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Negli Stati Uniti, il 51 per cento degli elettori repubblicani crede che i media siano “il nemico della gente” piuttosto che “una parte importante della democrazia”.

La società di sondaggi Quinnipac (una tra le più famose negli Usa) ha pubblicato martedì i dati di una rilevazione fatta tra il 9 e il 13 agosto in cui le domande poste al campione statistico erano state confezionate secondo una dicitura ben precisa legata all’attualità — pensate che i media siano “the enemy of people”? — usata più volte nelle ultime settimane dal presidente americano, il repubblicano Donald Trump; quell’enemy potrebbe passare sui libri di storia come l’epiteto che segna questa corrente fase del suo constante scontro con quella stampa che non fornisce una copertura solo-positiva della sua amministrazione e soprattutto di lui e della sua presidenza (e cioè quasi tutta quella più seria e professionale, che come ovvio che sia lavora sui fatti, compiacenti o meno per la Casa Bianca).

Nello spacchettamento dei risultati, Quinnipac dà gli indipendenti che chiamano i media con la formula “enemy” al 24 per cento e i democratici al 5, con il 91 di questi ultimi che crede la stampa fondamentale per la democrazia. Il dato generale dice che ancora negli Usa c’è solo un 26 per cento delle persone che segue la “enemy-line” trumpiana, contro un 65 convinto dell’importante ruolo democratico del quinto potere.

Il dato sui repubblicani non è una novità, e non tanto perché esce dal partito di Trump: ossia,  il presidente ha l’indubbio potere di influenzare gli elettori, ma dietro ci sono stati anni di martellante retorica — anche attraverso media alternativi e complottardi che si ergevano a paladini della gente contro la dominazione del cosiddetto mainstream — spinta dal Partito repubblicano (Gop) contro le due amministrazioni Obama. In quel modo è stato creato l’humus su cui il trumpismo ha attecchito (si ricorderà per esempio quando media vicini al Gop raccontavano che Barack Obama non era americano sostenendo che di quella storia vera non ne avrebbero parlato la stampa “normale” perché “è vostra nemica”, e Trump ancora da cittadino quasi qualunque aderiva alla stramba, falsa teoria).

Osservando lo storico della rivelazione si nota come gli elettori Gop abbiano aumentato le loro avversità verso i giornali negli ultimi due mesi, in cui il presidente ha più volte attaccato i media per le fake news contro di lui — ossia gli scoop che mettono via via a nudo le magagne della sua presidenza, come successo da sempre con quelle passate, e si spera succederà per sempre con quelle future — ed è tornato a parlare con più insistenza di complotti che passano dalla stampa contro il popolo. Quel 51% a luglio valeva 45, a giugno 42.

A marzo invece Quinnipac usava una domanda diversa, chiedeva agli intervistati se erano d’accordo o in disaccordo con la “dichiarazione di Trump che certe organizzazioni giornalistiche sono nemiche del popolo americano”. Le risposte erano in gran parte simili in tutti e tre i gruppi elettorali, e tra i repubblicani il dato era molto più alto di quello di martedì in cui il sondaggio ha usato la dicitura “enemy”: l’81 per cento dei repubblicani si dichiarava d’accordo con Trump.

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