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Non è una questione politica. E forse non c’è nemmeno del personale. Solo numeri, somme e sottrazioni, che non tornano, di chi alla fine è chiamato a vigilare sul pagamento delle pensioni. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, questa mattina è stato molto chiaro. Smontare la legge Fornero per tarare l’intero sistema sulla cosiddetta quota 100 (62 anni di età pensionabile + 38 di contributi) rischia di far collassare l’intero sistema pensionistico italiano (qui l’intervista a Michel Martone sui rischi della quota 100).

Già di per sé un castello di carte visto il patrimonio di vigilanza dell’Inps in rosso per 6 miliardi. La riforma prevista nella manovra legastellata darebbe il colpo di grazia. Di più. Farebbe esplodere il debito pubblico di altri 100 miliardi, dando ai mercati già nervosi (stamattina spread a 307) una piena giustificazione a non sottoscrivere più il nostro debito.

Più chiaro di così Boeri non poteva essere. “Il rischio di introdurre quota 100 per il pensionamento anticipato  è  quello di minare alle basi la solidità del nostro sistema pensionistico. Si tratta di un’operazione che fa aumentare la spesa pensionistica mentre riduce in modo consistente i contributi previdenziali anche nel caso ci fosse davvero, come auspicato dal governo, una sostituzione uno a uno tra chi esce e chi entra nel mercato del lavoro”.

Dunque, anticipare la pensione a 62 anni troverebbe l’Inps sprovvisto delle necessarie risorse per far fronte ai prepensionamenti, abbassati di quattro anni rispetto all’attuale età pensionabile. “Non possiamo esimerci dal lanciare un campanello d’allarme riguardo alla scelta di incoraggiare più di 400 mila pensionamenti aggiuntivi proprio mentre si avviano al pensionamento le generazioni dei baby boomers e il numero di contribuenti tende ad assottigliarsi. Il lavoro dell’istituto per raccogliere fondi da imprese e lavoratori per pagare le pensioni in essere sarebbe inoltre fortemente indebolito nel caso venissero varate misure di condono contributivo, che hanno il duplice effetto di diminuire le entrate ed aumentare le uscite”.

Non è finita qui. C’è un altro ostacolo, forse il più difficile di tutte, sulla strada per la revisione della Fornero. E cioè il debito pubblico, il male assoluto agli occhi di Ue e mercati. La quota 100, ha detto ancora Boeri alla Camera, porterebbe “a un incremento dell’ordine di 100 miliardi del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future e, già nel 2021 a un incremento ulteriore (oltre la famosa gobba) di circa un punto di Pil della spesa pensionistica”.

Infine un discorso di genere, che c’entra poco coi conti pubblici ma ha la sua importanza. L’economista della Bocconi chiamato alla guida dell’Inps ha infatti chiarito come la 100 “premia gli uomini e i dipendenti pubblici ma penalizza le donne e i giovani perché premia quasi in 9 casi su 10 gli uomini, quasi in un caso su tre persone che hanno un trattamento pensionistico superiore a quello medio degli italiani (e un reddito potenzialmente ancora più alto, se integrato da altre fonti di reddito). Si tratta nel 40% dei casi di dipendenti pubblici che, in un caso su 5, hanno trattamenti superiori ai 35.000 euro all’anno (in più di un caso su 10, superiore ai 40.000 euro)”.

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