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Ridurre i siti fissi e aumentare il grado di mobilità dei militari. È questa la proposta del sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo per la missione Strade Sicure, frutto di una serie di approfondimenti effettuai nei giorni scorsi con i vertici dell’Esercito. L’operazione, lanciata ormai dieci anni fa e attualmente autorizzata fino alla fine del prossimo anno, vede l’impiego su tutto il territorio nazionale di 7.050 militari con l’obiettivo, in affiancamento alle forze dell’ordine, di garantire sicurezza, controllo del territorio e prevenzione dei delitti di criminalità organizzata.

TRA SUCCESSI E CRITICITÀ

Accolto dal capo di Stato maggiore dell’Esercito Salvatore Farina, dal sottocapo Claudio Mora e dal comandante del Comando delle Forze operative terrestri Federico Bonato, il sottosegretario ha assistito a “un briefing molto dettagliato e accurato contenente non solo informazioni e risultati positivi che, per quanto riguarda questa operazione sono significativi in termini di interventi, arresti, controlli, denunce e sequestri di armi e veicoli”, ha raccontato Tofalo. Dall’incontro sono emerse anche “le criticità”. Si è parlato ad esempio “del trattamento economico e delle indennità al personale militare, dei turni di servizio, della necessità di migliorare le strutture alloggiative, di un ripianamento dei mezzi sempre più inefficienti a causa dell’impiego in ambienti diversi dalla natura tattica e fuoristrada per la quale sono stati progettati”.

UN AGGIORNAMENTO NECESSARIO

Per questo, ha detto Tofalo, “è emersa la necessità di un aggiornamento operativo dell’intervento, ottimizzando la riconfigurazione degli assetti per ottenere maggiore dinamismo nelle aree territoriali dove occorrono controllo, comunicazioni ed elevata mobilità delle Forze Armate moderne”. In tal senso, una delle ipotesi in corso di valutazione è “la riduzione del numero di siti fissi in favore dell’impiego di pattuglie mobili, garantendo o migliorando il grado di performance di sicurezza”. D’altronde, ha spiegato il sottosegretario, “circa la metà dei servizi attuali è costituito da un’attività statica in prossimità di luoghi sensibili (siti fissi)”. Eppure, ha aggiunto, “l’Esercito è predisposto e formato per un’operazione dinamica, d’impatto grazie all’incremento del pattugliamento appiedato nelle aree centrali pedonali, supportato da quello motorizzato più in periferia”.

COSA FARE

In tal senso, Tofalo ha definito “doveroso” intervenire “subito e bene” affinché Strade Sicure “sia sempre più in linea con l’esigenza di sicurezza della collettività a difesa dall’attuale minaccia”. In particolare, ha ammesso il sottosegretario, “ci sono mezzi da ripristinare e punti di situazioni da riesaminare”. Anche per questo, il sottosegretario ha voluto sperimentare in prima persona l’equipaggiamento utilizzato per la missione. “Negli anni – ha a concluso – si è addivenuti a ben quattro diverse tipologie di equipaggiamento: tipo 0 (4,5 kg) adottata dall’11% del personale; tipo 1 (7,5 kg) in dotazione al 21% delle unità; tipo 2 (10 kg) assegnata al 62% dei militari e il tipo 3 (15 kg) distribuita al 6% dei soldati, ciascuna con caratteristiche modulari, dal livello minimo a quello massimo di mobilità e protezione, inversamente proporzionali tra di loro”.

tofalo

Missione Strade sicure, la proposta di Tofalo tra siti fissi e pattuglie mobili

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