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Il Presidente americano Donald Trump ha annunciato di aver scelto il giudice che alla Corte Suprema rimpiazzerà il dimissionario Anthony Kennedy, 81enne dimissionario dopo anni in cui ha fatto l’ago della bilancia tra conservatori e progressisti: sarà Brett Kavanaugh, che adesso dovrà passare per la conferma del Senato (dove il Partito repubblicano di Trump ha un flebile vantaggio di seggi).

Laureato a Yale (quasi tutti i giudici della Corte sono stati Bulldogs o passati per Harvard), Kavanaugh ha 53 anni e al momento è giudice della Corte di Appello del District of Columbia, il distretto di Washington. È considerato un conservatore classico, non è un candidato di rottura o molto trumpiano, ha ottimi link con i repubblicani (ha lavorato per George W. Bush e alla Casa Bianca ha conosciuto sua moglie, che del presidente era segretaria); è una scelta con cui Trump non trova opposizione nel partito (magari questo classicismo piace meno ai fan/elettori che infiammano i rally politici del presidente, così come qualcuno più attento potrebbe notare che il giudice washingtonian rappresenta il distillato migliore dell’élite contro cui il trumpismo dice di volersi schierare).

Nelle sue sentenze ha seguito una linea conservatrice piuttosto chiara, ha opinioni nette su argomenti rappresentativi come il possesso delle armi (su cui è favorevole) e sulle restrizioni ambientali (a cui è contrario), ha una posizione critica sull’aborto (orientativamente contrario) – possibile per esempio che questi siano i motivi per cui possa piacere a parecchie voci nel partito, che su certi temi ha visioni tendenzialmente ortodosse.

Ma c’è la questione numerica al Senato: da quando Trump ha nominato il suo primo giudice della Corte, Neil Gorsuch, un altro conservatore (e originalista), i repubblicani hanno cambiato definitivamente la regola che prevedeva la maggioranza di 60 legislatori per il passaggio. Ora basta la maggioranza semplice, che però nell’attuale situazione è di soli 51 voti Rep su 100 seggi.

E al momento due senatrici, Lisa Murkowski dell’Alaska e Susan Collins del Maine – con una linea repubblicana molto moderata e hanno già preso posizioni contro decisioni troppo spinte dell’amministrazioni – che hanno già espresso perplessità perché temono che Kavanuagh possa lavorare per ribaltare la storica sentenza Roe v. Wade (quella che dal 1973 garantisce il diritto all’aborto per le donne statunitensi); questo argomento è molto cavalcato dai Democratici, che lo usano come proxy politico per fare ostruzionismo (anche se pare improbabile che realmente la sentenza venga ribaltata, come già successo nel corso degli anni) . Poi c’è l’incognita John McCain, critico di Trump e malato di un cancro al cervello in fase terminale, che lo sta tenendo da mesi lontano dal suo seggio a Capitol Hill.

Kavanaugh ha fatto parte anche del team del procuratore Kenneth Starr, il magistrato che indagò Bill Clinton sullo scandalo Lewinsky proponendo l’impeachment. Kavanaugh, prima d’accordo nel perseguire il presidente, scrisse nel 2009 un’opinione giuridica secondo cui il presidente dovrebbe essere salvaguardato dai processi, e questo, fa notare Politico, è un punto interessante dato che non è detto che prima o poi lo special counsel Robert Mueller che sta indagando il Russiagate non decida di chiedere di mettere sotto processo il presidente Trump per via dei possibili link tra la sua campagna elettorale e le interferenze russe alle presidenziali. La costituzione americana su questa fattispecie è piuttosto vaga, e dunque potrebbe essere richiesto il parere della Corte Suprema.

Il giudice di cui andrà a prendere il posto, Kennedy, ha rassegnato le sue dimissioni il 27 giugno: cattolico laureato a Stanford e perfezionato a Harvard, era stato nominato da Ronald Reagan nel 1987 in quota conservatori, ma nel tempo il suo è stato lo swing vote che ha fatto vincere sentenze spinte dai liberal, come ultimamente quella sul matrimonio omosessuale (Obergefell v. Hodges) o negli anni Novanta sull’aborto o sulla pena di morte – ma aveva anche votato molte volte a favore del controllo delle armi.

Il ritiro di Kennedy ha messo in mano a Trump il pallino per nominare il suo secondo giudice – dopo Gorsuch, chiamato alla massima assise della giustizia americana dal presidente per chiudere la tormentosa successione di Antonin Scalia. Ossia, in meno di due anni di presidenza, Trump ha già la possibilità di segnare la storia degli Stati Uniti per i prossimi decenni. I giudici della Corte hanno infatti mandato a vita e non possono essere rimossi se non con una procedura di impeachment o dalle proprie dimissioni.

La vicenda della nomina di Gorsuch, arrivata dopo che Scalia era morto durante la presidenza Obama è l’esempio dell’importanza che un giudice della Corte Suprema può avere per la legacy di una presidenza: Barack Obama aveva fatto di tutto per nominare Merrick Garland, bloccato per un’annata dal continuo ostruzionismo repubblicano al Senato che ha portato la nomina fino alle presidenziali successive (ai tempi si richiedeva di raggiungere 60 voti, motivo per cui la legge è stato modificata lo scorso anno). Trump, vista la delicata situazione, ha tutta l’intenzione di portare a casa il successo e per evitare sorprese chiudere la conferma al Senato prima delle Midterms di novembre, che potrebbero cambiare la composizione della camera alta.

La Corte è composta da nove seggi, attualmente distribuiti in un valore ideologico liberal-conservative come il grafico di FiveThirtyEight riporta.

Nominare un altro conservatore come Kavanuagh, e giovane come Gorsuch, permetterà di formare un asse di maggioranza forte (anche se resterebbe un potenziale swinger, il giudice John Roberts), che in teoria nei prossimi anni potrebbe anche consolidarsi, visto che altri due dei giudici liberal (entrambi nominati durante le presidenze Clinton) sono in età avanzata e potrebbero ritirarsi (uno di loro, la giudice Ruth Ginsburg, ha 85 anni).

(Foto: White House Video, Donald Trump e Brett Kavanaugh)

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