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Fra i tanti articoli di critica alla manovra del governo dopo la sua riscrittura avvenuta su precise indicazioni della Commissione europea, due ci hanno colpito nelle ultime ore e sono entrambi apparsi su testate on line e cioè La Stampa e Huffington Post: entrambi gli interventi hanno sottolineato come il contenuto del maxi-emendamento presentato dall’esecutivo sia da un lato il segnale (inequivocabile) della sua resa alla Ue e, dall’altro, foriero di lacrime e sangue per larghe fasce di cittadini e per le imprese.

Con il passare delle ore dunque, quanto più si analizza da parte degli osservatori più attenti l’effettivo articolato della manovra, ci si accorge che essa in realtà presenta i connotati di un disegno rabberciato alla men peggio, i cui effetti alla lunga potrebbero rivelarsi persino devastanti per aziende, contribuenti, pubblico impiego e ampi settori del mondo pensionistico del nostro Paese. E tutto questo perché? Per difendere due provvedimenti bandiera di Movimento 5 Stelle e Lega, ovvero reddito di cittadinanza e quota 100 per il pensionamento? Due provvedimenti per i quali comunque sono state ridotte le risorse previste in un primo tempo e che dovranno ora essere definiti nelle loro modalità attuative.

E a questo punto la domanda che sorge spontanea in tutti coloro che osservino lo scenario politico nazionale dopo questo provvedimento è la seguente: e ne è valsa la pena per i due partiti contraenti il contratto di governo? Non esiste cioè il rischio molto concreto che essi finiscano per pagare in termini di consensi un provvedimento che invece secondo i loro auspici dovrebbe accrescerli? Il gioco varrà la candela? Certo, questo possibile effetto negativo potrebbe manifestarsi solo in occasione delle elezioni europee del prossimo maggio, mentre prima di quella scadenza sarebbe percepibile solo attraverso sondaggi che andrebbero assunti però con grande cautela interpretativa.

Ora, non vogliamo indulgere ad una critica pregiudiziale della manovra, ma certo ci ha colpito la severità con cui le due testate prima citate hanno puntigliosamente riportato tutti i punti deboli di un provvedimento che con le clausole di salvaguardia previste anche per il 2020 e il 2021 – in grado ove fossero applicate di determinare bruschi innalzamenti dell’Iva con intuibili conseguenze negative sul costo della vita – potrebbe veramente contribuire a portare in recessione il nostro Paese, o ad aggravarla se essa avesse una matrice esogena. Salvini con la sua consueta perentorietà ha dichiarato nel primo pomeriggio che in ogni caso “non vi sarà nessun aumento dell’Iva né ora né mai”, ma lo scrivente ha appena ascoltato al telefono un amico imprenditore che ha testualmente dichiarato: “Caro Salvini ormai le tue chiacchiere stanno a zero”: una frase decisamente inelegante, ma che, a nostro avviso, rende molto bene l’idea dello stato d’animo di molti nostri concittadini.

pensioni governo

Manovra, il gioco varrà la candela per Salvini e Di Maio?

Fra i tanti articoli di critica alla manovra del governo dopo la sua riscrittura avvenuta su precise indicazioni della Commissione europea, due ci hanno colpito nelle ultime ore e sono entrambi apparsi su testate on line e cioè La Stampa e Huffington Post: entrambi gli interventi hanno sottolineato come il contenuto del maxi-emendamento presentato dall’esecutivo sia da un lato il…

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