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Non c’è da essere fatalisti, ma la decisione dell’agenzia Moody’s di rinviare il rating dell’Italia di qualche mese è chiara: manca chiarezza e gli impegni del nuovo governo, sia sulle note di aggiornamento del Def, sia sulla bozza di legge di bilancio, devono essere credibili per potere reggere.

Questa è la lettura a caldo del professore di Economia alla Luiss, Marcello Messori, che sui numeri dell’attuale scenario economico del Paese se ne sta occupando da tempo. In un’intervista con Formiche.net, Messori ha dichiarato che la scelta è molto saggia: “Moody’s doveva comunicare entro la fine di questo mese la decisione sul rating dell’Italia. Per questo, sono decisive le scelte del governo, ma servono riscontri sugli impegni presi e in questo momento ci sono dichiarazioni molto diverse tra membri del governo”. Da una parte, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, assicura che ci sarà la discesa del differenziale tra debito pubblico e Pil. Da un’altra parte, i vicepresidenti del Consiglio (Salvini e Di Maio) promettono di mantenere punti qualificanti del contratto che hanno costi molto elevati. “Queste contraddizioni negli impegni creano una situazione molto incerta”, aggiunge Messori. L’unico fatto certo, secondo lui, è che con il rinvio Moody’s vuole fare pressione sulle scelte del governo italiano.

Secondo Messori, la salute finanziaria del Paese nei prossimi mesi è nei numeri e nelle riforme che si metteranno in atto. Un conto è seguire il rallentamento della crescita, rimanendo comunque con un deficit intorno all’1,5% nel 2019, un altro conto è andare oltre il 2%. Bisogna essere pessimisti sul downgrade dell’Italia ad autunno? Non necessariamente: “Tutto dipende dagli impegni credibili dell’Italia”.

C’è invece chi – conoscendo da anni le dinamiche delle agenzie finanziarie e i Paesi europei – pensa che il rinvio sia un gioco del cerino in mano. Il downgrade per l’Italia  sarebbe scontato, ma Moody’s non vuole essere la prima ad attivare la bomba. Meglio se il killer è un altro.

Perché Moody’s dà tempo al governo ma aumenta la pressione sui conti

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