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È positivo il tentativo del governo di semplificare le procedure di affidamento dei lavori pubblici, ma con alcuni punti interrogativi che devono essere chiariti. Se le modifiche al Codice degli appalti verranno redatte senza che prevalgano ideologismi precostituiti, allora potrà realizzarsi l’obiettivo del governo, almeno a breve termine.

I TEMPI DELLE OPERE PUBBLICHE

Non bisogna dimenticare, infatti, che i due terzi del tempo occorrente per realizzare un’opera pubblica dal momento della sua programmazione ufficiale, sono necessari per arrivare alla pubblicazione del bando. Questo vuol dire che l’esecuzione dell’opera occupa soltanto un terzo del tempo complessivo. Allora, semplificare la fase dell’affidamento è sì importante, ma non decisivo per fare ripartire l’industria delle costruzioni.

IL DECRETO

Torniamo ai contenuti del Decreto, la cui gestazione testimonia l’impegno del governo nell’entrare puntualmente in argomenti che per loro natura sono estremamente tecnici. Il lavoro compiuto è certamente il frutto di un’attività di ascolto degli operatori che hanno denunciato le difficoltà di un impianto normativo, quello del Codice del 2016, che, seppure ambizioso nelle intenzioni del Legislatore, alla prova dei fatti ha dimostrato tutte le sue lacune. Infatti affidare all’Anac la regolamentazione di innumerevoli aspetti applicativi, si è rivelato un compito enorme, che ha reso inapplicabile buona parte dell’impianto normativo. Singolare il caso dei commissari di gara, per i quali veniva prevista l’istituzione di un albo al fine di garantire trasparenza e terzietà nel giudizio sui bandi con offerta economicamente vantaggiosa. Ebbene, ad oggi non ci sono commissari in numero sufficiente per assicurare tale funzione.

LA GIRAVOLTA DELLO SBLOCCA CANTIERI

Entrando nel merito dello sblocca cantieri possiamo affermare che compie una giravolta completa rispetto ad alcune scelte fatte con il Codice del 2016. Si torna, infatti, all’affidamento con il prezzo più basso come regola generale, residuando a ruolo marginale l’offerta economicamente più vantaggiosa; anche l’appalto integrato, cioè quello che affida all’impresa la redazione del progetto esecutivo, riprende vita seppure sperimentalmente; per le gare di piccolo importo (che però rappresentano l’80% degli appalti in termini numerici) verrà dato ampio spazio alla discrezionalità della pubblica amministrazione nella scelta del contraente. Insomma buone sono le intenzioni, ma occorrerà verificare se saranno condizionate da equilibri politici estranei all’obiettivo di rilanciare il settore.

LE INCOGNITE DEL DECRETO

Le incognite che gravano sull’attuazione dello sblocca cantieri, infatti, sono da una parte la tenuta della maggioranza alla prova della negoziazione con la Ue dopo i richiami dei giorni scorsi sul debito eccessivo; dall’altra un impianto meno giustizialista del Codice (maggiore discrezionalità per i piccoli appalti, ridimensionamento del ruolo regolatore dell’Anac), che possono minare la stabilità stessa del Movimento Cinque Stelle, alla prova già di una difficile verifica interna dopo la pesante sconfitta alle elezioni europee.

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