i terroristi possono usare altre vie per infiltrarsi negli Usa, e lo stesso vale per la droga).

Ieri, durante l’incontro con i democratici, Trump ha ribadito la linea: o soldi per il Muro o si va avanti con lo shutdown. Pelosi e Schumer, allo stesso modo, hanno tenuto la loro posizione: niente soldi per la costruzione dell’opera, ma aumento per i finanziamenti alla Border Patrol (è una posizione che trova avalli tra i tecnici: infatti sarebbe comunque necessario abbinare al muro uomini e tecnologie di controllo per non farlo restare una fortificazione immobile, e dunque tanto vale spendere di più in agenti, droni, satelliti e sensori, senza costruire l’infrastruttura e lasciando la rete spinata già esistente. Dicono i Dem).

Davanti all’opposizione democratica, Trump ha preso e si è alzato. Se n’è andato rendendo un’immagine chiara di come procedono questi colloqui per sbloccare lo shutdown: ognuna delle parti ha posizioni e punti apparentemente non trattabili – basati anche molto su bias politici e necessità elettorali. Per esempio, Pelosi, in conferenza stampa, s’è rivolta ai lavoratori federali attualmente senza stipendio causa shutdown dicendo “forse [Trump] pensa che possono chiedere i soldi ai loro genitori, ma non è così”.

È una frecciata velenosa contro i soldi di famiglia ereditati da un presidente che secondo fonti del Washington Post quando si è imbarcato nello shutdown non aveva capito bene a cosa andava incontro, visto che il primo della sua presidenza, nel 2017, era durato giusto pochi giorni. E in effetti, nonostante Trump abbia detto che la chiusura può andare avanti per “mesi, se non anni”, i problemi ci sono. A febbraio i soldi dirottati in extremis dalla Casa Bianca per i food stamp, i buoni pasto del programma federale Snap, non basteranno e 38 milioni di americani potrebbero restarne esclusi; la sicurezza aeroportuale potrebbe smettere di lavorare; alle entrate, i dipendenti lavorano senza paga per permettere a privati e aziende di ricevere i rimborsi fiscali; iniziano le prime denunce dei sindacati. Quanto si può andare avanti così?

La situazione resta in stallo, e non si intravvedono vie d’uscita. Il presidente ha una carta forte da poter giocare, che finora non ha utilizzato ma non è detto che continui a non farlo in futuro. Può definire la situazione al confine sud un’emergenza nazionale, e così ottenere lo sblocco di fondi extra (anche via Pentagono) e usarli per il Muro. In questo modo lo shutdown – che dopodomani potrebbe arrivare a battere il record storico di durata – potrebbe sbloccarsi. Se scegliesse questa strada, però, potrebbe beccarsi denunce da cui partirebbero procedimenti giudiziari: a quel punto qualche tribunale potrebbe dichiarare illegittimo lo stato di emergenza, e bloccare i finanziamenti. Risultato: niente Muro comunque.

Il tavolo con i democratici salta. Niente fondi per il Muro, lo shutdown continua

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