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Uno strano rapporto quello delle imprese italiane con il governo gialloverde. Dalla speranza, alla delusione e poi ancora speranza, passando per la rabbia. Il malumore di Torino, del 60% del Pil italiano, si è trasformato oggi in possibilità di ottenere finalmente un posto di riguardo al tavolo delle decisioni del governo. Il senso dell’incontro tra Matteo Salvini e il plotone di imprese guidato dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia è tutto nelle parole dello stesso Boccia al termine del vertice sulla Tav con l’azionista forte del governo: si può fare.

“Il clima e il dialogo sono sicuramente andati bene, ora però aspettiamo i fatti perché è chiaro che dopo il dialogo occorre coerenza in termini di scelte. Grazie a Salvini speriamo si apra una nuova stagione di confronto seppur serrato con il governo, una logica di ascolto dei corpi intermedi a partire dai protagonisti dell’economia: tutte le associazioni, non c’erano solo i 12 di Torino ma si sono aggiunte altre associazioni” con “molti punti di convergenza a partire dalla questione infrastrutture e la question temporale, cioè in quanto tempo facciamo le cose che diciamo, in quanto tempo apriamo i cantieri, nella necessità di equilibrare una manovra che si occupi anche della crescita oltre che dei fini di governo”. Salvini insomma, da oggi è l’interlocutore ufficiale del governo, sponda imprese.

E ancora, “il fatto che il governo cominci ad ascoltare le ragioni dello sviluppo e della crescita significa che c’è una consapevolezza sul rischio di possibile recessione dell’economia e sulla necessità di raddrizzare la rotta”, ha aggiunto Boccia. Un ottimismo che ha contagiato le altre associazioni presenti all’incontro al Viminale. “Abbiamo trovato grande interesse a portare avanti la questione degli investimenti in Italia e molta attenzione nei rapporti con l’Europa, c’è tutto l’interesse a non avere rotture e certamente bisognerà tenere alto il valore dell’Italia”, ha detto il presidente della Cna, Daniele Vaccarino.

Stessa musica anche per gli artigiani. “Salvini  ha compreso le preoccupazioni degli imprenditori ed ha annunciato l’impegno del governo ad affrontare i problemi delle piccole imprese che Confartigianato denuncia da tempo, dal peso del fisco e della burocrazia ai ritardi di pagamento della Pubblica amministrazione fino alla necessità di investire in infrastrutture materiali e immateriali”, ha sottolineato il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti.

Questa mattina è dunque stato sancito un principio. C’è un 50% di governo (all’incontro era presente anche Giancarlo Giorgetti, plenipotenziario di Salvini) che funge da anello di congiunzione tra esecutivo e industria. E non è la parte gialla, bensì quella verde. Attenzione però, perché una rondine non fa primavera.

Parliamo di un incontro in sintonia con solide strette di mano, ma Salvini sa bene che ogni scelta va condivisa con Luigi Di Maio. E proprio ieri dal palco di Piazza Del Popolo lo stesso Salvini ha detto di non aver la minima intenzione di far cadere il governo. La porta è dunque finalmente socchiusa ma per richiuderla basta poco. D’altronde proprio parlando con Lucia Annunziata, Salvini ha raffreddato gli entusiasmi degli industriali. “Sono favorevole a nuove opere e infrastrutture da nord a sud, l’Italia ha bisogno di crescere, sono favorevole alla Tav. Poi c’è un contratto di governo, stiamo aspettando il rapporto sulla Tav e sui costi, vedremo.. io sono sempre per andare avanti”. Si vedrà.

 

 

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