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Tripoli trema, ancora. A pochi giorni dalla conferenza programmatica per la Libia organizzata a Palermo dal governo Conte, mentre sono ancora accese le discussioni e i bilanci dell’iniziativa a firma italiana, la capitale libica, sede del governo di Fayez Al Serraj si trova di nuovo a fare i conti la minaccia delle milizie armate. La Settima brigata di Tarhuna, quella che già nel corso dell’escalation di violenze che avevano investito il Paese all’inizio di settembre era stata tra le più attive, ha lanciato un ultimatum di 72 ore, terminate le quali potrebbe entrare nell’aeroporto di Tripoli.

Il portavoce della brigata ha concesso tre giorni di tempo alla Forza centrale di sicurezza Abu Salim, guidata da Abdul-ghani Al-Kilki, affinché lasci l’aeroporto internazionale della prima città libica. In un comunicato pubblicato sulla propria pagina Facebook la Settima brigata rende noto, tramite il suo portavoce Saad al Hamali, che le proprie forze “si muoveranno per controllare lo scalo nel caso in cui la Forza centrale di sicurezza dovesse rimanere ancora al suo interno”.

Già la scorsa settimana si erano registrati scontri a fuoco tra la Settima brigata di Tarhuna e le forze di sicurezza che fanno capo al governo di accordo nazionale libico nei dintorni dello scalo, chiuso dalla rivoluzione del 2011. In quel caso uno dei responsabili delle forze di sicurezza del governo di Tripoli, Ramadan Zarmuh, aveva spiegato all’Agenzia Nova come avessero “raggiunto un accordo con la Settima brigata per far evacuare le milizie dall’aeroporto”. Tuttavia, quest’ultimo comunicato farebbe pensare l’accordo non sia stato proprio del tutto rispettato e che l’intesa non abbia raggiunto il risultato sperato.

Un ulteriore tassello di caos che si aggiunge alla già delicata situazione nella regione. Se una base di consapevolezza sembrava essere stata raggiunta nell’incontro del 12 e 13 novembre, ponendo le basi per una nuova fase guidata dall’Onu, uno dei membri dell’Alto Consiglio di Stato libico, Saad Ben Shrada, ha espresso le sue perplessità riguardo la concreta riuscita della riunione internazionale. “La conferenza di Palermo per la Libia organizzata la scorsa settimana dall’Italia sotto l’egida delle Nazioni Unite non ha prodotto un chiaro piano d’azione per risolvere la crisi libica”, ha detto Shrada all’agenzia stampa russa Sputinik.

E ancora, il politico libico ha “denunciato l’ingerenza” che alcuni Paesi avrebbero imposto alla loro agenda, ignorando le delegazioni libiche. “Inoltre, la conferenza si è concentrata sul governo di Tripoli, che controlla solo il 10 per cento del territorio (della Libia ndr.) senza discutere dell’unificazione del Paese”, ha sottolineato ancora il membro del Consiglio di Stato.

Tuttavia, se i dubbi continuano ad alimentare la discussione intorno alle prossime mosse sull’incandescente fronte libico, il sottosegretario alla Difesa del governo Conte, il governo italiano non molla sul dossier Libia, e tira dritto ai risultati concordati con l’inviato speciale delle Nazioni unite Ghassan Salamè. Angelo Tofalo, ha rassicurato, in un’intervista a La Verità, a proposito della conferenza di Palermo: “I rapporti dell’Italia con la Libia hanno sempre poggiato sul rispetto delle differenti identità nazionali e sulla valorizzazione delle rispettive peculiarità sociali ed economiche”. E continua: “Negli ultimi anni la politica italiana ha bruciato lo storico vantaggio diplomatico con i libici avallando scelte scellerate di Paesi terzi che hanno purtroppo deciso di giocare la carta dell’offensiva militare”.

Il bilancio del lavoro svolto, dunque, sembrerebbe positivo: “La Libia oggi, grazie al lavoro incessante del premier Giuseppe Conte e di tutto il governo italiano, sta apprezzando nuovamente il nostro approccio diplomatico franco e rispettoso. Stiamo costruendo con grande impegno un nuovo rapporto basato sulla fiducia”.

D’altra parte, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in conferenza stampa congiunta con l’emiro del Qatar Tamim Bin Hamad al-Thani ha voluto sottolineare: “Ho ringraziato l’emiro del Qatar e il suo governo per la partecipazione fortemente collaborativa alla conferenza sulla Libia di Palermo per aiutare quel Paese amico a ritrovare la stabilità e la crescita finalmente per la popolazione”.

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