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Il 4 maggio è vicino e Tim vive forse i suoi giorni più difficili degli ultimi anni. Manca davvero poco all’assemblea che deciderà chi sarà il nuovo azionista di riferimento della società telefonica (qui l’approfondimento di Formiche.net), il fondo americano Elliott oppure i francesi di Vivendi, ad oggi soci della compagnia tlc con quasi il 24%. Ma quello che preoccupa davvero sul futuro di Tim, chiamata presto o tardi a varare quello spin off della rete con cui dare al progetto banda larga quella spinta che ancora manca, è il clima da resa dei conti che si respira dentro e fuori la società.

Tutto è partito da un’intervista dell’attuale numero uno, Amos Genish rilasciata al Sunday Telegraph, in cui il manager israeliano, paventava un suo possibile passo indietro in caso di vittoria di Elliott all’assise del 4 maggio. “Se la lista di Vivendi non otterrà la maggioranza dei voti, visto che è chiaramente la sola lista che sostiene il nostro piano industriale a lungo termine, credo fermamente che la mia posizione diventerebbe insostenibile”, ha spiegato il manager. Il senso delle parole di Genish è abbastanza chiaro.

A stretto giro di posta, e qui si registra il primo sintomo di nervosismo, è arrivata una precisazione da parte di Tim che sa anche di presa di distanza da Genish. Il manager “non ricopre il ruolo di ad, ma di semplice amministratore dell’azienda oltre alla carica di direttore generale. Sarà il nuovo cda, successivamente all’assemblea degli azionisti del prossimo 4 maggio, a nominare il ceo anche sulla base delle decisioni” sulla “visione strategica e sul piano industriale”. Il messaggio è chiaro, tutto è rimandato a venerdì prossimo.

E pensare che lo stesso Genish, espressione del finanziere bretone Vincent Bollorè, patron di Vivendi (fu il francese a scegliere e imporre Genish, che era passato da Telefonica Brasil a Vivendi a inizio 2017, nel luglio dello scorso anno sostituendo d’imperio Flavio Cattaneo), continua a godere di grande fiducia agli occhi di Elliott.

“Elliott esprime pieno sostegno all’ad Genish il quale ha offerto idee costruttive per potenziare il suo piano e che non c’è nessun piano alternativo” a quello dello stesso manager. Elliott e la lista proposta, che verrà vagliata all’assemblea del 4 maggio, “assicurano pieno sostegno a Genish e sono incoraggiati dal fatto  si sia impegnato a restare in Tim per mettere in atto il suo piano col pieno supporto del Consiglio di amministrazione indipendentemente dalla sua composizione”. Il fondo “intende far sì che Genish e la sua squadra di management siano nelle condizioni di massimizzare la creazione di valore derivante dal piano di Tim allineando la società alle best practice internazionali di corporate governance e dotando la società di un board indipendente”.

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