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Lo aveva promesso alla festa per il 4 luglio all’ambasciata americana con una battuta, ora arriva la conferma: Matteo Salvini andrà a Mosca. Non solo per assistere alla finale dei Mondiali (“Spero solo che non vinca una squadra delle quattro che sono in semifinale”, ha scherzato ieri con i cronisti nel bresciano), ma anche per una serie di incontri istituzionali di alto livello. Lui la chiama “una missione politica-calcistica” ma a giudicare dall’agenda pronta per la visita russa sembra che il pallone rimarrà a bordo campo. Il primo ad accogliere Salvini sarà il suo omologo, il ministro dell’Interno russo Vladimir Kolokoltsev. Sul piatto, ha spiegato Salvini, c’è il contrasto al terrorismo islamico, “che sembra sconfitto ma non lo è”. La mission del segretario leghista non può certo fermarsi al collega russo. Non c’è dubbio, ha chiarito, “poi vado a incontrare Putin”. Per il ministro lo zar è un esempio cui la politica italiana dovrebbe guardare: “Uomini come lui, che fanno l’interesse dei propri cittadini, ce ne vorrebbero a decine in questo Paese”.

Il faccia a faccia con Vladimir Putin è il secondo per Salvini. Lo aveva incontrato nel 2014 a Milano, a margine del vertice Asem sulla crisi in Ucraina. Di acqua sotto i ponti ne è passata. Allora era segretario di un partito con poco più del 4%. Ora è un ministro dell’Interno alla guida di una forza politica che ha sforato quota 17% alle elezioni e vola molto più alta nei sondaggi. È chiaro dunque che il briefing con lo zar assumerà l’aspetto di un incontro istituzionale in piena regola che coinvolge tutto il governo Conte. La special relationship del Carroccio con il Cremlino è confermata, ancora una volta. D’altronde è tutto nero su bianco, Salvini ha sempre mostrato una certa coerenza guardando a Mosca. C’è la sua firma sull’accordo per un ampio scambio informativo fra Lega e Russia Unita, il partito di Putin che da venti anni stravince alle elezioni con percentuali bulgare (o meglio russe). Un accordo che oggi può costituire una grana per la condivisione di intelligence con gli alleati (chiedere a tedeschi ed americani).

C’è da dire che il tempismo dell’operazione “politico-calcistica” di Salvini non rende la vita facile al governo. Siamo alla vigilia di due eventi che diranno molto di cosa è rimasto dell’ordine mondiale nato dal secondo dopoguerra. Il primo è il summit della Nato a Bruxelles. Un appuntamento annuale che però, se le rispettive diplomazie falliranno a gettare acqua sul fuoco, rischia di trasformarsi in un’enorme polveriera. Sul tavolo dell’Alleanza Atlantica, oltre alla più o meno equa ripartizione dei fondi per la Difesa, ci saranno senz’altro i rapporti dei Paesi membri con la Russia. In molti, a cominciare da chi detiene le chiavi dell’organizzazione, gli Stati Uniti, si aspettano una presa di posizione chiara dall’Italia. A dire il vero il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha già lanciato un segnale inequivocabile, votando al Consiglio Europeo il rinnovo delle sanzioni contro Mosca senza battere ciglio. Ma la gita sportiva di Salvini nell’ex Unione Sovietica rimescola le carte e pone di nuovo il governo in una posizione ambigua agli occhi degli alleati.

Poi il secondo appuntamento, di cui il primo sarà anticamera: il summit fra Vladimir Putin e Donald Trump in programma il 16 luglio a Helsinki. Tanti i dossier che verranno affrontati, dalla Siria all’Iran fino alla Crimea e gli accordi di Minsk. Tanti anche gli esiti possibili. In ambienti diplomatici e militari americani c’è il timore che Trump possa tornare a casa a mani vuote, con una manciata di rassicurazioni e poco altro. L’Italia, da sempre ponte fra mondo atlantico e Russia, può certamente giocare la sua partita nella fase preparatoria del bilaterale. La recente visita romana del consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Usa John Bolton è una sufficiente rassicurazione in questa direzione. Fra i leghisti al governo filtra un certo ottimismo: “la partita non è finita, abbiate pazienza, l’Italia ci sarà, bisogna procedere a piccoli passi”. Ecco, l’incontro a Mosca fra Salvini e Putin ha molto più l’aspetto di una falcata.

Conte con Trump e Salvini con Putin (nel pallone). Lo zig zag italico

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