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Elliott piace agli analisti, non solo ai soci che hanno votato la sua lista di consiglieri. All’indomani del ribaltone al vertice della società tlc (qui l’approfondimento di Formiche.net), arrivano le prime promozioni dal mercato, che vede nell’ascesa del fondo americano e degli altri azionisti allineati al suo piano, la possibilità di una svolta per l’ex monopolista.

La prima sponda è arrivata dagli esperti di Equita, per i quali l’affermazione degli americani su Vivendi, che ha perso sì il controllo del board ma rimane comunque primo socio privato nell’ex Telecom, è un segnale di “rassicurazione di equità e di correttezza verso l’intero mercato”. Il fatto, chiarisce Carlo Andrea Volpe, Co-Head Investment Banking di Equita, è che “l’esito dell’assemblea di oggi è infatti la conferma che in società ad azionariato diffuso è la maggioranza degli azionisti che può e deve scegliere la formula di governance più rappresentativa degli interessi di tutti”. Agli analisti insomma, piace il modello conosciuto col nome di public company, dove non c’è una vera e propria proprietà identificata, ma piuttosto una moltitudine di soci forti.

“Elliot si è fatto portavoce di un’istanza della maggioranza degli investitori istituzionali e non. Ora la gestione sarà in mano al top management ed al nuovo cda”, hanno fatto sapere da Equita. Di più. Sempre secondo Equita, una nuova governance “porterà diversi benefici, riducendo il rischio di conflitto di interesse emerso in più occasioni nel recente passato sotto la guida di Vivendi, nonché il rischio di ripercussioni legate all’esercizio del golden power”.

Il nuovo assetto pone poi “le condizioni per un miglioramento dei rapporti con il governo e le istituzioni, essenziale per negoziare condizioni non penalizzanti per la rete e per il possibile consolidamento dell’infrastruttura di rete fissa (fusione con Open Fiber)”. Considerazione questa, particolarmente cara all’esecutivo italiano, desideroso di giocare un ruolo di primo piano nella costituzione della società per la rete una volta completato lo spin off.

Aria di ottimismo dopo la messa all’angolo di Vivendi anche per Deutsche Bank che si dice ottimista sulla permanenza di Amos Genish, riconfermato ceo, alla guida di Tim. “Un board indipendente può portare a una solida rivalutazione, grazie a una serie di iniziative come la separazione legale della rete, miglioramenti regolamentari, la quotazione di una quota di NetCo (la società della rete, ndr), miglioramenti di rating e il ritorno di dividendi”, si legge nel report.

Tuttavia, la domanda di fondo è se alla fine Genish resterà o meno alla guida del gruppo. Col tempo infatti potrebbero esserci dei disallineamenti tra il manager israeliano e il board. Per la banca tedesca sarebbe indubbiamente un danno. “Riteniamo che questo sia nell’interesse sia di Vivendi che del mercato, siamo ottimisti sulla sua permanenza, quantomeno nel breve termine per verificare come si adatterà al nuovo direttorio. L’appoggio a Genish e al suo piano ha consenstito a Elliot di vincere. Ora spetta al cda attuarlo”. Un addio anzitempo di Genish è dato improbabile anche dagli esperti di Fidentiis. “Per quanto riguarda le voci secondo le quali Genish potrebbe decidere di lasciare Tim per trasferirsi in Brasile, riteniamo che ciò sia improbabile oggi”.

Nell’attesa di capire il futuro del manager, le attese oggi sono tutte per il cda pomeridiano chiamato a distribuire le deleghe in Tim. A Fulvio Conti andrà la presidenza non esecutiva mentre Genish, che nel weekend ha scritto una lettera ai dipendenti per confermare il proprio impegno, sarà confermato amministratore delegato.

Tim, gli analisti benedicono Elliott. E vogliono Genish a oltranza

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