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Ancora un effetto collaterale del governo gialloverde sulle grandi partecipate. Dopo il caso dell’Agenzia spaziale italiana, poco fa si è dimesso l’amministratore delegato di Anas Gianni Vittorio Armani. A chiedere le dimissioni è stato il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli, che ha comunicato all’ad del concessionario stradale la sua intenzione di non proseguire nel processo di fusione Anas-Ferrovie. Armani, grande sponsor insieme all’ex ceo delle Fs, Renato Mazzoncini, del progetto, ha preso atto della decisione, e dell’apprezzamento a lui rivolto per il lavoro fatto, e ha ritenuto quindi opportuno lasciare l’incarico.

Subito dopo le dimissioni di Armani, si sono dimessi anche altri due consiglieri del cda di Anas, Vera Fiorani e Antonella D’Andrea, espressione del gruppo Fs, si apprende da fonti finanziarie. Di conseguenza il cda, composto da cinque membri, decade. La prossima settimana è attesa l’indicazione sul nuovo consiglio che deve arrivare da Fs con la condivisione del ministro Toninelli e del Mef.

Già in un’audizione tenuta a settembre alla Camera Toninelli aveva anticipato che “l’integrazione tra Fs e Anas non è giustificata da alcuna sinergia e per questo le due società dovranno essere nuovamente separate. Fs ed Anas non staranno più insieme, non c’è motivazione di sinergie”, aveva detto, spiegando che c’è ora da valutare se la scissione può essere effettuata internamente al gruppo ferroviario o se serva un decreto. Il 25 luglio Toninelli aveva annunciato la decadenza dell’intero consiglio di amministrazione delle Ferrovie. Da lì ad Anas il passo è stato breve.

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