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Non basta avere tanti cavalli sotto il cofano. Bisogna avere il cosiddetto “manico”, saper guidare. E vincere. L’Italia è proprio questo, una gran macchina ma senza un pilota all’altezza. Il che rischia di costare caro a un Paese che con la propria legge di Bilancio, si avvia a mettere seriamente in discussione, dopo anni di auterity, gli equilibri di Maastricht. Roberto Sommella, giornalista e saggista (fresco di nomina a consigliere del Movimento europeo), nelle librerie con il suo nuovo lavoro, Gli Arrabbiati, la prima guerra di secessione europea, la pensa esattamente così. Certo, se poi a livello comunitario si ha un po’ di lungimiranza in più, tanto meglio. Per esempio, perché non creare un debito pubblico europeo?

Sommella, durante l’ultima presentazione del libro Gli Arrabbiati si è parlato della possibilità di emettere debito pubblico europeo. Fantafinanza o cosa?

Bisogna intanto partire da un concetto che ancora sfugge ai più ma è quello che rischia di far staccare il nostro paese dall’Unione Europea: l’Italia emette debito, il terzo debito al mondo, in una moneta che non controlla. Questo alla lunga è impossibile da supportare e da sopportare, perché o si tornerà alla lira oppure, come io sostengo da tempo, si arriverà alla condivisione del debito.

In che modo?

Mi rifaccio al progetto del Redemtion Fund dei saggi di Angela Merkel e al piano del ministro Paolo Savona che nessuno ha capito per quello che è: far comprare il debito eccedente degli Stati alla Bce, trasformarla in prestatrice di ultima istanza e poi emettere debito comune con Eurobond stampati da un ministero del Tesoro unico.

I vantaggi dell’operazione?

Questo si deve fare per evitare il ritorno delle piccole patrie e delle monete nazionali o peggio, di una dittatura Franco-Tedesca che mi sembra sia già alle porte. L’Italia si faccia subito promotrice di un progetto del genere.

Già, l’Italia. Abbiamo 2.331 miliardi di esposizione. Che cosa ci andiamo a guadagnare in concreto?

Non sarebbe più lei ad emettere debito ma l’Eurozona. Ciò stabilizzerebbe tutta l’area. Noi dovremmo rimborsare tutto il vecchio debito in circolazione. Questo si deve fare: ad una data x tutto il nuovo debito in Ue diventa comune. Lo hanno fatto gli americani nel 1795, possiamo farlo anche noi nel terzo millennio.

Il problema è farlo capire al governo, cioè a Salvini e Di Maio…

Di questo ne parleremo proprio con il professor Savona alla presentazione del mio libro il 5 dicembre alla Società Dante Alighieri di Roma e ancor prima, con tanti amici senatori, a partire da Gianni Pittella, al Senato, il 20 novembre. Perché il Parlamento è il luogo deputo a questo tipo di decisioni e discussioni.

Allarghiamo lo spettro. Ormai è chiaro a tutti come a sud di Bruxelles si sia aperto un secondo fronte, quello italiano. A nord, invece, c’è la Brexit. Non va molto bene…

No. Gli inglesi alla fine non usciranno dal mercato unico perché non sono folli. Ma dobbiamo capire che per aver un’Europa più giusta e più equa dobbiamo occuparci delle persone, non dei numeri e dei decimali. In Italia ci sono dieci milioni di poveri e in Europa 118 milioni di persone sulla soglia della povertà che del deficit/pil se ne fregano. Giustamente. Vogliono opportunità e una vita dignitosa con prospettive.e

Recentemente lei ha definito i diecimila miliardi di risparmi privati tra beni mobili e immobili come il vero sovrano dell’Italia. E se dicessi che sono anche il vero anti-spread?

In fondo è un po’ così. L’Italia è un paese ricco con uno Stato povero. La solidità patrimoniale delle famiglie italiane è tosta come la roccia, l’indebitamento è ben sotto la media europea in rapporto a pil e reddito disponibile. Ma nessuno pensi di usare il risparmio per coprire i buchi e gli sprechi pubblici, la gente non perdonerebbe.

E dunque?

Si tagli piuttosto il debito e si dia la caccia vera, senza quartiere, agli evasori, come ho scritto tante volte. Così risorgeremo e guideremo l’Europa. Ma si metta alla guida della nostra Ferrari un pilota come Lewis Hamilton. Così vinceremo il campionato del mondo.

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