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Sono giorni caldi per il Mediterraneo. Mentre a Vienna va in scena una nuova puntata del dossier migratorio dell’Unione europea con la riunione dei ministri degli Esteri, la Russia si appresta ad avviare una maxi operazione che sembra precludere all’offensiva finale del regime di Assad sull’enclave ribelle di Idlib. Nel frattempo, gli scontri degli ultimi giorni in Libia hanno palesato la fragilità di un Paese ancora lontano dall’agognata stabilità, un fatto che l’Italia continua a sostenere nonostante le pressioni francesi per elezioni entro la fine dell’anno. In prospettiva, inoltre, la riduzione della presenza americana dal mare nostrum continua a chiamare il Vecchio continente, e il nostro Paese in particolare, a un più decisa assunzione di responsabilità.

UN’ATTENZIONE A TUTTO TONDO

Sembra assumerne consapevolezza anche il governo italiano, per cui il tema migratorio resta comunque una priorità. Su queste colonne, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, già ministro della Difesa e capo di Stato maggiore, ha lanciato un avviso alla politica italiana: l’attenzione alla questione migratoria non può essere il pensiero unico per il Mediterraneo. Lo stesso emerge dalle parole del sottosegretario alla Difesa Raffaele Volpi, che in una nota ha descritto una “preoccupazione ben presente al governo italiano”. D’altra parte, è ormai evidente che “nel Mediterraneo sono tornati in forze i russi, consolidando la base di cui dispongono in Siria – ha affermato– e sono sempre più presenti navi cinesi, che vedono il Mediterraneo quale anello finale della nuova via della seta per approdare in Europa”.

UN MEDITERRANEO SEMPRE PIÙ COMPLESSO

“Dal 2011, il Mediterraneo è un’area sempre più instabile; a conflitti antichi, che si trascinano da decenni, se ne sono aggiunti di nuovi”, ha spiegato il sottosegretario in quota Lega. “Mentre si moltiplicano i segnali di difficoltà in Libia ed alcuni nostri alleati rilanciano progetti quanto meno controversi di ricostruzione di quel Paese (il riferimento pare essere alle ambizioni francesi per elezioni entro la fine dell’anno), nuove nubi si addensano sulla Siria”. Il regime di Assad prepara difatti l’attacco finale contro Idlib, ultima roccaforte degli antagonisti. L’ipotesi del ricorso ad armi chimiche (reale o fake, come temono i russi) spaventa tutti e alza il timore per una nuova escalation.

LA RETE DI ALLEANZE

Tutto questo si inserisce in una dinamica più ampia, che riguarda “la riduzione della presenza americana nel bacino, in atto dai tempi di Barack Obama”. Tale fenomeno, ha aggiunto Volpi, “chiama tutti i Paesi rivieraschi a maggiori responsabilità ed una più profonda condivisione delle proprie iniziative”. Per l’Italia, “Nato e Unione Europea sono ovviamente ambiti naturali entro i quali ricercare quella collaborazione e il coordinamento indispensabili ad un’azione efficace”. D’altra parte, ha rimarcato “è però importante che anche gli altri Stati del Mediterraneo, nonché quelli esterni presenti nelle sue acque con proprie unità militari o altri strumenti d’influenza, perseguano l’obiettivo della stabilità”.

IL MEDITERRANEO ALLARGATO

“Per l’Italia la sicurezza e la stabilità del bacino Mediterraneo, allargato alle acque dal Golfo di Guinea al Golfo persico e all’oceano Indiano occidentale, è di importanza vitale. È la nostra fonte di approvvigionamento energetico, di importazione ed esportazione di merci e manufatti, di attività ittiche e turistiche da cui dipende la nostra economia e il nostro sviluppo”, ha spiegato il sottosegretario alla Difesa. L’interesse prioritario dell’Italia dovrà essere: “Mantenere aperte le linee di dialogo tra gli apparati militari dei Paesi interessati e monitorare al contempo le loro attività”. D’altronde, ha concluso Volpi, l’Italia “ha già pagato un prezzo alto al disordine degli ultimi anni, che rende merito alla nostra Marina per aver sempre svolto egregiamente le attività di sicurezza marittima e di diplomazia navale a beneficio del nostro Paese e del suo sviluppo economico”.

L’Italia nel Mediterraneo? L’opinione del sottosegretario Volpi

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