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Il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale statunitense, Garret Marquis, è tornato alla carica sull’Italia, sponda Cina (e Russia). “Stiamo mettendo in guardia molti Paesi perché siano consapevoli dei rischi posti dal sostegno alla Belt and Road Iniziative (Bri), specie quelli che stanno cercando attivamente investimenti stranieri diretti. Ma l’Italia rappresenta una preoccupazione speciale perché è un alleato forte e un membro del G7. Premendo sull’Italia perché firmi la Bri, la Cina pare credere che l’Italia sia economicamente vulnerabile o politicamente manipolabile”.

La dichiarazione, affidata all’Ansa, non è nuova nei contenuti. Segue una traiettoria che l’amministrazione Trump ha preso pubblicamente da almeno una mesa – prima, certe considerazioni, anche con toni più spinti, venivano affidate alla discrezione degli ambienti diplomatici. Il messaggio è chiaro, ripetuto da diversi ambiti governativi americani – se l’Italia si sposta troppo da Washington e dalla linea storica, gli americani minacciano di interrompere certe relazioni con Roma per ragioni di sicurezza.

“Gli Usa contano sull’Italia come uno degli alleati più forti e mantengono comunicazioni aperte con un’ampio spettro di attori nel governo italiano. Noi vediamo che la Russia sta creando incursioni nel paesaggio politico italiano e incoraggiamo fortemente Roma a prendere seriamente queste attività”, continua Marquis – a cui già un mese fa fu affidato il compito di rendere pubbliche per la prima volta le critiche sul passaggio pro-Cina di Roma, tramite una dichiarazione che il Financial Times ha avuto in esclusiva e inserito nello stesso articolo in cui il sottosegretario del Mise, Michele Geraci, annunciava l’imminente adesione italiana alla Bri.

Ma non solo Cina, si diceva. Mosca, aggiunge il portavoce dell’organo che consiglia il presidente Donald Trump sulle faccende strategiche, “tenta di sfruttare le preoccupazioni del popolo italiano e di amplificare le sue delusioni, per esempio sovrastimando esageratamente gli effetti delle sanzioni Ue alla Russia sull’economia domestica italiana. L’opinione pubblica italiana ha il diritto di fare domande difficili alla sua leadership, ma alla Russia non dovrebbe essere consentito di sfruttare il processo democratico italiano”.

Tutto diventa più interessante per il contesto temporale. In questi giorni a Washington c’è il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi, che insieme agli altri colleghi dei paesi membri dell’alleanza è lì per partecipare alle cerimonie del 70esimo anniversario della Nato – e per tenere alcune riunioni operative, per esempio quella per il “pacchetto Mar Nero”, una serie di misure per frenare l’aggressività russa nel bacino e proteggere gli alleati ucraini nel Mar d’Azov, e la Georgia più a ovest.

Ieri Moavero ha incontrato John Bolton, che è il consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump, ossia il capo di Marquis. Interessante appunto che mentre i due si vedevano e l’americano chiamava l’italiano “my friend” chiudendo un incontro proficuo anche dal punto di vista dei contenuti (secondo entrambi gli staff) – s’è parlato di Cina, ma anche di Russia, Medio Oriente, Nord Africa e Venezuela – il portavoce dell’Nsc abbia contattato l’Ansa per affidargli un altro messaggio critico nei confronti del governo italiano.

Nei giorni scorsi Bolton aveva ospitato anche un incontro anche con il vicepremier e bis-ministro Luigi Di Maio, considerato uno dei promotori dell’adesione italiana alla Bri. Segno che, come dice Marquis, le “comunicazioni restano aperte” nell’orbita della forte partnership e amicizia che c’è storicamente tra i due paesi, ma gli Stati Uniti “non intendono più concedere pasti gratis”, come tempo fa ci faceva notare una fonte dell’ambiente diplomatico Usa-Italia.

(Foto: Flickr, United States Mission Geneva)

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