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Tutto tranne stabile. In Spagna gli equilibri politici sono in una fase di apparente tranquillità, ma le elezioni autonome del 2 dicembre in Andalusia rischiano di scatenare una nuova crisi di governo. “Tutto può cambiare”, si legge sul quotidiano spagnolo El Mundo. Come, in effetti, è cambiato nelle ultime elezioni andaluse, a marzo del 2015, quando sono entrati in gioco i partiti Podemos e Ciudadanos.

Nonostante il Partito Popolare spagnolo attraversi una crisi profonda a livello nazionale per gli scandali di corruzione, in Andalusia continua a essere presente. Tuttavia, secondo gli ultimi sondaggi, il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) sembrerebbe uscire vincitore, anche se potrebbe perdere tra due e sei seggi rispetto ai 47 avuti nel 2015. Pp e Ciudadanos sarebbero molto lontani alla maggioranza assoluta, fissata in 55 seggi. Un sondaggio di Deimos Estadística pronostica una vittoria socialista con 44-48 deputati e 11,1 punti in più rispetto al Pp , che avrebbe il doppio di seggi di Ciudadanos. Inoltre, il partito Vox avrebbe il 2,75% dei voti, con 0-3 seggi; la possibilità di entrare nella Camera autonoma dellAndalusa è vaga, ma già il solo fatto che se ne parli è un successo.

Nato cinque anni fa, Vox si coloca all’estrema destra nello spettro politico spagnolo. Sorge dalla fusione di Derecha Navarra y Española e ora – secondo alcuni esperti – strappa voti a Ciudadanos e alle altre formazioni politiche tradizionali. Si propone come il movimento politico che rappresenta quella Spagna che si alza all’alba per lavorare. Colpevolizza l’immigrazione illegale del collasso del sistema sanitario spagnolo e innalza la bandiera della sovranità. I suoi leader sono Santiago Abascal e José Antonio Ortega Lara, che cercano di conquistare i vecchi militanti (delusi) del Pp.

Sul sito web si presentano come “un partito politico creato per il rinnovamento e la fortificazione della vita democratica spagnola […] Scommettiamo sui Valori, la Famiglia e la Vita. Per noi la priorità sono le persone e crediamo in un sistema basato sulla libertà, dove tutte le tasse siano ridotte il più possibile o anche eliminate. Se si gestiscono correttamente e si evitano spese non necessarie di migliaia di euro, si possono creare le condizioni necessarie perché tutti, assolutamente tutti, possiate vivere in un paese più prospero e giusto”.

Nel programma elettorale intitolato “100 misure di urgenza” ci sono però altre proposte. Si propone la “nuova centralizzazione dello Stato” (con l’abolizione delle leggi per le regioni autonome); una soluzione che aiuterebbe, secondo loro, ad affrontare la situazione della Catalogna e i Paesi baschi; l’eliminazione dell’assistenza sanitaria agli immigranti illegali, la cancellazione dei sussidi sociali e dell’applicazione dell’aborto negli ospedali, l’approvazione della legge di violenza di genere e la sospensione dello spazio Schengen. A livello nazionale, secondo gli ultimi sondaggi Vox avrebbe percentuali tra il 5% e il 6%. Un risultato che permetterebbe l’arrivo in Parlamento spagnolo ed europeo.

I promotori di “Spagna viva” (lo slogan di Vox) puntano sul voto dei cittadini comuni, delusi e sempre lavoratori. Vox chiede più “patriottismo” per favorire la centralizzazione e l’unità della Spagna. Contemporaneamente, difendono la “sovranità nazionale” dall’ingerenza di Bruxelles, la difesa delle frontiere e il blocco all’arrivo dell’immigrazione illegale. Vogliono anche chiudere le moschee ed espellere dal Paese gli imam che promuovo l’Islam fondamentalista.

I sovranisti fanno capolino in Spagna. La proposta del neo-partito Vox

Tutto tranne stabile. In Spagna gli equilibri politici sono in una fase di apparente tranquillità, ma le elezioni autonome del 2 dicembre in Andalusia rischiano di scatenare una nuova crisi di governo. “Tutto può cambiare”, si legge sul quotidiano spagnolo El Mundo. Come, in effetti, è cambiato nelle ultime elezioni andaluse, a marzo del 2015, quando sono entrati in gioco…

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