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Mentre il mondo ascoltava la sua denuncia dell’Iran deal, ieri Donald Trump ha annunciato anche che il suo Segretario di Stato Mike Pompeo è di nuovo in visita a Pyongyang per negoziare con i nordcoreani i dettagli del summit tra Trump e Kim in programma nelle prossime settimane.

“Esattamente in questo momento”, ha detto il capo della Casa Bianca, “il segretario Pompeo è in viaggio verso la Corea del Nord per preparare il mio prossimo incontro con Kim Jong-un”. Il presidente non ha nascosto né la propria soddisfazione per come stanno evolvendo le relazioni tra i due paesi né l’entusiasmo per l’imminente faccia a faccia con Kim. “Abbiamo un programma per il nostro incontro. La location è stata scelta. Idem la data. Tutto è stato scelto. E speriamo di avere un grande successo”. “Pensiamo”, ha aggiunto il tycoon, “di stare costruendo delle relazioni con la Nord Corea. Vedremo come tutto questo funzionerà. Forse non funzionerà. Ma può essere una grande cosa per la Corea del Nord, per la Corea del Sud e per il mondo intero”.

Il viaggio di Pompeo è cominciato lunedì con un volo notturno a bordo di un Air Force 757 dove hanno preso posto Brian Hook, il capo del team di policy planning del Dipartimento di Stato, Matt Pottinger del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Lisa Kenna del segretariato esecutivo e il sottosegretario di Stato per la Public Diplomacy Heather Nauert.

Dopo una sosta in Giappone, l’aereo di Pompeo è partito per Pyongyang, dove è atterrato oggi senza che fosse chiaro chi il Segretario di Stato avrebbe incontrato. “Siamo preparati a incontrare chiunque possa parlare per conto del governo della Corea del Nord e darci delle solide risposte così che possiamo essere preparati”, ha commentato Pompeo.

Al suo arrivo sul suolo coreano, il team americano è stato intrattenuto per un pranzo da Kim Yong Chol, ex capo dell’intelligence e attualmente direttore del dipartimento che si occupa delle relazioni intercoreane. A tavola c’è stato un significativo scambio di battute. Kim Yong Chol ha detto di avere “grandi aspettative che gli Stati Uniti svolgano un grande ruolo nello stabilire la pace nella penisola coreana”. Pompeo ha risposto che “per decenni, siamo stati avversari, Ora speriamo di poter lavorare insieme per risolvere questo conflitto, eliminare le minacce al mondo e far sì che i nostri paesi abbiano tutte le opportunità che i nostri popoli meritano”.

Parlando coi reporter, Pompeo ha anche riferito che solleverà la questione dei tre cittadini americani detenuti in Corea del Nord, sperando in un gesto di benevolenza da parte del regime. Si tratta del missionario Kim Dong-chul, di Kim Sang-duk, che ha insegnato all’Università delle Scienze e della Tecnologia di Pyongyang per un mese prima di essere arrestato nel 2017, e di Kim-Hak-song, docente alla medesima università.

Pompeo si augura, in merito ai tre detenuti, che la Corea del Nord “faccia la cosa giusta”. “Abbiamo chiesto il rilascio di questi prigionieri per diciassette mesi”, ha spiegato Pompeo, aggiungendo che “ne parleremo ancora, e sarebbe un gran gesto se fossero d’accordo di farlo”. La Corea del Nord non ha ancora rivelato le proprie intenzioni in proposito, anche se secondo un funzionario della presidenza della Corea del Sud il regime farà un gesto di buona volontà.

Quanto alla missione primaria di Pompeo, preparare il terreno per colloqui fruttuosi al vertice tra Stati Uniti e Corea del Nord sul tema del nucleare e del programma balistico di Pyongyang, Pompeo ha detto che vuole assicurarsi “che le nostre aspettative non siano mal riposte”. “Non abbiamo intenzione”, ha spiegato, “di seguire una strada che abbiamo già imboccato in passato”. Il segretario ha quindi precisato che le sanzioni contro la Corea del Nord non saranno tolte “fino a quando non avremo raggiunto i nostri obiettivi. (….). Non abbiamo intenzione di procedere a piccoli passi”, e soprattutto non vogliamo che “il mondo sia obbligato a diminuire le pressioni economiche” sul regime prima che i colloqui abbiano raggiunto dei risultati tangibili.

Le parole di Pompeo sono state ribadite da un alto funzionario del Dipartimento di Stato che alla stampa ha dichiarato che gli Usa “guarderanno ai segni della Corea del Nord che le cose sono sostanzialmente cambiate da quando Kim ha dichiarato a capodanno che avrebbe prodotto in massa testate nucleari e i mezzi per lanciarle”. L’America, ha sottolineato il funzionario, “non vuole ripetere gli errori del passato (…) Siamo in attesa di passi coraggiosi. Qualsiasi cosa di meno sarebbe ripetere gli errori del passato- (…) Non abbiamo intenzione di farci imbrogliare da pronunciamenti teatrali sulla fine del loro programma nucleare”.

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